moltiplicazione dei pani e dei pesci

Stamattina a Messa non celebrava il parroco, come di consueto, ma il direttore dell’oratorio, un prete giovane e vispo, che suscita simpatia anche se gli mostrerei molta maggior gratitudine se mi facesse il dono della “sintesi omiletica” (omelie più brevi).

Interessanti le letture e su quelle mi soffermo: la prima, dal libro dei Re, parla della prima moltiplicazione dei pani, fatta dal profeta Eliseo.

Poi viene il Vangelo, di Giovanni, la moltiplicazione dei pani; cosa c’è di nuovo in questo brano conosciutissimo? Nulla in particolare, ma mi ha colpito, stamattina, un dettaglio; allora proviamo a vedere: Gesù viene seguito da molti, per via dei segni, dei miracoli che compiva sui malati; ad un certo punto sale sulla montagna coi discepoli e da lì si pone il problema di come sfamare la folla, 5000 uomini.

Ecco il dettaglio: dal racconto non emerge che qualcuno sia andato a chiedere da mangiare anche perché, a meno di essere fuor di melone, questi 5000 vedevano e sapevano benissimo che Gesù mai avrebbe potuto nutrirli ed immagino che, a meno non fossero degli invasati folli, si fossero portati con sé qualcosa da mangiare.

Insomma l’iniziativa non è dei poveri (ce n’erano tra questi 5000? non lo sappiamo e comunque non vengono connotati come tali) ma di Gesù che pensa a come dar da mangiare a tanta gente.

Tutti sfamati con pani e pesci e ne avanza; poi immagino che i simbolisti e i mistici troveranno numeri altamente simbolici e tutto quel che si vuole ma l’episodio rimane quello che è: c’è un uomo, che parla con autorità, che prende l’iniziativa di sfamare coloro che, al momento, lo seguono.

I seguaci, visto il segno, pensano di farlo re: c’è un uomo che dà da mangiare in abbondanza e gratis, come sovrano è l’ideale così non si lavora e si mangia lo stesso, cosa chiedere di più?

Gesù, che non ama agire da Dio, si sottrae subito a questo tipo di rapporto, non gli interessa il Potere, essendo uno che può senza bisogno di permessi o di arroganza.

Non era un arrivista né un esibizionista, Gesù, non mirava  alle legittimazioni  della folla.

Era un laico soddisfatto; al contrario la folla cercava l’ecstasy del tempo, la sostanza o la persona (idolo) che permettesse di bypassare l’idea del lavoro.

Farlo re equivale a trasformarlo in qualcosa di straordinario, quindi isolarlo e utilizzarlo come dispensatore di miracoli.

Il Padre Nostro parla di cibo e proprio di pane ma tutta la preghiera è un invito al rapporto col Signore in modo che il pensiero lavori efficacemente e quindi possa conseguire il giusto nutrimento e non solo quello poiché è un modo per far nuove tutte le cose come dice il profeta Isaia nel capitolo 43:

[18] Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!

[19] Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.

[20] Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.

[21] Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.

[22] Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.

[23] Non mi hai portato neppure un agnello per l’olocausto,
non mi hai onorato con i tuoi sacrifici.
Io non ti ho molestato con richieste di offerte,
né ti ho stancato esigendo incenso.

[24] Non mi hai acquistato con denaro la cannella,
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.

[25] Io, io cancello i tuoi misfatti,
per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.

[26] Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.

La stessa promessa che ripete in Apocalisse, al capitolo 21:

[1] Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.

[2] Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

[3] Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
“Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il “Dio-con-loro”.

[4] E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate”.

[5] E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”; e soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.

[6] Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita.

La nuova Gerusalemme viene ricevuta, come ricevuto è il pane: Qualcuno prende l’iniziativa di offerta e all’uomo è data facoltà di approfittarne, mettendola a frutto.

Non c’è pietismo né ricerca del miracoloso: l’Eucarestia non è ecstasy divina ma pane quotidiano, cioè lavoro, ma efficace.

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