Gesù e la tartaruga

Ancora una volta debbo alla cortesia dell’ottima Daniela un invito a pranzo, domenica scorsa, al ritorno da Cracovia, in compagnia di tre persone che, inutile ripeterlo, da anni mi onorano di immeritata amicizia (ed in questo caso la parola è utilizzabile nel suo senso e non nella forma svuotata in voga oggi).

La povera Daniela è stata vittima di frizzi e lazzi post elettorali, sbeffeggiata amichevolmente per l’impegno che profonde in uno dei tanti partiti che sono in via di dissoluzione (mai troppo in fretta).

Ottima, comunque, la paella (ah la mia cara Spagna) che ci ha cucinato in quantità industriale (la sera salto la cena).

Gabriele e Silvia sono in ottima forma e la conversazione scivola veloce e piacevole.

Gli argomenti sono numerosi ma uno, in particolare colpisce la mia attenzione: il famoso paradosso di Achille e la tartaruga, del filosofo greco Zenone di Elea.

Ordunque, secondo le parole dello scrittore argentino Borges: “Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla.”

La storia appare paradossale, appunto, se considerata, come sempre viene, relativa allo spazio, allo scopo di dimostrare che il movimento non esiste; tuttavia è possibile una diversa interpretazione: una volta posta una tartaruga, cui venga riconosciuto un vantaggio anche infinitesimale, questa diventa il fine e l’origine del moto dell’incatenato pièveloce Achille che sarà costretto ad un’infinita ed inconcludente fatica.

Se si pone un oggetto, qualsiasi esso sia, come meta, il possesso dell’oggetto sarà l’obiettivo che porrà dietro di sè, in fila (obbediente) il seguace e, più o meno velocemente, si impossesserà di ogni sua energia psichica e fisica.

L’oggetto può ben essere anche un ideale (anzi direi che ideale ed oggetto potrebbero essere sinonimi) ma non necessariamente serve che sia “alto e nobile”.

Sentendo il Vangelo di stamattina (la pericope dell’adultera dal Vangelo di Giovanni) mi veniva in mente che all’adultera gli è andata di lusso, ma andiamo per passi.

Scribi e farisei portano a Gesù una donna scoperta in flagrante adulterio e gli ricordano che Mosè ha stabilito per donne come questa la lapidazione, tuttavia utilizzano della vicenda (che apparentemente non ha margini di dubbio interpretativo o giudiziario, non ci sono dubbi che la donna sia adultera e che, quindi, necessariamente, sia da applicare la legge di Mosè) per sentire il parere del Rabbi Gesù: “Tu che ne dici?”.  Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.”

L’intento è evidente: proporre ad un uomo che parlava con autorità, il boccone avvelenato, anzi la tartaruga di Achille.

Gesù, infatti, apparentemente, non ha scelta, qualsiasi cosa possa dire creerà disagio, imbarazzo o peggio: se la condanna rientra a far parte dell’establishment di potere, del pensiero clericale dell’epoca, rischia, insomma, la normalizzazione; al contrario se la assolve si pone contro la legge di Mosè, che questi, padre del popolo, ha ricevuto direttamente da Dio, un’empietà bella e buona.

Questo è un caso di tartaruga: viene posto un ideale astratto da cui si traggono conseguenze per mera astrazione logica (e non giuridica).

Effetto collaterale e non voluto è il riconoscimento del pensiero autorevole di Gesù, contro cui vale la pena combattere anche coi tranelli, evidentemente faceva paura, era destabilizzante per i detentori del potere /sapere del momento.

Gesù non cade nella trappola e parla uscendo dalla traiettoria fissata dalla tartaruga, non la segue (non accetta, insomma, l’ordine imperativo che gli viene subdolamente proposto), aprendo così ad altre strade, impensate.

Gli è andata bene, nel caso specifico, ed anche all’adultera, che gli astanti avessero ancora qualche barlume di pensiero:conosco persone che non si farebbero scrupoli a tirare le pietre perchè non hanno la minima coscienza di essere peccatori.

Quegli scribi e farisei avevano ancora qualche spiraglio di credito verso Gesù (durerà poco) così che si ritirano in silenzio: non sono ancora totalmente asserviti alle loro personali tartarughe da sentirsi così “puri” e a posto da poter lapidare la donna.

Sarà un’eccezione, Gesù stesso cadrà sotto i colpi dei puristi.

Ne uccide più la tartaruga della spada.

eccellente la rielaborazione che qui fai della conversazione a tavola sul tema.

eccellente dici? beh grazie, ma eccellente definirei piuttosto la tua intuizione, io poi l’ho declinata o, per dirla in altro modo, penso di averla fatta fruttare,almeno per me e per altri che vogliano utilizzarla. Credo,inoltre, di avere anche reso pubblico un pensiero che altrimenti sarebbe rimasto ristretto a troppo pochi.

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