bellezza e ideale dell’io

Che la bellezza sia una delle mie ossessioni è del tutto evidente.

Nella bellezza, come ideale, si nasconde la solita trappola.

Ne fa chiarezza il solito Sigmund Freud che in “Introduzione al narcisismo”, ad esempio, chiarisce: ” Essere innamorati significa che la libido dell’Io trabocca sull’oggetto. Significa avere la forza di sospendere le rimozioni e ripristinare le perversioni.

Quando si è innamorati l’oggetto sessuale assurge a ideale sessuale. Dal momento che l’innamoramento di tipo oggettuale o per appoggio si sviluppa in base all’adempimento di condizioni amorose infantili, possiamo dire che qualsiasi oggetto adempia a questa condizione viene idealizzato.

L’ideale sessuale può intervenire in una interessante relazione ausiliaria con l’ideale dell’Io. Nel caso in cui al soddisfacimento narcisistico si frappongano ostacoli reali, l’ideale sessuale può essere usato come soddisfacimento sostitutivo. L’individuo in questione amerà allora secondo il tipo narcisistico di scelta oggettuale ciò che egli stesso era e non è più, o altri che possieda le prerogative che egli stesso non ha avuto mai.

La formula che corrisponde a quanto sono venuto esponendo è la seguente: Viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’Io per raggiungere il suo ideale.”

Sempre Freud, in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” illumina ancora: “abbiamo dovuto avanzare l’ipotesi che nel nostro Io si sviluppi un’istanza suscettibile di separarsi dal resto dell’Io e di entrare con esso in conflitto. L’abbiamo chiamata “ideale dell’Io” e le abbiamo attribuito come funzioni l’autosservazione, la coscienza morale, la censura onirica e l’influsso determinante nel processo di rimozione. Abbiamo detto che essa è l’erede del narcisismo originario, nel quale l’Io del bambino bastava a se stesso. Essa a poco a poco fa proprie, traendole dagli influssi dell’ambiente, le richieste che quest’ultimo pone all’Io e a cui l’Io non sempre si dimostra pari: di modo che, qualora non possa essere soddisfatto del proprio Io in quanto tale, l’uomo possa trovare la propria soddisfazione nell’ideale dell’Io differenziatosi dall’Io.

La tendenza che qui falsa il giudizio è quella all’idealizzazione. Ciò tuttavia ci facilita l’orientamento; riconosciamo che l’oggetto viene trattato alla stregua del proprio Io, che pertanto nello stato dell’innamoramento una quantità notevole di libido narcisistica deborda sull’oggetto.  In talune forme di scelta amorosa salta addirittura agli occhi che l’oggetto serve a sostituire un proprio, non raggiunto ideale dell’Io. L’oggetto viene amato a causa delle perfezioni cui abbiamo mirato per il nostro Io e che ora, per questa via indiretta, desideriamo procurarci per soddisfare il nostro narcisismo.

Se la sopravvalutazione sessuale e l’innamoramento aumentano ulteriormente, l’interpretazione del quadro diventa ancora più inequivocabile. Le tendenze che tendono a un soddisfacimento sessuale diretto vengono completamente compresse sullo sfondo, come avviene ad esempio invariabilmente nel caso delle infatuazioni amorose degli adolescenti; l’Io diventa sempre meno esigente, più umile, l’oggetto sempre più magnifico, più prezioso, fino a impossessarsi da ultimo dell’intero amore che l’Io ha per sé, di modo che, quale conseguenza naturale, si ha l’autosacrificio dell’Io. L’oggetto ha per così dire divorato l’Io. In ogni caso d’innamoramento sono presenti elementi di deferenza, di limitazione del narcisismo, di autodanneggiamento; nei casi estremi, non si fa altro che esaltare questi elementi, e, per effetto del ritirarsi delle pretese sensuali, questi dominano incontrastati.

Ciò ha luogo soprattutto nei casi di amore infelice, che non può venir appagato, dato che ove invece il soddisfacimento sessuale è raggiunto la sopravvalutazione sessuale subisce ogni volta una riduzione. Contemporaneamente a tale “dedizione” dell’Io all’oggetto, la quale già non si distingue più dalla dedizione sublimata a un’idea astratta, le funzioni conferite all’ideale dell’Io vengono interamente meno. La critica esercitata da tale istanza tace;tutto ciò che l’oggetto fa ed esige è giusto e perfetto. La coscienza morale cessa di applicarsi a tutto ciò che giova all’oggetto; nell’accecamento amoroso si può diventare criminali senza provarne rimorso. L’intera situazione può venir esaurientemente compendiata in una formula: L’oggetto si è messo al posto dell’ideale dell’Io.”

Con la consueta chiarezza Giacomo Contri, a proposito dell’ideale dice: “l’Ideale, si rifiuta alla legge, alla forma di legge: parlo di una legge in cui si è imputabili (di atti), giuridica.” (post del 20/03/2017).

Ancora, in un post dell’11-12 marzo 2017, aggiunge: “In anni e decenni in cui si mettono virgolette dappertutto, è il caso di scoprire che la parola “amore” è la prima se non l’unica che le meriti in quanto la più equivoca tra tutte da tutti i secoli.

     Ma in fondo lo diceva già Platone, maestro di equivoco, quando scriveva (Simposio) che eros, l’amore, è il figlio miserabile della miseria, penìa, e dell’espediente (come si dice “vivere di espedienti”), poros.

     Il caso più flagrante e notorio ne è quello dell’innamoramento, detto anche “perdere la testa” cioè il pensiero.

     La canzone lo dice in tutti i modi, salvo tenersi lontana dalla conclusione in … eterno, fino alla fede miscredente che almeno “lassù qualcuno mi ama”.

     Si osserva che per non perdere questo “amore” si farebbe e penserebbe qualsiasi cosa, patologia, errore, delitto.

     Rimane da chiedersi se la parola “amore” vada solo riservata all’illusione più frequente e totalizzante, risposta che non è la mia:

     io desumo il suo significato da quello primario, che designa almeno per un momento il regime dell’appuntamento o del patto:

     in questo si riassume tutta l’esperienza di tutti, secondo i due versanti del con-venire con esso e dello s-venire da esso.”

È emerso un bel bivio, quello tra l’antieconomia dell’innamoramento e la possibile società per azioni dell’amore, tra l’economia autarchica, di sussistenza, del baratto del narcisismo, alla produzione di beni e servizi del rapporto con un altro.

La bellezza, come ideale, non è amica del pensiero.

Diritto & Economia sono una buona forma di scibboleth.

Parma, 9 aprile 2017

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