Poliziotti alla Sapienza e il significante

Una ripresa da Lacan del Dr. Giacomo Contri in un post del 12 settembre 2008 dal titolo “Faccia da prete”

“gli vedrete la faccia da prete, perché?:

perché parla con quei marchi di gruppo, o di clero, che J. Lacan chiamava “significanti” per scissione dal significato o concetto, o dal pensiero:

è ciò che fanno i preti, seminare tra i fedeli quei significanti che li fanno individuare come preti, il clergyman appunto.

Il “significante” – senza significato – ha come unico significato il gruppo”.

Questa citazione è stata stimolata da alcune notizie di questi giorni e dall’ascolto di un frammento (ma faccio mea culpa per avervi dedicato troppo tempo e attenzione) di un programma de La 7 in onda nella mattinata del 4 novembre (credo si chiami L’aria che tira): si parlava di decreto legge anti rave party e di una manifestazione di protesta di studenti (mah) in quel di Roma all’università la Sapienza.

Quest’ultima, se non ho male inteso, si lamentava degli scontri tra polizia e manifestanti in occasione di un convegno di alcuni giorni addietro presso quell’università e conclusosi con il ripristino della legalità in maniera rude (la polizia avrebbe caricato coi manganelli dei poveri piccoli e indifesi studenti che raccoglievano margheritine per le rispettive mamme, davanti all’ingresso della sala ove avrebbe dovuto tenersi un convegno con esponenti politici di destra e altri).

In entrambi i casi avrei avuto qualche obiezione da avanzare (come ne avrei per quella di Predappio se non “autorizzata” dalla questura) ma mi sono fermato subito pensando che sarebbe stato del tutto inutile.

Sarei entrato anch’io come tanti, nel solito meccanismo azione reazione in cui due o più schieramenti si vomitano addosso le peggio cose, sordi ciascuno alle ragioni dell’altro.

A questo punto si è accesa la lampadina del post sulle facce da prete: la sinistra di oggi, rancorosa come Cerbero cui avessero sottratto un succulento osso da spolpare, sconfitta dalle urne e non avendo argomenti si lancia nel consueto fuoco di fila di argomenti triti e ritriti, rispolvera facce e concetti che sono “marchi di gruppo” – ad esempio la resistenza, la difesa della costituzione resa feticcio intoccabile, i soliti diritti civili a rischio eccetera eccetera – significanti.

Il collante di questo magma di partiti e movimenti è l’odio inveterato per la civiltà occidentale vieppiù quando, per un verso o per l’altro, vi faccia capolino l’America (cioè gli USA).

Sempre a proposito di preti, Giacomo Contri scriveva il 4-5 febbraio 2017: «messa a fuoco della “faccia da prete”

– mimica, movimento delle labbra, impostazione della voce, sguardo, …, fino alla retorica, alla costruzione argomentativa, alle scelte lessicali – di persone per nulla generate in Seminario, come dei preti cui non è riuscito di spretarsi, cui il clergyman è rimasto mentale.

Uno così predica sempre, e se non ha nulla da predicare predica che non c’è nulla da predicare».

Di fronte a tanta intellighenzia non v’è che un rimedio: lasciar cadere la discussione; altre sono le strade da costruire.

Parma, 5 novembre 2022 memoria di san Guido Maria Conforti

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