Felice Casorati alla Fondazione Magnani Rocca

Felice Casorati è un artista a me quasi sconosciuto,

salvo per alcune opere viste in giro qui e là, a Roma, alla Galleria comunale di arte moderna e a Piacenza, presso la Galleria Ricci Oddi ad esempio, mentre la Fondazione Magnani Rocca è una ormai pluriennale conoscenza e certezza di esposizioni temporanee interessanti e ben curate; della collezione temporanea inutile ripetere le lodi perché è sufficiente una visita per innamorarsene.

La scelta di dedicare a Casorati una esposizione temporanea è stata originata dalla comune passione – di Luigi Magnani e Felice Casorati – per la musica: sebbene i due mai si siano incontrati, è probabile che avrebbero trovato molti punti di comune interesse.

Ma coi se e coi ma la storia non si fa, per cui restiamo al fatto che Casorati e Magnani sono rimasti estranei e che nessuna opera del pittore è stabilmente presente nella collezione della Fondazione.

Incuriosito, dunque, sono andato di domenica pomeriggio giusto per assistere ad una breve quanto inutile diatriba tra la guida di un gruppo di visitatori e la guida ufficiale della Fondazione: la prima, quella esterna, ha avuto un atteggiamento da regina spodestata, del tutto fuori luogo e fortunatamente ha trovato un giovanotto che, con cortesia, lo ha riportato al rispetto di regole, orari e consuetudini.

Veniamo alla mostra: esaustiva, con un bel numero di opere che permettono di farsi un’idea del lavoro di Felice Casorati.

La visita a questa mostra è stata come l’esplorazione di un mondo sconosciuto, si parte con delle certezze che non è detto che siano le stesse che si avranno in un secondo momento, al termine delle sale: ho scoperto un pittore che non mi piace particolarmente, sebbene alcune opere siano davvero molto belle e sarei ben contento di possederle: le esposizioni servono anche a questo, a conoscere quel che non rientra nei propri gusti, ad esprimere un giudizio ed eventualmente cambiare opinione.

Tutte le opere in mostra, ad esempio, rappresentano persone che sembrano non avere mai rapporti tra loro, chiuse in una rappresentazione ideale che le isola.

Forti sono i richiami al Quattrocento, cosa che ho apprezzato in alcune opere, molto meno il neoplatonismo che sembra imperare nelle opere di Casorati: se un neoplatonico è tollerabile nel Quattrocento, nel Novecento lo trovo fuori luogo.

In ogni caso ho trovato splendido il “Ritratto della sorella” così come “Le vecchie”, invece “Silvana Cenni”, così astratto, ideale, mi ha lasciato piacevolmente stupito per la qualità del dipinto ma, al contempo, distaccato.

Sono evidenti i richiami a Piero della Francesca ma questa ispirazione la trovo fredda, intellettualistica.

Così ho trovato deprimente “Conversazione platonica”, anche nella versione che ha come altro titolo “Susanna”, che sembra immortalare una sorta di mancata occasione; in entrambi i casi quel che emerge è l’impossibile incontro tra i due, viene celebrata una sorta di incomunicabilità per l’altro è a portata di mano ma è assente il pensiero che possa rendere possibile un accadimento.

Casorati ho letto che dipingeva le opere come se creasse musica, ma a causa della mia conclamata ignoranza musicale (e non solo) non riesco a percepire questa sinestesia come un valore aggiunto sebbene mi piaccia molto l’idea di rappresentare gli opposti, che immagino abbiano soprattutto un riferimento musicale e che emergono con una certa costanza nei dualismi vestito – nudo oppure aperto – chiuso.

Molto piacevoli le nature morte con le uova, l’uovo, oltre alla sua valenza simbolica è un oggetto, i giuristi lo definirebbero un frutto, che ho sempre amato per risonanze infantili che non sto a raccontare.

Altre opere non le ho proprio apprezzate, come, ad esempio il “Nudino con la mela”.

Il viaggio nell’opera di Felice Casorati è comunque piacevole ed interessante e debbo gratitudine alla Fondazione Magnani Rocca per avere offerto questa opportunità di scoprire un artista che conoscevo davvero pochissimo.

Il consiglio finale è sempre il solito: la Fondazione, che merita una visita già di per sé, è da visitare a maggior ragione per approfittare di occasioni come questa esposizione.

Mamiano di Traversetolo, 26 marzo 2023, memoria di San Ludgero di Munster vescovo

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