Caro amico, ti scrivo

Oggi, quando entrerai in sala operatoria io non ci sarò; ti ho proposto di rinunciare al viaggio ma hai rifiutato; te l’ho ripetuto ottenendo la medesima risposta e allora non sarò nell’atrio ad aspettare, pregare e piangere. Lo sai che sono molto emotivo ed ho la lacrima facile, non sarà una caratteristica molto maschile ma m’importa poco.

Hai paura e ne hai ben ragione, anch’io ne molta però ho anche fiducia perchè sono sicuro che combatterai e, per quanto mi sarà possibile, vorrei dire che combatteremo, assieme.

Sono ormai quasi 40 anni che ci conosciamo, non che valga qualcosa, sai che non sono uno che crede nelle fantomatiche amicizie dell’infanzia o giù di lì, però, in questo caso, tanti anni, con le pause che ci sono state, sono la traccia di un rapporto duraturo.

Rispetto, sostegno, condivisione senza pregiudizi o giudizi malevoli ne sono stati la cifra ed in virtù di questo mi onoro di averti nella mia ristretta cerchia di amici.

Non ti ho accompagnato, nei giorni precedenti, perchè ho rispettato le vostre scelte ma vorrei farti sapere che ti sono sempre rimasto accanto; adesso spetta a te e a te soltanto superare questo momento terribile; una volta fuori dalle stanze proibite dell’ospedale, invece, vorrei trovarmi al tuo fianco, per quel che ti servirà.

Assieme.

Supererai questo momento e ci troveremo migliori anche se non è vero che il dolore rende più umani, non c’è nessun automatismo; guardiamo al futuro e vediamo cosa sarà possibile realizzare, con calma, senza fretta.

Solo questo volevo dirti, è poco lo ammetto, ma quel poco che potrò fare lo metto a disposizione, vedrai tu come approfittarne.

In questi giorni ho meditato spesso sul significato di miracolo, mi sono domandato perchè chiedere una o più grazie, perchè sperare che vengano esaudite e perchè dovrebbero essere ascoltate le mie suppliche, io che sono un peccatore incallito.

C’è tantissimo dolore nel mondo, cose orribili che solo a narrarle c’è da rabbrividire e allora perchè mai Qualcuno dovrebbe ascoltare le mie richieste? Non mi è chiaro e tuttavia mi sono permesso di chiedere e continuo a domandare, ogni giorno, alcune grazie.

Ignoro se verranno accolte; quello che chiedo, in subordine, è che si realizzi quello che Mosè deve pronunciare sul popolo di Israele:

“Ti benedica il Signore e ti protegga, il Signore faccia brillare su di te il Suo volto e ti sia propizio, il Signore rivola su di te il Suo sguardo e ti conceda pace”.

Questa è la mia preghiera preferita e l’auspicio che faccio ogni giorno, assieme a quel che Iabez chiede al Signore, venendone soddisfatto: “Se il Signore ci benedicesse, se ampliasse i nostri confini, se la Sua mano fosse con noi e ci tenesse lontano dal male così che non abbiamo a soffrire”.

Iabez è  stato esaudito, così potrei esserlo pure io.

Santiago di Compostela, martedì 7 febbraio 2017, memoria del beato Pio IX

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