Narciso e i mattoni

Debbo gratitudine al dottor Giacomo Contri per i mattoni quotidiani che produce (la metafora è sua come buona parte delle osservazioni che faccio vengono dall’avere preso spunto da quei mattoni).

La metafora del mattone mi sembra molto azzeccata perchè i mattoni permettono altro lavoro, libero nelle forme e nei modi: ciascuno può, a suo modo, utilizzarli per costruirci i più disparati manufatti.

Prendo dunque un mattone dal blog del 15 novembre:

Come faccio a combattere, vincere, smantellare i miei fantasmi per liberarmene, guarirne?:

     è la domanda sbagliata, la guarigione non viene dalla lotta, è fare un museo della patologia per la memoria, da visitare regolarmente ed estendere a visitatori estranei (il detto “i panni sporchi si lavano in famiglia” è una Teoria o fantasma per tale museo).

      Ognuno potrebbe provare a disegnare la propria patologia, e se prendesse la mano risulterebbero composizioni degne di Picasso e di Raffaello (La scuola di Atene è già nella mia galleria).

     prima o poi uno diventerebbe in grado di farne un degnissimo Catalogo e metterlo in rete, perfino venderlo sul mercato.”

La guarigione non viene dalla lotta, nè dai buoni propositi: delle pie intenzioni è notoriamente lastricato l’inferno che non è solo l’eventuale luogo dell’eterna condanna, ma è il ghetto quotidiano in cui ci si confina con la propria patologia.

Apprezzo anche l’idea di farne un museo ed un catalogo, ovvero qualcosa di pubblico: non esiste pensiero privato, nella sua giuridicità il pensiero individuale è sempre costituzionale cioè pubblico.

L’io che lotta, tra sè e sè, o che si assume buoni, ottimi o meravigliosi propositi che siano, non fa altro che celebrare il proprio solipsismo, che specchiare se stesso nell’aqua come Narciso.

La fine di Narciso è ben nota a chiunque; è falso che Narciso sia stato un così bel giovane, al contrario: l’uomo chiuso nel suo autoreferenziarsi è tutto men che bello.

Può essere attraente, questo sì, come è da sempre attraente la soluzione perversa che pare, almeno, porre fine ai conflitti che imperversano nel nevrotico: la vittima incantata dal serpente gli fornirà cibo finendogli nella pancia, l’uomo affascinato dall’idea dell’autosufficienza, diverrà diverrà schiavo o feroce avversario dell’idolo, ma non uscirà dalla logica del dominio.

I mattoni di Narciso saranno utilizzati, al massimo, come oggetto da collezione: sterili oggetti da invidiare, obiezione a qualunque rapporto che non sia contemplazione e/o invidia.

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