Grazie Roma, che mi fai piangere e …

E dunque è arrivato il momento fatidico: partenza per Roma; l’inizio è un po’ travagliato, si rompe la chiusura di una portiera dell’auto che deve accompagnarci a Bologna con conseguente ritardo: saranno due i treni che perdiamo, ma visto che ce ne sono in rapida successione, il danno è limitato; d’altronde a Roma, terminata la missione c’è Johannes Vermeer che mi aspetta, nulla potrebbe fermarmi.

Viaggio piacevole, sebbene il giovanotto che accompagno sia simpatico come un dito in un occhio; arrivati all’appuntamento svolgo i doveri del mio ufficio, saluto tutti e mi dedico alla città.

L’aria è tiepida, limpida, una bella luce illumina l’Urbe, il mio cuore trabocca di commozione ed allegria assieme.

Compro biglietti per la metro che non utilizzerò, privilegiando i piedi. Assisto alla prima lite della giornata, non sarà l’ultima: una arrogante signora sbraita e minaccia alcuni controllori dell’ATAC (credo si chiami così l’azienda trasporti) rei di avere fermato una donna (extracomunitaria) con due bambini, la paladina della giustizia minaccia di denunce tutti (per discriminazione, una fine giurista sicuramente) visto che “con tutti i politici ladri che ci sono in giro, con una donna con bambini ve l’andate a prendere”.

Continuo la mia strada verso le Scuderie del Quirinale dove mi attende la mostra “Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese”,  in corso fino al 20 gennaio prossimo.

Bellissima mostra, pochi, in realtà, le opere di Vermeer e nemmeno tutte dei capolavori, tuttavia la pittura olandese del XVII (il titolo, senza il nome di Vermeer, sarebbe stato più appropriato anche se presumibilmente meno allettante) è davvero molto interessante.

Mi sono piaciuti tantissimo: Pieter de Hooch Ritratto di famiglia in cortile a Delft, 1658 circa – Jan van der Heyden Veduta del Municipio nuovo di Amsterdam, 1667  – Daniel Vosmaer Veduta di Delft da una loggia immaginaria, 1663 – Nicolaes Maes Il tamburino disobbediente, 1655 circa – Carel Fabritius Autoritratto, 1649-1650 circa; mi fermo con l’elenco, per citare solo, di Vermeer Ragazza con il cappello rosso, 1665 – 1667 – Giovane donna con un bicchiere di vino, 1659-1660 circa – La stradina, 1658 circa, ed anche qui mi fermo.

Bella mostra, davvero, merita la visita. nel mio itinerare capiterò casualmente in San Luigi dei Francesi (apertura: tutti i giorni tranne giovedì pomeriggio: 10h-12h30 e 15h-19h) dove ritrovo l’adorato Caravaggio.

Mi fermo a contemplare i tre capolavori la vocazione  e il martirio di San Matteo e San Matteo e l’angelo: la vocazione, sopra tutti è sconvolgente nella sua straordinaria potenza espressiva: la luce, i visi, i gesti, tutto è ad un tempo ordinario e straordinario.

Ciascuno può essere destinatario di una tale chiamata, anzi lo è effettivamente ed è nell’adesione e fedeltà all’incontro con Gesù che … ciascuno prosegua come meglio crede.

Vado poi in giro in città, alla ricerca del Chiostro del Bramante dove avevo letto di una mostra dedicata ad un altro dei pittori che amo: Bruegel; il posto è dietro Piazza Navona (che proprio non mi piace con banali bancarelle, i romani possono far di molto meglio). Mi ingegno a trovare l’ingresso della mostra salvo poi scoprire che il mio entusiasmo (o l’arteriosclerosi) mi aveva fatto anticipare l’apertura di una settimana; uscendo, tuttavia, mi trovo la chiesa aperta e mi ci infilo, non prima di avere letto un cartello che recita: “vietato fotografare durante la Messa”.

Chiesa piccola ma assai graziosa, impreziosita dalle famose (che non ero mai riuscito a vedere prima) Sibille di Raffaello. Mi lancio a scattare foto ma vengo rimbrottato da un arcigno custode: pensando si riferisse all’uso del flash, lo tolgo immediatamente, salvo essere rimproverato una seconda volta per un assoluto divieto di fotografare posizionato all’interno della chiesa, sul lato opposto a quello in cui mi trovavo io: apprezzo la solerzia ma non l’imbecillità, è inutile stare a discutere con un cafone! me ne torno in Piazza Navona dove mi godo la fontana e la chiesa di Sant’Agnese in Agone (Orari di apertura: feriali dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 15.30 alle 19.00; festivi dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 20.00 lunedì chiuso), altro gioiellino della Città.

In Piazza assisto alla seconda lite: due colleghi hanno uno scontro verbale con un arrogantissimo ed aggressivo giovane che dipinge tavolette con bombolette spray.

Mi dirigo adesso verso il Museo di Roma, ospitato in palazzo Braschi, dov’è in corso una bella mostra dal titolo “Canova Il segno della gloria” (dal martedì alla domenica ore 10.00 – 20.00 La biglietteria chiude alle 19.00. 24 e 31 dicembre 10.00-14.00 Chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio).

Mostra simpatica, gradevole, senza troppe pretese; il museo non è certo uno dei più interessanti, anzi.

La cosa che più mi scandalizza è che mi lascino entrare con lo zaino in spalla e che nessuno intervenga per farmelo almeno togliere; per il resto mostra godibile con disegni molto belli.

 Sulla via del ritorno, nelle varie viuzze che percorro prima di sbucare su via del Corso, assisto all’ultima lite tra un venditore extracomunitario ed un commerciante.

Faccio una fugace visita a San Carlino alle 4 Fontane per arrivare all’aula ottagonale delle Terme di Diocleziano; v’è in corso una mostra ma il biglietto non è acquistabile in loco per cui sono costretto a rinunciare.

L’ora del ritorno è giunta, con grandissimo rammarico devo lasciare una città che mi avvolge completamente con la sua bellezza: l’idea di tornarmene nella provincialissima Modena mi deprime non poco sebbene lo stato di grazia perduri ancora a lungo.

 Grazie Roma, che mi fai piangere e sentire una persona nuova.

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