A Mantova lunedì dell’Angelo

Capita che la mattina del lunedì dell’Angelo arrivi un invito a visitare Mantova: impossibile rifiutare se a farlo è Patatino, così mi sono concesso l’ennesima splendida giornata, camminando per la bellissima Mantova a visitarne alcuni luoghi “iconici”: Palazzo Te e Palazzo Ducale, con l’imprevisto intervallo della basilica di sant’Andrea.
Luoghi che avevo già visto anni or sono e che ho nuovamente apprezzato, con entusiasmo.
L’appuntamento era fissato per il parcheggio di Palazzo Te, cui sono arrivato nonostante la partita di calcio della squadra locale; dopo esserci concessi un piatto di mezze maniche cacio e pepe è iniziata la visita di Palazzo Te; approfittando della condivisione dei miei auricolari, in modo da non dover tornare a restituire l’audioguida, abbiamo gustato l’intero palazzo.
L’onesto ozio del principe, in un palazzo che è stato una villa suburbana su un’isola all’interno di un lago ormai prosciugato, ecco in estrema sintesi quel che è questa costruzione, un luogo di riposo e svago (divertimento allora non era così di moda) ove si ricevevano anche gli importanti ospiti di passaggio come Carlo V o il re di Francia Enrico III.
Giulio Romano ne è stato il creatore, Federico II Gonzaga il committente, un mecenate, come all’epoca andava di moda presso molte corti.

Com’è ovvio in queste visite, si potrebbero scrivere volumi se si fosse competenti; dal canto mio, da competente in grassa ignoranza, mi limito a notare quel che mi ha colpito ed ecco, allora, la Sala del sole e della luna, con un soffitto famosissimo dove sono rappresentati i carri del sole e della luna, compresenti eppure distanti, eterna ciclicità naturale.
Natura che la fa da padrona anche nella Sala dei cavalli dove sono rappresentati ben sei equini a dimensione naturale, possenti ed eleganti.
La cultura prende il sopravvento – si fa per dire – nella Sala di Amore e Psiche, ispirata alle Metamorfosi di Apuleio, dove, tra altri, un gigantesco Polifemo troneggia in attesa di interrompere in modo tragico l’amore tra Galatea ed Aci ed in quella dei Giganti dove ancora si leggono le “firme” dei lanzichenecchi che invasero Mantova (il cui sacco risale al 1630).
Ogni ambiente del palazzo è leggibile secondo diversi timbri, dal politico (l’alleanza con Carlo V), all’erotico, dall’astrologico al mitologico e forse iniziatico; la guida sottolinea la presenza della salamandra, animale prescelto dal duca per opposizione al proprio carattere: la salamandra era ritenuta animale “frigido” per antonomasia, all’opposto il duca doveva essere un personaggio molto focoso e interessato ai trattenimenti amorosi.
Quel che è certo è che gli agi del marchese poi duca Federico II Gonzaga non contemplavano la presenza di richiami al cristianesimo, come non è strano che sia accaduto in quel periodo storico.
Al piano superiore del palazzo ci sono alcune raccolte degne di visita: le opere di Federico Zandomeneghi, pittore macchiaiolo impressionista molto bravo ed una raccolta numismatica che meriterebbe maggior valorizzazione.
Dopo Palazzo Te la passeggiata d’ordinanza per dirigerci verso Palazzo Ducale.
Corso principale strapieno di gente, davvero non mi aspettavo tanta confusione, ma questi assembramenti in movimento non ci impediscono di vedere un locale che propone la famosissima (ed ottima) torta sbrisolona, prodotto tipico di questa città.
Patatino ne è ghiotto e così decidiamo di accettare la proposta del venditore: 3 sbrisolone a 10 euro (ne terrò una io).
Sulla strada c’è anche un tempio molto famoso per la struttura architettonica, è la basilica di sant’Andrea, co cattedrale della diocesi di Mantova.
Decidiamo di visitarla, è il mio richiamo della foresta: non si passa davanti a una chiesa senza metterci il naso dentro.
Nella cripta di questa basilica sono custoditi due vasi che conservano la terra intrisa del sangue di N.S. Gesù Cristo, portata a Mantova da san Longino, il famoso centurione della lancia nel costato di Gesù in croce.

Patatino è scettico ma questo origina una chiacchierata sulle reliquie, la loro autenticità, la Sacra Sindone, argomenti sui quali qualche nozione da spendere la possiedo.
Passiamo davanti alla tomba di Andrea Mantegna e finalmente eccoci a Palazzo Ducale.
La famosissima Camera degli Sposi possiamo visitarla praticamente in solitaria e trattenendoci tutto il tempo desiderato.
Un luogo, questo, straordinario, che oggi sarebbe impensabile: rappresentare in camera da letto eventi politici è decisamente fuori moda anche per uno dai gusti eccessivi come il neo imperatore degli USA Donaldus Trumpulus.
Luogo di riposo ma anche di ricevimenti.
La stanza è celebre soprattutto per la rappresentazione dell’oculo, quel finto foro verso il cielo, illusione magistrale di Mantegna che richiama alla memoria quello reale del Pantheon a Roma.
Il tempo che rimane, fino alla chiusura non è tanto per cui dobbiamo correre, sollecitati da qualche addetto, seppur con molto garbo.

Segnalo, giusto come selezione al volo, una splendida pala di Cima da Conegliano, il Polittico di sant’Anna, poi abbiamo incontrato una presenza inaspettata, una pala di Andrea Mantegna, proveniente da Venezia, il san Sebastiano di Ca’ d’Oro.
L’occasione buona per spiegare a Patatino il ruolo di san Sebastiano, protettore della polizia locale e anche mio almeno fino a che … ne riparleremo.
Capisco che un’opera di Andrea Mantegna non possa essere definita poco entusiasmante ma ammetto che questo san Sebastiano non mi convince, perlomeno nel volto; il fisico è ben “scolpito” ma il viso proprio non mi piace: è vero che il volto esprime un grandissimo dolore, ma insomma non mi piace proprio.
La visita si conclude davvero un po’ di corsa ma sono le 19 ed è tempo di dedicarci ad altro: decidiamo di comune accordo di cenare assieme e così finiamo in una pizzeria non proprio economica.
Una cena in tranquilla confidenza, chiacchierando di tutto, come piace a me (e Freud approverebbe) poi verso le auto, attraversando un parchetto al buio (poco rassicurante ma io sono prevenuto come mi ha fatto notare Patatino, d’altronde anni di polizia giudiziaria mi hanno instillato un certo malfidato cinismo).
Un saluto affettuoso con la richiesta di avvisare dell’arrivo a casa e … mai avrei pensato che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti.
Ma la giornata è stata splendida, come non succedeva da tanto tempo (a parte le altre giornate con Patatino).
Nel dolore provo comunque gratitudine per questi pochi giorni così inaspettatamente straordinari.

Mantova, 21 aprile 2025 lunedì dell’Angelo

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