Marta a Ravenna

Oggi sono stato a Ravenna, una delle città che più amo per l’incomparabile bellezza del suo patrimonio artistico e per i ricordi dei begli episodi che vi ho vissuto; dal concorso del buon Davide col tomino di capra bollente che ci siamo mangiati dopo il buon risultato, per festeggiare, ai corsi di formazione che ho tenuto ai colleghi o aspiranti tali, agli amici che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare, dal mitico Claudio Fucchi all’ottimo Sergio Menegatti.

primo fiore di casa mia
primo fiore di casa mia

Sono dunque tornato, con piacere, a Ravenna, approfittando di un’occasione imperdibile: l’invito della mia adorata Marta che è lì in vacanza da alcuni giorni; parto dunque in mattinata, in treno. Viaggio gradevole da Modena a Bolgona, poi mi trovo su un treno con aria condizionata a tutto gas ed un certo freddino che sopporto però senza lamentele; giungo in perfetto orario e, ad accogliermi, trovo lei, la mia carissisma Marta.

Un segno per me identificativo delle amicizie che accompagnano la mia vita è la freschezza dell’incontro anche dopo lungo tempo: con  Marta è sempre così, sembra che ci siamo salutati la sera prima ed è possibile riprendere subito un discorso come se mai fosse stato realmente interrotto.

La prima cosa che mi colpisce è il fatto che il tempo sembra essere scivolato su di lei senza lasciare la minima traccia: non è per nulla diversa dalla ragazza con un curioso cappellino in testa che ho conosciuto secoli fa a Livigno. Le proposi, seriamente, di sposarla ed ogni volta che la vedo ricordo, anche oggi ai suoi splendidi figli, come la mia più grande occasione perduta, molto sarebbe stato diverso e credo che avrei fatto di tutto per diventare un buon marito; non è andata e non ho rimpianti. Scaricatasi la pila del comando di apertura dell’auto, troviamo fortunatamente e fortunosamente una tabaccheria aperta, che ha la pila adatta per la sostituzione così che possiamo tornare al campeggio dove ci aspetta tutta la famiglia. Non me ne voglia il buon Giacomo ma Tommaso, che a dodici anni è ormai un uomo, è il mio preferito: è un ragazzo davvero fantastico cui auguro un avvenire radioso.

secondo fiore di casa
secondo fiore di casa

Bella giornata davvero, in ottima compagnia, come raramente mi capita di vivere; alle 18.01 ho il treno di ritorno così finisce un po’ troppo presto una giornata rigenerante ed è a quel momento che inizia un piccolo incubo.

Salgo sul treno, affollato, trovo posto nonostante il pienone e scopro che l’aria condizionata si è forse esaurita nella mattinata: il caldo è africano, l’aria pesantissima e densa, temo di svenire; dopo alcuni minuti da panico si avvicina un altro passeggero che riesce ad aprire il piccolo finestrino che, provvidenzialmente abbiamo a lato e che era solo parzialmente bloccato: filtra un poco di aria finalmente; tutti aspettiamo con ansia e scetticismo che passi il controllore per supplicarlo di aprire anche gli altri. I minuti passano lenti fino a che si materializza, veramente inaspettato, il controllore: sembra un sogno, finalmente aprirà qualche altro finestrino… la scena che mi vede spettatore è surreale: la signora alla mia sinistra, sull’altro lato del corridoio (di un treno regionale veloce o qualcosa del genere) chiede che si apra il fienstrino ed il controllore risponde che non è in grado di farlo perchè bloccato, precisando che, dopo avere appoggiato la mano sulla grata del condizionatore, l’aria anche se piano arriva ed in ogni caso nella prima carrozza la situazione era peggiore; dopo questi commenti si allontana per non ricomparire più: Incredulo provo ad appoggiare la mano sul condizionatore ricevendone la stessa sensazione che ne avrei se ponessi il palmo sulla bocca di un cadavere: credo che Trenitalia dovrebbe vergognarsi di far viaggiare la gente in queste condizioni. Giungo a Bologna per scoprire che il mio treno ha 50 poi ridotti a 45 minuti di ritardo; se mi azzardo a prendere un intercity che è lì in partenza devo pagare, oltre al biglietto, una sopratassa di 8 euro così mi metto in coda per pagare 3 euro di sovrapprezzo per un altro intercity che arriverà con 10 provvidenziali (in Italia ci siamo ridotti a chiamare provvidenziali i ritardi) minuti di ritardo. Schifato dai soliti disservizi me ne salgo sul treno e torno a Modena: la giornata è stata talmente positiva che non saranno le disavventure ferroviarie a rovinarla così, a parte il riportarle per dovere di cronaca, me le lascio subito alle spalle. Durante il viaggio ho iniziato a leggere un altro libro di Alberto Mario Banti che, dopo Sublime Madre Nostra, mi ha fatto venire voglia di capire meglio quali siano state le vere origini della nazione italiana.

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