Gianfranco Ricci, Giacomo, Emilio…

Il 26 ottobre è stato l’anniversario della morte di un amico riminese, tempo fa, sono ormai un po’ di anni.

Si chiamava Gianfranco Ricci, non aveva ancora 40 anni quando un tumore ha vinto la sua volontà.

Lo conobbi in palestra, già ammalato, ma sempre pugnace, autoironico, gentile, spiritoso.

Non è il solito elogio delle persone scomparse; di molte non ho mai parlato ma di lui conservo un ricordo di particolare simpatia per le qualità umane che ha saputo mostrare in quel breve periodo di frequentazione ginnica.

Nelle mie memorie dei defunti occupa un posto particolare perché è l’unico che ricordo espressamente assieme a don Lino Bin.

Non saprei spiegare tale predilezione se non con l’intesa che avemmo da subito: ci siamo trattati come se ci conoscessimo da anni.

Mi chiedo quale senso abbia il ricordare i defunti: poiché confido nella resurrezione dei corpi credo che il ritrovare (sperando di essere ammesso, dopo un lungo lavoro in purgatorio, in paradiso e non per i miei meriti ma per l’eventuale intercessione degli amici) persone già conosciute possa rappresentare un valore aggiunto.

Non avendo comunque idea di quel che sarà non mi spingo oltre ad ipotizzare ciò che, al momento, non è conoscibile.

Sono abbastanza convinto che Gianfranco, Freddy come lo chiamavo io, prendendolo in giro paragonandolo a Freddy Mercury, sia benvisto in paradiso  e per questo confido nella sua intercessione, insomma lo tengo come sponsor.

Assieme a lui ho altri amici che ricordo, a partire da Emilio Valesi, un cortese ragazzo con cui condivisi una stagione all’italgel, sono trascorsi 34 anni da allora e da Roberto Bernardi, mio compagno di scuola delle medie.

Con ancor maggiore affetto, in una gara simbolica di stima, ricordo un compagno di lavoro stagionale a Ravadese, da Greci: si chiamava Giacomo, non ricordo il cognome.

Era stato avvocato, aveva avuto dei seri guai di vario tipo (incidente stradale con seri danni a una gamba e mesi di coma) da cui si era ripreso; ho saputo dopo qualche anno che era morto a causa dei problemi di salute accumulatisi nel tempo; era un uomo splendido, di gran cuore, intelligenza e capacità.

Mi fermo per non lasciar spazio alle lacrime; il loro ricordo mi spinge a guardare avanti: ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, un denaro più o meno grande, che a me spetta saper valorizzare.

A ciascuno il mio rinnovato grazie.

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