Instrumentum regni e record di visite

Oggi due eventi importanti: per la prima volta nella storia di questo sito, il contatore automatico delle visite ha superato le 200 unità. Non era mai accaduto e ne sono contento, risultato inaspettato: spero di avere contribuito, nel mio piccolo, a divertire qualcuno con le mie disavventure, stimolare qualche altro con le le riflessioni o chissà una qualche nuova idea… quel che chiunque vorrà farne, le mie parole sono a disposizioen di chiunque pensi di approfittarne.

Ringraziati i miei sconosciuti interlocutori vengo al secondo evento: sono stato incaricato di fare lo speaker nella prima festa di commemorazione dell’istituzione del Corpo cui mi onoro di appartenere.

Inutile dire che ne avrei fatto volentieri a meno ma mai mi sarei sottratto ad un ordine, così che oggi, finalmente, siamo arrivati al dunque: caldo torrido per essere fine maggio, alle 18.10 circa ho iniziato a leggere le parti assegnatemi dal cerimoniale in preda a vivissima emozione.

Grande uniforme: giacca, cravatta, camicia a maniche lunghe, e sciarpa azzurra ad armacollo, anche questa una novità assoluta e molto apprezzata, almeno da me; forse un pochino corta per le mie dimensioni ma molto coreografica e gradevole: il mio plauso a chi ha avuto l’idea; sciarpa azzurra, che, credo siano pochi a saperlo, ha origini religiose ed è a ricordo della protezione della Santa Vergine. Cito dal sito “congedati folgore”:

“origine di questo antico capo dell’uniforme degli Ufficiali risale al 1366, quando il Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, volle che sulla sua galera ammiraglia, alla testa di una flotta crociata contro i turchi di 17 navi e 2000 uomini, sventolasse, accanto allo stendardo rossocrociato in argento dei Savoia, una grande bandiera azzurra in omaggio alla SS. Vergine. Da quel periodo gli Ufficiali portarono annodata in vita una sciarpa azzurra, uso che venne reso obbligatorio per tutti gli Ufficiali dal Duca Emanuele Filiberto di Savoia con una disposizione del 1572.”

La cosa buffa mi è accaduta coi tecnici del suono che, avendo sentito le mie prove, mi invitavano ad assumere un tono di voce deciso (e io che pensavo di essere decisissimo) sostenendo che quello che sentivano loro era troppo confidenziale (quando mai io sono stato uno confidenziale in queste occasioni) e, addirittura, udite udite, un tono da night (club).

Ci sono rimasto malissimo, mortificato e sconfortato: io una voce da night club? proprio a me che volevo esordire con un “fratelli carissimi siamo qui riuniti mel nome…”

A metà cerimonia, invece, la mezza catastrofe: uno dei fogli, ovviamente quello che ancora dovevo leggere, mi è stato crudelmente strappato dal vento; una folata improvvisa ha proditoriamente sollevato la protezione che tratteneva il prezioso papello, scippandomi le preziose battute. Un brivido (nonostante i 32 gradi) mi ha percorso la spina dorsale anche se, a detta degli astanti, nulla è trasparso dal mio viso: fortunatamente un provvidenziale addetto stampa mi ha riconsegnato l’inestimabile documento, salvando ad un tempo il mio onore ed il periodo di prova che vedevo tragicamente, improvvisamente e precocemente compromesso.

Un tale profluvio di avverbi dovrebbe trasmettere efficacemente i miei stati d’animo ed il repentino susseguirsi di  emozioni che hanno caratterizzato quei momenti.

Tutto alla fine è andato per il verso giusto ed ho ricevuto numerosi attestati di stima e congratulazioni: qualcuno mi ha riferito che sono in corso le prenotazioni per le feste dei comandi limitrofi, altri mi hanno ribattezzato come D.J. ufficiale.

Un collega della Polizia Provinciale mi ha confermato che, con tale presenza, sarei entrato nella storia del Corpo, tra gli immortali del Comune; il mio sguardo, mentre nella posizione del “riposo” ascoltavo gli autorevoli interventi, era in effetti proiettato verso un futuro di gloria così che consideravo come misere e banali le opere di Napoleone o di Alessandro Magno, a fronte dello storico sforzo di annunciare l’uscita del gonfalone piuttosto che delle Autorità convenute.

A chi ha criticato l’iniziativa mi permetto di ricordare che queste occasioni sono un utile instrumentum regni, uno strumento che serve a trasmettere valori, visibilità, consistenza istituzionale e senso di coesione ed appartenenza: tutto questo può piacere o no ma non serve a niente e a nessuno fare battaglie di religione; alla fine ci si rimette tutti.

                                                                                                                                                                 Modena, 25 maggio 2011

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