nipoti, figliocci e covoni

PSALMUS 126 (125)
Canticum ascensionum.
In convertendo Dominus captivitatem Sion,
facti sumus quasi somniantes.
Tunc repletum est gaudio os nostrum,
et lingua nostra exsultatione.
Tunc dicebant inter gentes:
“ Magnificavit Dominus facere cum eis ”.
Magnificavit Dominus facere nobiscum;
facti sumus laetantes.
Converte, Domine, captivitatem nostram,
sicut torrentes in austro.
Qui seminant in lacrimis,
in exsultatione metent.
Euntes ibant et flebant
semen spargendum portantes;
venientes autem venient in exsultatione
portantes manipulos suos.

 

Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

Allora si diceva tra i popoli:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia.

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.

Nell’andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.

 

Mi piace molto questo salmo perchè non si parla di Dio ma di un Signore che prende delle iniziative verso un certo popolo.

Non c’è fede in qualcosa di numinoso, ma esperienza di un buon rapporto.

Certo rimane l’idea di fatica del seminare, ma è buono il pensiero di tornare coi covoni, molto più di quanto seminato.

Oggi è l’onomastico di mio nipote, Simone, a lui auguro di tornare colmo di covoni.

Lo stesso augurio che rivolgo al mio figlioccio Tommaso.

Il covone non è un oggetto da possedere ma rimanda al mondo degli affari e del lavoro: produzione, commerci, scambi, guadagni.

Per entrambi spero un’esperienza di liberazione dalla prigionia – la nevrosi in fondo che altro è? – ed un lavoro profittevole.

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