Dibattiamo del tema sicurezza, è sempre utile (battuta di spirito ndr) e poi come il tempo e lo sport è argomento inesauribile e dunque lascia aperte sempre nuove possibilità per chiunque voglia pontificare: come durante le partite della nazionale di calcio quasi tutti gli italiani sono allenatori di provata esperienza, in occasione di fatti che cadono sotto i riflettori della ribalta mediatica ogni dimorante nel belpaese è un mix tra capo della polizia e dei servizi segreti.
Partendo dall’episodio che ha visto i miei due colleghi coinvolti sabato scorso, in consiglio comunale si è dibattuto di sicurezza: l’alto consesso cittadino ha affrontato il tema, cosa ne sortirà vedremo nel futuro prossimo o remoto, chissà.
Nell’immediato abbiamo avuto la solidarietà di praticamente tutto l’arco costituzionale presente, e già questa potrebbe essere una novità ed in effetti un po’ sono stupito dal fatto che nessuno ma proprio nessuno abbia dato dei razzisti (il sanzionato è albanese), intolleranti, inflessibili, sceriffi senza buon senso, ai due agenti che hanno controllato un veicolo parzialmente – solo parzialmente eh – in sosta sul marciapiedi, e che sarà mai …
Un punto a favore e poi?
Qualcuno ci informa (grazie, ne avevamo bisogno) che viviamo in una società collerica e che il governo sta lasciando soli i primi cittadini a gestire bisogni e problemi: servono più risorse!
Difficile non condividere cotanto assunto, servono sempre più risorse, le risorse non fanno mai male, un po’ come indossare la maglia della salute.
Poi viene espressa riconoscenza agli agenti che avrebbero potuto lasciare andare il tizio in stato di alterazione e invece non lo hanno fatto: è un piacere sentirlo dire specie pensando a tal Franco Gabrielli che, a commento di ben più tragico evento, avrebbe dichiarato che c’era pure una targa, un proprietario … (non ho le fonti, resto sul vago, scusatemi).
Seguendo sempre il resoconto giornalistico c’è chi rimarca che troppo spesso la polizia locale viene sminuita perché considerata solo il corpo che si occupa delle multe: da incorniciare e riesumare ogni volta che si parla di bilanci (non mi riferisco in questo specifico dettaglio alla città ducale, sia ben chiaro).
Poi altri interventi: chi invita il sindaco ad andare a parlare col ministro dell’interno poi sostiene che serva un patto con la prefettura per i pattugliamenti misti, non devono mancare formazione e strumentazione e pure un nucleo cinofilo ed uno investigativo.
Altri invocano maggior coinvolgimento dei consiglieri (facciamo pattuglie miste con loro?) ed addirittura c’è chi propone un immagino risolutivo consiglio monotematico senza dimenticare di riproporre la necessità di maggiore formazione.
Immancabile anche il tema taser: più taser per tutti (gli agenti della locale of course) e lo spray al peperoncino (già in dotazione? se qualcuno lo sa batta un colpo).
Riecheggiano la necessità di maggior formazione e quella su taser e spray al peperoncino.
Essendo il dubbio la cifra dell’intellettuale, specie di sinistra (a destra normalmente sono ottusi e senza dilemmi) c’è chi si domanda come mai un albanese così pericoloso fosse libero: forse perché non aveva condanne da espiare?
Cosa ho ricavato dalla lettura di questo resoconto?
Che serve più formazione, per tutti: appartenenti alla polizia locale, amministratori, politici di ogni ordine e grado.
Quando venni assunto in quel di Rimini, grazie alla fortuna che ebbi, di conoscere un grandissimo maestro (di figure di quel calibro sia professionale sia umano non ne ho incontrati molti altri, conteggiabili sulle dita di una mano monca) come Umberto Farina (e sappiamo quale investimento su di lui ha fatto il suo comando di appartenenza, meditate politici meditate), avevo entusiasmo e motivazione a mille: credevo in questo lavoro e ambivo ad un ruolo di maggior impegno e responsabilità per la polizia locale italiana: mi sentivo e lavoravo come un agente di polizia di locale.
Sostenevo con decisione la necessità di una riforma legislativa che riconoscesse e rendesse normalità quel che allora era un modo di agire definibile come straordinario.
Diventato funzionario in quel di Modena, addetto all’ufficio di polizia giudiziaria, mi sono trovato a respirare la stessa aria: la volontà, determinazione direi, di contribuire alla sicurezza della città in collaborazione e pari dignità coi “cugini bravi”, a tutto campo, senza complessi.
Cosa univa queste due realtà? Che a livello personale a Rimini o a livello anche politico locale a Modena ci si proiettava avanti col cuore e l’intelletto, si tentava di lavorare secondo un più moderno concetto di polizia locale, quasi che si volesse costringere il legislatore nazionale ad accorgersi delle mutate condizioni di vita e lavoro e ad assumere le determinazioni politiche nazionali conseguenti.
Questa mentalità continua ancor oggi, a macchia di leopardo come sempre, per cui abbiamo colleghi o comandi che si dedicano ad attività che di solito vengono svolte da altri corpi o così vengono percepite: i risultati, anche ottimi, non mancano perché abbiamo tanti, tantissimi professionisti seri e preparati.
Non è successo, invece, quel che si sperava: il riconoscimento da parte del legislatore e non mi stupisco, ne ho già parlato svariate volte, i motivi sono tanti e non sto qui a ripeterli ma è evidente che una vera, seria riforma non è ancora matura.
Il tenore delle affermazioni che ho citato sopra lo dimostra platealmente: taser o non taser, spray al peperoncino o no, nuclei cinofili, investigativi, pattuglie miste (introduciamo un modello tipo quote rosa?), arma o non arma?
Se manca un progetto ogni iniziativa, seppur lodevole, rischia di essere come un fuoco d’artificio, un bagliore che illumina la notte per pochi istanti giusto il tempo di creare un’illusione.
Una polizia locale formata, dotata delle strumentazioni necessarie, di locali adeguati, di personale in numero sufficiente richiede, lo ribadisco fino allo sfinimento, una seria, radicale, riforma, con valutazioni, modifiche, innovazioni, investimenti e verifica dei risultati.
Vi sembra che politici e amministratori oggi stiano facendo questo tipo di lavoro? Non parlo di schieramenti politici, sia chiaro, ma di classe dirigente che comprende chi governa e chi fa opposizione (una seria opposizione è un’enorme ricchezza per ogni istituzione democratica); quando va bene si naviga a vista.
Personalmente, partito con l’entusiasmo da agente di polizia locale, poi funzionario di polizia locale, oggi preferisco definirmi guardia del comune e, quando capita che qualcuno mi domandi che lavoro faccio, la risposta è “dipendente pubblico”.
Non vedrò la riforma e nemmeno la predisposizione di procedure e protocolli operativi condivisibili da Bolzano a Palermo, lo spirito anarcoide, la frammentazione delle realtà locali, l’ostilità di certe forze politiche, l’ostilità di certi sindacati, l’ostilità di certi colleghi, l’ostilità di certi ministeri, l’ostilità … vedete voi cosa aggiungere: in Italia non ci sono le condizioni culturali perché possa avvenire una reale riflessione e riorganizzazione dell’intero comparto della sicurezza e men che mai un serio approfondimento delle specificità della polizia locale.
Parma, 11 febbraio 2025, memoria dell’apparizione della Beata Vergine Maria di Lourdes