Francesco Gallina e Isa Guastalla

Il professor Francesco Gallina mi ha onorato di un invito che non ho voluto declinare, grazie alla sempre indispensabile collaborazione di mio fratello: partecipare alla prima proiezione di “ISA GUASTALLA. UNA VITA”, di Francesco Gallina e Alessandro Guatti, al cinema D’Azeglio di Parma, all’interno del Parma Film Festival, il 15 novembre 2024.

Un documentario dedicato alla professoressa Isa Guastalla, docente al liceo scientifico Marconi per lunghi anni e animatrice culturale dei circoli borghesi di quella provincia dell’impero che fu, un tempo ormai molto lontano, addirittura capitale di un ducato.

Ero partito un po’ prevenuto: accettato con piacere l’invito di un amico, ad assistere alla proiezione di un documentario dedicato ad una figura a me del tutto ignota (la mia ignoranza è conclamata, è fatto notorio), temevo che la noia la facesse da sovrana.

Così non è stato.

Non mi sono perso un istante: l’opera è molto bella. La mia ignoranza, condita con la non appartenenza alla borghesia bene di Parma e la non iscrizione al liceo Marconi (oltre agli ovvi limiti d’età e la lunga trasferta in terra di Romagna), ha fatto sì che scoprissi una realtà di cui ignoravo totalmente l’esistenza.

Quale realtà?

Francesco riesce a far emergere una Parma dal passato glorioso, brulicante di cultura letteraria, dove hanno vissuto poeti di grandissimo rilievo: attraverso le memorie di questa professoressa si percepiscono i fermenti di un’epoca che pare essere scivolata via senza lasciare tracce.

Una donna ancora molto legata al primo marito, morto molto giovane in un incidente stradale, Mario Colombi Guidotti, mentre del secondo dice, quasi di sfuggita, che fu il tramite per la conoscenza della famiglia Fo, un po’ poco, poveretto…

Ci credereste che c’è stato un periodo in cui nella città ducale sono passati Pier Paolo Pasolini, Anna Banti, Mario Luzi e Carlo Emilio Gadda?

Io ho stentato ma sembra che sia tutto vero, guardando le foto d’epoca ed i titoli di giornali e libri che Francesco ha sapientemente miscelato ai video dei colloqui con la protagonista.

Protagonista?

I protagonisti sono almeno 5: Isa Guastalla, Mario Colombi Guidotti, Parma, Francesco Gallina, Alessandro Guatti.

Con ordine: Isa Guastalla si racconta come discreta protagonista, prima compagna e moglie di un uomo colto, un intellettuale di ampie vedute e conoscenze, poi animatrice di salotti che – è lei a dichiararlo – avevano smarrito quel brio presente ai tempi della sua giovinezza.

Nel suo essere stata docente ed animatrice di vari circoli, si è certamente spesa per la crescita culturale dei parmigiani. Lo ha testimoniato il pienone della sala.

Mario Colombi Guidotti è richiamato talmente spesso da assumere un rilievo decisamente importante: più vecchio della compagna di 11 anni, inizia a frequentarla quando lei ha 16 anni e lui 27, e convola a giuste nozze mentre lei ancora studia Lettere a Firenze: è scrittore, critico, una figura decisamente affascinante.

Parma è il terzo protagonista: sembra vivere un momento di grande effervescenza, si pubblicano opere, si scrivono articoli, poeti e critici ci lavorano o ci passano per ricevere riconoscimenti; ci sono caffè punti di incontro (per soli uomini perché non era costume – ci racconta Isa Guastalla – che le donne si fermassero al caffè, sedute ai tavolini), sembra quasi di respirare una certa aria romana dei tempi della dolce vita. Dopo cosa è successo? è caduto un meteorite?

Francesco Gallina è un altro protagonista: sa interpretare il suo ruolo, è presente senza eccessi ma non potrebbe esistere questo racconto senza di lui, ne è parte essenziale (essendone oltretutto l’ideatore).

Isa Guastalla lo tratta da partner, erede intellettuale e lui sa rivestire quel ruolo con squisita delicatezza; valorizza le parole di lei e le condisce con tanti dettagli collaterali in modo da restituire le suggestioni di un’epoca.

Alessandro Guatti, il regista, non lo conosco e le mie competenze cinematografiche sono pari a zero quindi non posso dire molto.

Il documentario mi è piaciuto e, di conseguenza, è merito anche del regista; se devo proprio muovere una critica direi che la scena in cui Francesco è ripreso mentre cammina in cerchio all’interno del Salone di San Paolo: ecco, se fosse durata un paio di secondi in più, mi sarebbe venuto il mal di mare.

Avrete ben capito che ho molto apprezzato.

Me ne sono uscito di corsa per tornare a casa e non ho potuto fare i complimenti che meritavano ai due autori, rimedio qui.

Un’impressione mi ha accompagnato dopo la visione del documentario: lo spreco di una possibile eredità. Non saprei dire se la figura di questa donna sia stata sopravvalutata o se ciò che ha seminato non abbia attecchito e prodotto i frutti che – guardando il documentario – ci si sarebbe aspettati, ma qualcosa che meglio non riesco a definire mi ha lasciato un retrogusto amaro.

Sarà il tempo a svelarlo, intanto un erede intellettuale e culturale – Francesco Gallina – ha avuto il coraggio di autoprodurre un’opera così importante, il che non è poco, e ben confezionata, malgrado la scarsità di risorse e l’esiguità di fondi con cui è stata realizzata grazie al lancio di una campagna crowdfunding.

Quando parlo di eredità ed erede mi riferisco ai concetti elaborati da Giacomo Contri, cui rimando.

Mentre scrivo mi è venuta la curiosità – ne chiederò conto a Francesco se ha avuto modo di parlarne con Isa Guastalla – di sapere se questa donna ha incrociato la strada di uno dei miei miti, il fantastico Luigi Magnani, colui che ha creato quello scrigno di capolavori che è attualmente preservato e valorizzato dalla Fondazione Magnani Rocca.

Parma, 15 novembre 2024, memoria di Sant’ Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa

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