Equilibrio e amore

Debbo ad un’altra sollecitazione dell’amico Cristian Cosimo l’idea di scrivere due righe su un fatto autobiografico che non meriterebbe.

A Budapest, in vacanza assieme, mi sono sentito rimbrottare, per l’ennesima volta, un presunto eccessivo autocontrollo dei pensieri, come se volessi tenere per me chissà quali segreti inconfessabili, cosa che infastidisce ed irrita l’ottimo e paziente Cristian.

Mi è accaduto anche che, attraversando il Ponte delle Catene (a Rimini si usa dire, di chi sia divenuto preda di un attacco di follia, che gli è calata o scesa la catena) abbia collegato la mia acrofobia all’idea di tenere tutto sotto controllo, associando perdita di equilibrio e perdita di controllo.

Questo l’antefatto.

Un secondo antefatto riguarda Cristian: egli appartiene, da anni, alla schiera dei miei colleghi prediletti; non ne ho mai fatto mistero, anzi l’ho sempre dichiarato pubblicamente e ne ho sostenuto coram populo le virtù.

Questa predilezione ha occasionato vari pettegolezzi, dei quali non mi sono mai preoccupato (nè occupato).

Vengo adesso all’equilibrio; da nevrotico quale sono, una delle tentazioni che spesso mi si presenta è quella di controllare tutto, di avere tutto sotto controllo.

La chiamo tentazione perchè l’ho in parte smascherata e quindi disinnescata, ma, temo, non del tutto estirpata (nè mi metto a muover guerra, cadrà da sola per inedia quando sarà il momento), per cui mi succede di ritrovarmela tra i piedi saltuariamente.

Anni addietro mi sarei molto preoccupato di perdere l’equilibrio, oggi ritengo che, invece, sia una virtù.

Con la consueta sintesi, Giacomo Contri, in un suo post spiega brevemente e chiaramente cosa sia l’equilibrio:

“Il massimo dell’equilibrio è la schizofrenia catatonica:

     l’equilibrio non è ordine ma tende al disordine, al bad.

Io mi considero uno squilibrato quotidiano perché ogni giorno squilibro il piccolo mondo antico-equilibrato, senza pensarmi bad boy:

l’acquisizione di una nuova idea è l’esempio primo di squilibrio normale, di normalità come squilibrio nell’iniziativa cioè del moto quando c’è moto:

a muoversi per primo è il pensiero.

La Teoria dell’equilibrio è vecchia e dell’uomo vecchio, anche come Teoria economica, anzi è una Teoria economica generale riguardante la stessa vita personale:

uno dei nomi della catatonia è “eternità”, Poverodio senza moto-tempo-lavoro.”

L’idea di acquisizione di una nuova idea come forma di squilibrio la trovo adeguata a me, al mio modo di pensare spesso così ristretto, provinciale; è un modo per uscire dal proprio maso chiuso in cui tutto torna, perchè nella patologia tutto torna sempre anche se grazie al letto di Procuste.

Leggere un libro, ad esempio, è un modo di squilibrarsi, uno dei tanti modi, non solo intellettuali.

Andarmene in giro per l’Europa con Cristian, ad esempio, ed è recente l’invito ad andare a New York, è un modo per uscire dal mio solito modo di pensare, guardare, muovermi, uno squilibrio appunto.

Leggevo pochi giorni or sono alcuni brani di un libro di Luigi Campagner in cui l’autore poneva la distinzione tra innamoramento e amore in questi termini:

“io sono tutto tuo/tua” è sinonimo di innamoramento

“tutto quel che è mio è tuo” lo è di amore.

Ancora Giacomo Contri parla di amore in questi termini:

  1. “l’amore come amicizia per il pensiero dell’altro (con profitto proprio),
  2. e l’ amore come portare acqua al mulino dell’altro (con profitto proprio).”

Mettere a disposizione dell’altro i propri materiali, ecco lo squilibrio e l’amore; propri materiali non significa l’immediatezza del dirsi tutto come fanno gli adolescenti, ma nell’andare preparati ad ogni appuntamento.

Ogni appuntamento onorato è un atto di amore; per gli amanti vale quel che Freud diceva a proposito del bambino e del suo essere passivo nei confronti del padre.

Freud si riferiva alla penetrazione reale? molto più interessante e conveniente è pensare a penetrazione e fecondazione come attività di entrambi i convenuti all’appuntamento, senza masochismo o sadismo di mezzo, e senza la necessità di compiere atti sessuali.

Lo sfruttare le idee dell’altro non è forse l’esserne penetrati e fecondati?

Senza fissità di posti e senza obiezioni: non ci sono solo idee ma iniziative, proposte…

La vacanza a Budapest è stata, ad esempio, un’occasione amorosa perchè, almeno da parte mia, ho (s)fruttato Cristian per le sue ottime competenze linguistiche, per la capacità di affrontare le persone con garbo e decisione e per l’abilità nel muoversi a proprio agio nelle situazioni più disparate.

Come Cristian abbia approfittato di me non so, nè spetta a me pensarci; ho notato tuttavia, ma non è una novità, che spesso egli si oppone a quel che dico o nelle forme dell’ironia (banalizzatrice) o in quelle dell’opposizione polemica.

Se leggerà queste righe potrà guadagnarne il criterio di giudizio utile per ogni rapporto.

Cito per l’ennesima volta Giacomo Contri:

“L’amore è una norma fatta di tre norme solidali:

  1. portare acqua al mulino,
  2. non distogliere acqua dal mulino,
  3. non distruggere il mulino.”

Con la moglie, i figli, i genitori, gli amici, i colleghi…. questa è una cartina di tornasole

 

Ringrazio delle belle parole usate sempre per elogiarmi anche s non mi sento mai all’altezza di tutte quelle aspettative che riponi in me. Devo ammettere che anche io ti ho (s)fruttato, la tua enorme cultura e quella immensa voglia di ricerca del sapere che ti contraddistingue ogni volta che ci poniamo ad osservare ciò che ci sta di fronte. Io, per mia pigrizia mentale, mai immaginerei di rimettermi sui libri ed approfondire ciò che mi aspetta nel “luogo” in cui vado. Vivo il momento ed apprezzo un sacco che tu completi la conoscenza con le tue “storie”, anche s credi di essere noioso. Potremmo aggiungere al “mattacchiorso” di Cracovia anche “dotto” di Budapest. Da oggi il tuo nuovo soprannome sarà : Mattacchiorso Dotto”. Il totem che contraddistingue le caratteristiche delle persone nel mondo degli scout .

Mi permetto due precisazioni: l’essere alla mia altezza ti è impossibile salvo protesi, il che dovrebbe toglierti di testa una questione sciocca e improduttiva;
la seconda: come sfruttatore sei un po’ scarso visto che nei musei non siamo rimasti a fianco manco due minuti.
Chiudo dicendo che: non sono dotto (quello era un nano di Biancaneve) ma un curiosone ma sopratutto (almeno come tensione) un investitore, quindi meno aspettative e più affari.

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