Presentazione di “Per un pensiero non sostituito”

Mentre su Parma calavano le prime ombre della sera, così avrebbe esordito Nick Carter…
Ebbene mentre la città ducale era finalmente inumidita da una giornata di pioggia tanto benvenuta quanto poco invitante alle uscite pomeridiane e serali, un gruppo di baldi giovani si ritrovava presso la libreria Feltrinelli nella centralissima via Farini per partecipare alla presentazione di un volume del professor Gabriele Trivelloni, intitolato “Per un pensiero non sostituito” di cui ho già trattato in altro post cui rimando: https://www.cogitoergoadsum.it/wordpress/per-un-pensiero-non-sostituito/.
L’incontro, durato un’oretta, ha visto come protagonisti oltre all’autore, il professor Fausto Pagnotta, la preside del Liceo Marconi, professoressa Gloria Cattani, la professoressa Maria Cristina Chiusa: cosa accomunava un docente di Storia del pensiero politico, una preside, un docente di storia e filosofia ed una critica d’arte di fama internazionale? L’incompetenza!
Tutti sono intervenuti a prescindere dalla competenze specifiche, hanno parlato, essendosi lasciati coinvolgere dal lavoro proposto dal volume, per leggere il quale non è necessario alcun titolo di studio o chissà quale altra certificazione.
Cosa ne ho tratto?
In primis la conferma che l’adolescenza è il risultato di un lavoro di svilimento del pensiero, sancito poi a livello sociale.
I giovani che hanno collaborato a questo volume hanno lasciato cadere questa malefica teoria che vuole gli esseri umani rincoglioniti e incapaci di pensare con la propria testa fino ad un’età che tende sempre più a dilatarsi nel tempo.
Seconda notazione: a similitudine di un gruppo di lavoro di scienziati, che so alla ricerca del bosone et similia, gli autori hanno collaborato secondo i principi di un’altra scienza ed hanno creato quello che definirei un cenacolo della metafisica dell’appuntamento.
Ne ha parlato il professor Trivelloni che, con un garbato gusto della provocazione, ha invitato a considerare la scuola (e l’abitazione famigliare di ciascuno) come casa di appuntamenti recuperando e al contempo liberando questa definizione dallo stigma derivante dalla professione esercitata, prima della legge Merlin, al loro interno.
La scuola come momento privilegiato (e istituzionalmente consolidato nella permanenza temporale di alcuni anni) di appuntamento con le materie ed i docenti, appuntamento a tre con possibilità di guadagno, profitto, per entrambi i partner.
Le materie, le varie discipline, come materia prima sulla quale lavorano sia il docente sia gli allievi, non infantilizzati nei vasi vuoti da colmare.
La metafisica occidentale, infatti, da Platone in avanti, ci ha abituati a ricercare le definizioni delle cose: operazione culturalmente, pedagogicamente e politicamente rilevantissima poiché positiva (cioè che pone) della più inestirpabile forma di razzismo, la distinzione tra coloro che possiedono l’episteme e i poveri sfigati abbandonati al regno della doxa.
Questa metafisica ha creato le due classi dei dominatori (coloro che possiedono il sapere) e dei dominati che si regolano come meglio possono, di cui un esempio patente oggi è la psicologia.
Alternativa a questo pensiero schiavistico è la metafisica del giudizio sulle azioni: in questo caso la competenza è individuale e non richiede l’accesso ad alcun sapere riservato, elitario.
Giudizio sulle azioni che si traduce in giudizio di gradimento dell’apporto di un altro ed è qui che assume rilievo l’appuntamento come lavoro sul lavoro di un altro, sulla materia prima messa a disposizione di un altro.
Non ci sono limiti preconcetti alle materie prime condivisibili.
Questi, in estrema sintesi, alcuni aspetti del libro che è una delle tante materie prime a disposizione di chiunque vorrà trarne profitto, le pagine sono case di appuntamenti o meglio porranno diventarlo se i lettori sapranno trattarle da perle, pena la decadenza a porci come da pagine evangeliche al riguardo.
Buona lettura a tutti

Parma, 22 novembre 2022 memoria di santa Cecilia

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