Patrizia Bizzoni, polizia municipale di Amatrice

Non avrei mai voluto scrivere ancora di terremoto dopo l’esperienza che ho avuto a Modena qualche anno addietro; io ne uscii bene ma persone come me persero allora la vita; vite spezzate dalla furia di un pianeta che fa il suo sporco lavoro di pianeta in assestamento facendosene un baffo di quei curiosi esseri che popolano la sua superficie.

La natura non è crudele, è indifferente.

La tragedia si è ripetuta ancora una volta; la catastrofe ha spazzato via centinaia di vite, a me sconosciute, di uomini e donne, bambini e bambine, anziani e anziane; persone che, a loro modo, hanno reso quel territorio unico, con quelle storie che soltanto ciascuno ha vissuto e potuto vivere in quel modo; come un fiore in un giardino: quel giardino non sarebbe il medesimo senza quel fiore.

Storie di nevrosi, di difficoltà, lamentele probabilmente, come quella di ciascuno ma comunque storie di quegli esseri metafisici che si chiamano uomini, gli unici esseri, nell’universo conosciuto, che si muovono, nel bene o nel male, secondo una legge, principio di piacere, che deve essere elaborata, non esistendo in natura.

Esseri privilegiati, seppur caduti nel baratro di quel peccato che, quando va bene, si chiama nevrosi, a partire dall’isteria.

A ogni vittima vada una preghiera, tutte le ho ricordate ieri sera e stamattina e così mi ripeterò stasera, perchè quel percorso che stavano compiendo o iniziando trovi uno sviluppo ed una buona conclusione nei tempi e modi che sapremo solo quando arriverà il momento fatale.

Leggendo i messaggi di alcune chat ho scoperto che è stata dedicata anche una qualche attenzione ai caduti delle forze dell’ordine; ad esempio tgcom24 ha ricordato i carabinieri, poliziotti ed il figlio di un questore caduti.

Altre testate hanno parlato delle medesime vittime; c’è un’altra vittima, Patrizia Bizzoni, di cui nessuno ha parlato.

Non so nulla di questa donna se non che era un’operatrice della polizia municipale di Amatrice, morta anche lei, come tutti gli altri, fuori servizio.

Un’anonima collega, per me e per tutti gli italiani che dai mass media sono stati informati della morte di carabinieri e poliziotti, ma non della sua.

Non mi lamento di questo ennesimo sgarbo ad una categoria di lavoratori, figurarsi.

Così come non ritengo un titolo di merito particolare essere caduti non nell’adempimento del dovere ma in circostanze fortuite; però di fronte al silenzio dei media mi è venuto il desiderio di ricordare anche lei, tra gli altri.

Ho letto a caso alcuni nomi, ricorrenti, dai vari servizi giornalistici: sono tutte vittime ma tra questi il suo non compare mai.

Come tanti altri colleghi sparsi per l’Italia mi unisco al dolore di chi le ha voluto bene, sperando che lasci una buona eredità, quell’eredità che si dovrebbe imparare a sfruttare quando è ancora in vita il titolare dei beni.

Patrizia Bizzoni, polizia municipale di Amatrice, sarà giudicata per quel che ha edificato e lasciato ai suoi eredi (che non sono solo i parenti ovviamente), così come avverrà per ciascuno di noi.

Non è una commemorazione a prescindere, non si parla bene dei defunti solo perchè sono morti; è una memoria condizionata; d’altronde il purgatorio a cosa serve se non a giudicare pensieri, parole, opere ed omissioni?

Per lei, come per ogni altra vittima, spero il purgatorio, che peraltro non corrisponde certo a quel luogo di torture espiatorie; preferisco pensarlo come il divano di un analista, opportunità di rilanciare un pensiero, cui sono vocati tutti e in special modo i cristiani, di salus, salute-salvezza.

                                                                   Parma, 25 agosto 2016, memoria di san Luigi IX e di san Giuseppe Calasanzio

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