la Chiesa e il maggiordomo

Stanotte ennesimo sussulto, niente di che ma sufficiente a svegliarmi.

Non devo ai saltelli tellurici queste riflessioni.

Veloce veloce: se è vero che la madre degli imbecilli è sempre incinta, ieri ho avuto modo di scoprire, per l’ennesima volta, dove si ritrovano i fratelli figli di tanta genitrice: lo stadio è un punto di incontro della peggior feccia (anche se al peggio non esiste limite) ed è triste pensare a città blindate, tenute in scacco da bande di facinorosi.

Ultimamente ho occasione di sperimentare le frontiere del degrado, restando convinto sempre più che siamo un paese in dissoluzione, se non già dissolto nei fatti.

Anche la Chiesa non se la passa bene in questi giorni, scossa da presunte lotte di potere intestine e dalla fuga di notizie ad opera o con la complicità della stessa famiglia pontificia.

Mi pare di cogliere una vaga ondata di moralismo in tutto questo: da sempre le lotte intestine non sono mancate, il traditore se non ricordo male veniva dallo stesso collegio apostolico (oggi sarebbe un cardinale e dei più stretti collaboratori, magari uno di quelli di curia).

Altri e ben più autorevoli di me, Marx, dicevano “tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”; bene questo concettoso assunto, unito all’adagio per cui è sempre colpa del maggiordomo (o di una donna, comparirà, immagino a breve, anche una qualche femme fatale) hanno portato alla clamorosa scoperta del corvo vaticano: dal vescovo traditore (Giuda, di fatto tecnicamente era un vescovo) al maggiordomo infedele, condito con qualche complottino che non deve mai mancare ad insaporire la pietanza.

Dimenticavo che un romanzo che voglia avere sicuro successo deve miscelare a dovere i seguenti elementi: una buona dose di Vaticano, un intrigo internazionale, una setta segreta, denaro e sesso –se proibito ma non troppo è anche meglio), l’editoria di questi anni direi che ne è conferma.

Il difficile sta nella miscela che deve ottenere una giusta quantità di pruderie, di voyeurismo da eccitare il borghesuccio ed indignarlo un po’, il tutto con moderazione: classica tempesta in un bicchiere d’acqua

Ci si aspetta che la Chiesa diventi l’agenzia morale dell’occidente, giusto per crocifiggerla poi ad ogni minima deviazione da quello che la morale laica ed illuminata decide essere il valore in voga (o di moda) in quel momento.

Tentazione cui la stessa Chiesa non sempre sembra capace di resistere, d’altronde può farlo solo rimeditando ed investendo sul pensiero del fondatore che, pare, avesse pessimi gusti almeno in fatto di scelta dei collaboratori: pescatori, rivoluzionari, esattori (che ci sia possibilità di salvezza anche per gli ultimi presidenti del consiglio?), prostitute: amicizie poco raccomandabili se non politicamente, all’epoca, scorrette.

E non credo lo facesse per rivalutare le categorie socialmente considerate come ultime, non le aveva scelte con criteri  umanitari (la prostituta, l’extracomunitario, lo zingaro: poverini vanno aiutati, accolti o, come dicevano in bello sketch anni fa due comici “accettati” con voluta ambiguità).

Non ha deciso in base ad astrazioni, ma ha intrattenuto rapporti con chiunque ha manifestato interesse; non è un caso che nessuno dei cosiddetti miracoli sia stato fatto d’iniziativa ma, sempre, a seguito di una richiesta: non aveva la sindrome del redentore né l’obbligo di salvare una pecorella al giorno e tantomeno lo interessava comportarsi da Dio.

La salvezza (salus) non è per le masse, è sempre individuale ed un privilegio, da intraprendere, chiedere e saper anche ricevere (la passività di cui si parlava sopra: la Messa non è l’iniziativa del Padre?) da un altro (o per il tramite di un altro).

C’è in giro molta religione, anche nella Chiesa, ma l’intolleranza religiosa oggi non si annida nei sacri palazzi.

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