insubordinazione aggravata e separazioni

Anche oggi lettura interessante del giornale; articoli che suscitano ilarità o compassione.

La prima che scopro: a processo un ufficiale medico donna, rea di avere aiutato una gatta a partorire; evidentemente non è questo il crimine (anche se un esercizio abusivo di professione veterinaria, chissà…), quanto quello di insubordinazione aggravata.

La vicenda sembra paradossale e tuttavia ha alla base una motivazione di fondo che non può non essere condivisa, ovvero il particolare dovere di obbedienza gerarchica dei militari. Cito una sentenza della Superma Corte di Cassazione del 2003:” omissis … l’ordinamento militare è un’organizzazione diretta a soddisfare le più elementari esigenze di conservazione della comunità statuale; di conseguenza è strutturato secondo un rigido criterio gerarchico, e il suo funzionamento si ispira a rigorosi principi di disciplina, quali appunto sono richiesti dalla natura e dalla gravità dei compiti che l’ordinamento militare è chiamato ad assolvere. … Violando insomma quello che è un vero e proprio dovere di disponibilità dell’inferiore, si lede il vincolo gerarchico e quindi l’interesse al buon funzionamento dell’apparato militare. L’art. 13 del regolamento di disciplina dell’esercito afferma che l’obbedienza deve essere “pronta, rispettosa e assoluta”; l’aggettivo “assoluta” esprime appunto l’esigenza (ed il corrispondente obbligo) ad una totale e incondizionata adesione agli ordini del superiore, con la conseguenza che la violazione di detto obbligo integra di per sé gli estremi del reato di disobbedienza”.

Che tutto potesse risolversi in maniera più veloce, però, mi sembra abbastanza logico e mi spingo a pensare che la cosa abbia assunto questi toni per qualche evidente contrasto interno tra colleghi. Difficoltà di saper giudicare la cosa per quello che è e chiuderla in manera veloce: dagli strascichi non si guadagna nulla.

Altra vicenda: i vari dietro front o avanti march sulle slot machine.

Inutile dire che io sono contrario alle slot machine, ma non serve nemmeno chiudersi gli occhi davanti ad un fenomeno che mi sembra ormai imponente se si guarda l’offerta di gioco d’azzardo: lotto, superenalotto, totocalcio, sale scommesse, slot, gioco online, gratta e perdi, lotteria Italia, win for life e chissà che altro.

Come col tabacco, lo stato non può rinunciare al denaro che gli arriva da questo fenomeno, salvo poi dover pagare i costi sociali dei disastri che ne conseguono; a parte i facili moralismi, non saprei come uscirne in modo efficace. Il proibizionismo non ha mai sortito effetti ed è impensabile che in uno stato come il nostro che, nel giro di qualche decennio, pare abbia completamente abbassato ogni difesa, oggi si possa tornare ad una posizione di divieto.

Così come per ogni altra questione, in Italia sembra non si riesca mai ad uscire dal pantano; la politica ha le sue colpe ma non è solo la politica ad averle per cui è inutile accanirsi contro degli imbelli quando ad essere imbelle è il proprio pensiero.

Ultima notizia; il Natale senza marito del ministro Kyenge. A parte il banale e scontato ecchissene… direi che sono possibili alcune considerazioni.

Se il marito di cotanto alto rappresentante dello stato si permette di rilasciare interviste contro la propria consorte si può pensare che quel che dice è vero e l’uomo è esasperato da una situazione difficile da gestire per le intromissioni del partito.

Si può invece ipotizzare, come fa la moglie, che l’intervista nasca da gelosia: il maschio sciovinista, defraudato del potere di portare i soldi a casa, non reggerebbe, roso dall’invidia, la posizione di predominio della consorte.

Nella prima ipotesi penso che l’uomo potrebbe recuperare il rapporto con la moglie, magari lasciando da parte i giornali; nel secondo, se davvero di invidia si tratta, forse è meglio che i destini si separino perchè l’invidia è un tarlo che rode, consuma, tutto abbruttisce e trascolora di una cupa patina di sordo rancore.

Non ho elementi per propendere da una parte o dall’altra; certo mi viene da pensare che se la moglie ha lavorato, con profitto, in questi anni, costruendo una propria carriera politica, il marito tanto invidioso non doveva esserlo altrimenti l’avrebbe stroncata assai per tempo; in alternativa i maligni potrebbero suggerire che la donna sia stata improvvisamente cooptata come ministro per altre qualità “politicamente corrette”, il che getterebbe luce diversa sulla vicenda.

Resta il fatto che di un ministero inutile si tratta, salvo per gli illuminati uomini di sinistra che sperano di trovare negli immigrati un bacino elettorale che gli consegni finalmente quella vittoria schiacciante che mai hanno ottenuto dagli italiani.

Ma è vero anche che adesso abbiamo il buon Matteo in auge  e chissà che finalmente le folle non accorrano a lui.

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