Mattia Feltri e la classe politica

Mi piace moltissimo leggere quel che scrive Mattia Feltri, non so ho mai fatto outing su questo argomento, ma è comunque giunto il momento: Mattia Feltri è uno dei miei giornalisti preferiti, anzi preferitissimi.

Non ne condivido sempre le opinioni ma leggerlo ogni mattina è corroborante, come una buona tazza di caffè.

Stamattina questo ottimo giornalista si è dedicato alla proposta di legge di un parlamentare di Fratelli d’Italia, tal Dario Iaia, di cui ignoravo l’esistenza (vivendo benissimo), l’esistenza del parlamentare ed anche del disegno di legge.

Eccone il link:

https://www.lastampa.it/rubriche/buongiorno/2024/08/02/news/ayatollah_ditalia-14525245/?ref=LSHSP-BH-P5-S1-T1

Feltri ritiene che i fratelli d’Italia siano degli inconsapevoli ayatollah, vista la proposta normativa dell’onorevole Iaia, che intende punire chi mette in pericolo la propria incolumità, creando una nuova fattispecie penale, un nuovo reato.

Stavolta mi trovo in disaccordo con Feltri per due motivi, anzi uno, ma prima una nota a margine: l’ordinamento italiano già punisce, anche se con sanzioni amministrative, comportamenti che mettono in pericolo l’incolumità dei diretti interessati; mi riferisco, ad esempio, alla guida senza cinture di sicurezza o alla guida di ciclomotori e motocicli senza il casco

Il legislatore, credo, pensasse alla tutela di altri interessi, tipo quello di ridurre spese di indennizzo e mantenimento di chi, vittima di incidenti stradali, dovesse essere poi mantenuto dalla collettività, a causa delle lesioni riportate, tuttavia i comportamenti vietati sono tali da mettere a rischio l’incolumità di chi li mette in atto.

Ma questo è solo un inciso, l’importante è quel che viene.

La critica di Feltri non la condivido perché non riesco a vedere tanta elaborata strategia nei nostri legislatori di destra.

L’impressione che ne ho io è che siamo in presenza della continuazione delle dinamiche social con altri mezzi o meglio in altri ambiti (lo so il riferimento è un po’ trito ma siate tolleranti, suvvia): nei social quel che vale è l’immediata reazione ad un’azione, un continuo botta e risposta, utile a rafforzare il narcisismo delle parti, l’odio e tutto quel che di inconcludente e negativo ne consegue.

Di alcune di queste dinamiche aveva parlato il professor Ermanno Bencivenga in un gran bel volume dal titolo emblematico “La scomparsa del pensiero“.

DI fronte ad un fatto che attira l’opinione pubblica scatta il riflesso condizionato di chi deve dimostrare di esistere e soddisfare le richieste della propria platea, magari riuscendo anche ad assestare qualche colpo al nemico di turno che è sempre un bel guadagno collaterale, un eterno incontro di pugilato, in un ring continuamente sotto i riflettori, senza riposo, come automi a rispondere colpo su colpo, colpo su colpo, colpo su colpo, su colpo, su colpo, su colpo …

La ponderata riflessione va così a ramengo e la produzione legislativa è uno dei tanti settori che ne subisce le conseguenze.

Non è dilettantismo, ma qualcosa di peggio (il dilettantismo l’abbiamo visto in chi giocava col pistolino), che fa il paio con la proposta di un altro esponente della maggioranza che ha pensato bene di sanzionare l’uso del genere femminile per indicare le cariche istituzionali.

Idea fortunatamente finita nel cestino dei rifiuti perché ridicola, sebbene io sia del tutto contrario all’utilizzo di termini quali sindaca, questora o prefetta, che trovo disgustosamente orrendi; nella mia giovinezza professionale – una decina d’anni fa o poco meno – lavorando in un comune con una donna sindaco (purtroppo del PD), la chiamavo signor sindaco, senza sue obiezioni (di cui non mi sarei minimamente curato, nel caso).

Non sono tacciabile di inclusione linguistica, ma prevedere sanzioni pecuniarie è soltanto il modo per farsi compatire dalla maggioranza delle persone che lavorano e non hanno voglia di sentire le inutili stramberie dei loro strapagati rappresentanti.

L’antipolitica si alimenta anche di questo.

Quindi meno furibonde battaglie in un catino (vedi le questioni pugilistico sessual femminili di questi giorni), meno uscite infelici delle alte cariche dello stato (ma non c’è nessuno che consigli alla seconda carica dello stato di mantenere il livello della terza – che si sta comportando decisamente come deve fare chi occupa sì alto incarico, lavorare e pochi, rari, centellinati ed anodini interventi), meno proclami e promesse.

A questo proposito ci sono, ad esempio, alcune questioni che sono lì in attesa da tempo, i balneari per non fare nomi e cognomi e i taxisti.

Possibile che le concessioni balneari non possano essere messe a bando? Finiamola con proroghe, giochetti legislativi e pretesti vari: le concessioni vanno messe a bando e lo stato deve incassare il giusto, senza regalare a nessuno infinite rendite di posizione.

Per i taxisti vale identico discorso: se è stato “liberalizzato” il commercio, con giusti ed equi indennizzi ed il mondo non si è fermato, si deve prevedere una liberalizzazione anche per i taxi.

Dissesto idrogeologico, situazione degli acquedotti, infrastrutture da realizzare o completare, sicurezza degli edifici scolastici, transizione ecologica e digitale, e via sciorinando quel che viene in mente ad un cittadino qualunque, con nessuna competenza.

Tralascio tutte le questioni di politica estera, che non è il caso di allargarsi troppo.

A essere onesti molte delle questioni di cui ho fatto cenno prima si trascinano da lunga data e di governo in governo, quindi sarebbe ingiusto e ingeneroso addossare le responsabilità a questo, di esecutivi, ma proprio perché sono decenni che sentiamo ripetere sempre le stesse inutili cantilene, è il momento di mostrare all’italico pollaio che la classe politica non è costituita solo di rubagalline parolai.

Un ultimo punto cenno alla classe politica: il grande, improvviso, successo del centro destra ha reso manifesta la necessità di meglio selezionare la classe dirigente; capisco la necessità di attorniarsi e compensare chi è stato a fianco in tanti anni di opposizione ma è bene anche che certi parenti che fermano treni e amici vari si dedichino ad altro, che il mondo ha tanto bisogno di braccia, specie in agricoltura.

Se ne è avuta una palese dimostrazione in questi giorni, con il caso di un componente del consiglio superiore della magistratura, facente parte della giunta per i provvedimenti disciplinari: in un paese normale un magistrato che va a parlare con un componente della giunta che lo sta giudicando (o forse l’ha già giudicato, non saprei) dovrebbe essere cacciato su due piedi dalla magistratura, ma non basta.

Che questo magistrato registri il colloquio e lo depositi al CSM e che il giudicante, si dimetta dalla giunta dei provvedimenti disciplinari ma non dal CSM e che questo non proceda a cacciarlo alla velocità della luce, … beh tutto questo dice che è urgente mettere mano ai criteri di scelta della classe chiamata a guidare il paese.

Così facendo il governo pagherebbe forse qualche punto percentuale nei sondaggi ma, sul lungo periodo, otterrebbe quel rispetto di cui c’è urgente bisogno per riabilitare la classe politica e continuare a tenere per molti anni ancora (come spero) all’opposizione quella sinistra ideologica (PD e simili) e populista (quel danno certo che è il movimento 5 stelle) che potrebbero solo fare anche molto peggio.

Cari ministri, lavoro, lavoro, lavoro e meno chiacchiere, selfie, dichiarazioni e simili.

Confido che Mattia Feltri (come Giovanni Cominelli e Federico Rampini) continui a pungolarvi, a lui (e loro) dovete gratitudine.

Parma, 4 agosto 2024 memoria dei  beati Francesco (Francisco) Bandrés Sanchez sacerdote salesiano e martire e Alfonso Lopez Lopez e Michele Remon Salvador francescani, martiri

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