La febbre dei tulipani

Ho terminato la lettura di un libro acquistato sabato scorso, a Milano, intitolato La febbre dei tulipani, di Mike Dash.

Appena visto il titolo, non ho saputo resistere, mi ricordava troppo Amsterdam e le migliaia di bulbi in vendita al mercato dei fiori (dove ho comprato dei narcisi, fiori che ritengo molto più belli dei tulipani).

Storia di un fiore che ha fatto la storia, perchè un posto lo occupa davvero nella storia dell’umanità: è stato il protagonista della prima bolla speculativa che la storia ci riporta.

Il commercio dei tulipani, nell’Olanda del secolo d’oro, attorno al 1635, ebbe un incredibile sviluppo, con un incremento dei prezzi inimmaginabile (con tulipani più costosi della Ronda di notte di Rembrandt).

Mania collettiva che ha portato ad un incremento impensabile dei prezzi, alla creazione di strumenti finanziari sofisticati, come i futures (che se non ho capito male erano la vendita su carta di tulipani non ancora piantati, quindi aleatori) ribattezzati commercio del vento e poi un terribile crollo.

Non so cosa insegni questa crisi agli economisti; personalmente mi ha suggerito  una considerazione.

Come insegna la Leggenda del Santo bevitore a tacere della favola in intitolata La fortuna di Gianni, dei fratelli Grimm, la ricchezza non è solo questione di possesso di beni.

Probabilmente attirati dal miraggio di una facile e veloce ricchezza gli artigiani che, fino ad allora, avevano condotto una vita dura e di poco profitto, si sono lanciati in un’avventura “di massa”, senza criterio.

I grandi commercianti ne sono stati sfiorati, chi aveva il senno per gli affari non si è lasciato irretire dall’ondata emotiva del guadagno facile, così è rimasta stritolata la classe medio bassa.

Mi raccontava un amico che qualche anno fa le azioni di tiscali passarono in breve tempo da 46 (ottobre 1999) a 1197 (marzo 2000)€ per azione mentre a luglio 2012 il loro valore era 0,026 €.

In questi casi, come nella favola di Gianni, qualcuno si è comunque arricchito, a scapito di chi non ha saputo giudicare adeguatamente la situazione: denaro e ricchezza non sono sinonimi.

Gli olandesi, comunque, hanno saputo esportare la passione per questo fiore anche all’estero e sono rimasti, nel mondo, i primi produttori di fiori da bulbo; hanno saputo riprendersi da una batosta non di poco conto (anche se è vero che non aveva coinvolto la cosiddetta economia reale, nè la Borsa).

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