Esergo con l’invocazione di Iabez

Mi accorgo di non avere mai parlato dell’esergo che ho cambiato qualche tempo fa  e che amo modificare, saltuariamente).

Stavolta la scelta è caduta su una frase del Libro delle Cronache, capitolo 4 versetto 10: «Invocavit vero Iabes Deum Israel dicens: “ Si benedicens benedixeris mihi et dilataveris terminos meos, et fuerit manus tua mecum, et feceris me a malitia non opprimi! ”. Et praestitit Deus quae precatus est.»

La versione italiana è la seguente: «Iabez invocò il Dio di Israele dicendo: “Se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi tenessi lontano dal male sì che io non soffra!”. Dio gli concesse quanto aveva chiesto.» (la fonte di entrambe le lingue è il sito http://www.vatican.va/archive/bible/index_it.htm).

Mi è piaciuta, sopra tutto, la richiesta di allargamento dei confini (che io ho adattato alla mia mentalità trasformandolo in orizzonti).

Scopro su di me che quando la patologia la fa da padrona il primo sintomo o effetto è proprio il restringimento dei confini od orizzonti; si chiude il cerchio e si amplifica a dismisura quello che si ha accanto, in modo tale che assume una rilevanza spropositata.

Spiego con questo il perchè di tanti conflitti, sgarberie, piccinerie, preclusioni che ogni giorno vedo accadermi attorno (cui mi capita anche di consentire quando mi si offusca l’orizzonte).

Non è un caso che le guerre fatte per interesse trovano conclusione mentre quelle che nascono da “principi” non hanno mai termine fin che morte non separi le parti in causa.

Le guerre di religione, cioè tra quelli che dovrebbero definirsi fratelli, le guerre di partito (vedi la storia pluridecennale della sinistra italiana), le guerre di condominio (basta andare ad una riunione di condominio), le guerre tra uffici, tra colleghi e via scadendo.

L’esperienza comune è che il maso, il paesello, il condominio, l’ufficio diventano la torta da dividere con la conseguenza della guerra di tutti contro tutti, eternamente.

“Allarga i miei confini” è l’invocazione di chi non vuole rinchiudersi e chiede ad altri un aiuto in prospettiva infinita perchè non ci sono limiti o confini che possano costituire impedimento.

Mi spiego meglio, se riesco: la possibilità di stabilire appuntamenti, cioè incontri di affari, non conosce limiti poiché è una facoltà libera (non c’è legge fisica che la imponga) e sovrana (è una legge giuridicamente valida nei rapporti con chiunque altro dell’universo) e pacifica perchè prevede in partenza il posto di un altro (partner) con cui con-lavorare o con-reggere.

Lo spazio dei rapporti è infinito in quanto spazia da qualsiasi attività l’uomo possa concepire: dall’appuntamento della colazione al mattino, a quello d’affari in borsa, dalla lettura di un libro o quotidiano, al rapporto sessuale (che poi tutti sono rapporti sessuali, con uno che si specifica senza fissazioni).

Ne sono alternative le varie declinazioni della patologia, che altro non sono che diversi, non infiniti ma ripetitivi, modi di sottrarsi all’appuntamento come momento profittevole per entrambi i partner.

Negli ultimi tempi sto sperimentandone varie forme, dal narcisismo alla nevrosi ossessiva, alcune in cui è accentuato l’aspetto difensivo, in altri quello offensivo.

C’è poi l’aspetto della benedizione che nella Bibbia è irrevocabile ed efficace.

Iabez chiede la benedizione del Signore, cioè chiede che quel tal partner gli sia favorevole, ben disponga le cose perchè lui possa utilizzarle; chiaramente Iabez non pensa alla vita eterna ma tutta la Bibbia è percorsa dall’idea che la discesa nello sheol sia un cattivo affare per il Signore che verrebbe a perderci, con la scomparsa di persone che gli rendono onore.

La Bibbia ci dice che il Signore ha accolto la richiesta di Iabez: dalla fedeltà a questo partner viene il lieto fine.

Pensando a questa invocazione noto un piccolo episodio rivoluzionario, uno di quegli eventi che mi riempiono il cuore di allegrezza.

Ieri sera mia madre ha ricevuto, del tutto inatteso, un invito ad andare a far visita ad un’amica, conosciuta oltre una decina di anni fa in ospedale; l’appuntamento era in un bar per bere un caffè; premesso che mia madre non beve caffè da secoli, la cosa incredibile è che ha accettato l’invito ed ha passato quasi un paio d’ore in piacevole compagnia al bar, bevendosi un latte macchiato.

Non era mai accaduto che lei andasse al bar con un’amica, da che la mia memoria ricordi.

Una novità inaudita, che ho propiziato facendole da autista: per una volta ha accettato da ampliare i suoi confini ed è andata bene.

Parma, 31 gennaio 2017, solennità di san Giovanni Bosco e memoria di san Geminiano

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