Due giorni a Rimini

Approfittando di un invito e di una pausa dalle svariate frequentazioni ospedaliere di questi ultimi tempi, ingolosito dall’opportunità di sfoggiare il naso nuovo e favorito da un consistente numero di ore di straordinario da recuperare, mi sono concesso una toccata e fuga a Rimini.

Purtroppo non ho potuto salutare tutti quelli che avrei desiderato ma qualcosa sono riuscito a realizzare.

Partito tranquillamente, mentre mi trovavo per una pausa tecnica all’ipercoop, quindi prima di entrare in autostrada, sono stato raggiunto da una chiamata del buon Ivanello (di cui malignerò dopo) che mi chiedeva un documento originale che avevo, ovviamente, dimenticato a casa; appena in tempo…

Inverto la marcia e torno a recuperare quanto necessitava (anche le pillole che prendo quotidianamente) per poi dirigermi tranquillamente a Rimini dove pensavo ci sarebbe stata una certa cena, che invece, era prevista per il giorno successivo (vecchiaia?).

All’arrivo contatto una ragazza meravigliosa di cui parlerò poi; mi trattengo a parlare con lei poi mi dirigo verso casa del mio ospite.

Ad un incrocio, in maniera del tutto imprevista incontro il mio apprezzatissimo Marco (Guerrieri); giusto il tempo per un saluto perchè lui sta lavorando (ed è sempre stato coscienzioso e serio); non riuscirò, purtroppo a rivederlo ed è una delle mancanze di cui parlavo.

Era un bel po’ di tempo che non ci vedevamo, dall’ultima mia discesa a Rimini, non proprio recentissima.

Mi ripeto, ma davvero, per me, ogni volta che ci incontriamo si riannodano i fili in modo tale che è come se ci fossimo lasciati solo poche ore prima; tra una chiacchiera ed una piadina (certo sua moglie cucina molto molto meglio di lui, ma pazienza) arriviamo a mezzanotte e mezza senza accorgercene.

Il giorno di venerdì è dedicato alla visita di Rimini che ci tenevo a fare perchè, avendoci vissuto tanti anni, ogni volta che ci ritorno provo una strana sensazione di famigliarità ed estraneità.

Non mi è sfuggita quasi nessuna chiesa significativa, dal Tempio Malatestiano a san’Agostino, dalla chiesa dei Servi, al Suffragio, passando per quella di san Bernardino, mi sono rivisto il centro storico, ho incontrato alcuni poliziotti (che non mi hanno riconosciuto) e respirato l’aria delle estati che ho trascorso a mare a rincorrere abusivi sotto  il fuoco di fila degli insulti dei soliti turisti imbecilli ed il rischio di prendere le botte dai mica tanto miti senegalesi che occupavano le spiagge.

Mi sono ritagliato anche un momento per salutare alcuni colleghi coi quali è riemerso, non ad opera mia, la penosa vicenda che mi vide coinvolto 5 e passa anni fa.

È riemersa una pietosa relazione che venne indirizzata all’allora comandante, siamo nel gennaio 2011, per convincerlo ad abbassarmi il voto in pagella che lei stessa mi aveva dato mesi prima: la vicenda era grottesca e si concluse con un nulla di fatto. I colleghi, che ignoravano la vicenda, sentendo quelle frasi, sono rimasti ad un tempo stupiti che tanto tempo sia stato sprecato per mettere in piedi un’assurdità di tal fatta e contemporaneamente si sono spiegati  tutta una serie di episodi… mi consolo che, anche se a distanza, una qualche utilità indiretta c’è stata.

 Pranzo ancora con Fabio e famiglia, con una pasta e fagioli davvero gustosissima (e frutto dell’amorevole cura della suocera) e pomeriggio dedicato ad un altro caro amico, il buon Davide Zavatta mio ex alunno ai tempi gloriosi della preparazione al concorso, che invogliavo a studiare con il metodo Montessori rivisitato e corretto: ricordiamo ancora che o inseguivo attorno al tavolo sferzandolo, per non dire prendendolo a cinghiate, con la cintura di canapa dell’uniforme.

Citando un noto slogan pubblicitario, confermo che “con la dolcezza si ottiene tutto”: le dolci parabole della cinghia che si abbatteva addosso allo studentello lavativo hanno ottenuto effetti strabilianti, facendolo diventare un ottimo operatore di infortunistica stradale, competenza che gli invidio manifestamente.

Arriva il momento della cena: appuntamento per le 19.40 nel parcheggio del vecchio comando; parto per tempo per evitare ritardi ed arrivo in via della Gazzella ove intravedo un gruppo di persone che penso siano i colleghi già arrivati; in quel momento Umberto mi chiama per chiedere dove mi trovi e, per farla breve, gli altri intendevano via Euterpe, non via della Gazzella, ancora un segnale di vecchiaia incipiente.

 continua…

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