I cipressi e il Potere

Non bastavano i vegani, ne ho conosciuti vari e posso dire che non ce n’è uno che abbia un pensiero amichevole: in un modo o in un altro, tutti nascondono, in modo politicamente corretto quando riescono, un odio profondo per gli esseri umani. (Ho scoperto leggendo il Corriere che anche Hitler non mangiava mai carne, un bravo igienista!)

Adesso abbiamo i sit in sugli alberi: 16 cipressi che nulla c’azzeccano con il giardino circostante, nel giardino estense a Varese, salgono agli onori della cronaca nazionale perchè un baldo giovane decide che devono essere salvaguardati, buttandola anche in politica.

Il ragazzo emula l’arcicitato eroe di Calvino e se ne resta a vivere per un tot di giorni sugli alberi da abbattere.

Premetto che mi compiaccio con lui sia per la resistenza sia perchè non è allergico, come lo sono io, ai cipressi.

Leggo che i politici locali sono accorsi a trattare col poeta (pure poeta è) che avrebbe il sostegno di un bel numero di persone e di consiglieri (del PD?) che vorrebbero salvare i cipressi (condannando a vita di duri stenti i tassi loro secolari vicini): una guerra interarborea che ha scatenato una baruffa poetico occupazionale.

A quando un partito per la difesa delle sostanze inorganiche? vogliamo discriminare? conta meno la secolare tranquillità delle pietre di un torrente messe a repentaglio da buzzurri irrispettosi piedi di bipedi umanoidi della quieta vita dei cipressi varesini?

Non sarebbe stato assai più semplice chiedere all’amministrazione della città di farsi perdonare la discesa in campo pro tassi (e pro recupero storico estetico dei giardini) proponendole di piantare altrove un numero doppio di alberi (magari che non producano allergeni)?

Certo minor pubblicità e poi che fine fa la performance dei cittadini che vogliono essere ascoltati dalla politica, che subito si precipita a sentire le ragioni dei dissidenti e ferma, per il momento, l’abbattimento.

Passato il momento di gloria immagino che i cipressi diventeranno buon legname com’è giusto che sia.

Il tanto criticato Potere ha offerto l’ennesimo pessimo esempio di sè, facendosi fermare dopo avere democraticamente e correttamente (almeno spero) deciso di procedere in un senso.

La domanda che mi pongo è sull’esistenza di tal Potere, il quale, per definizione, crea degli antagonisti che hanno bisogno di contestarlo.

Il Potere è l’ottimo contraltare dell’impotenza: simul stabunt … è la causa del pensiero che a questi si oppone creandolo e credendolo reale.

Quando il cavaliere era al governo ha fatto la fortuna di migliaia di persone che hanno plasmato sè stesse nell’antiberlusconismo.

La chiesa cattolica insegna che del demonio non bisogna occuparsene troppo (oggi non c’è problema) perchè si rischia di restarne irretiti; del Potere si potrebbe dire altrettanto.

Il Potere produce lotte, cioè guerre di vario ordine e grado (chi comanda in casa, chi in ufficio, chi in città … “Io non prendo ordini da nessuno” dichiara il nostro Proclamatore al governo”) e si incarna nelle forme della Prepotenza o dell’Impotenza; D’Annunzio, ne ho già parlato abbondantemente, ben sintetizzava la questione “Ma pensa che sei vetro contro acciaio“.

Esiste un altro potere (che non è un contropotere), quello declinabile nell'”io posso”, modesto, pacifico, agorafilico anche nella solitudine.

Ne derivano istituzioni diverse: l’uomo è istituzione ambulante, nel bene e, più frequentemente, nelle condizioni usuali che nessuno chiama più male o patologia (anche al bar oggi si dice correntemente: “ma cos’è la normalità? chi è normale?”.

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