4 novembre 2018

Parto dalla fine: mentre mi recavo, in incolpevole ritardo, verso il Duomo di Fidenza per assistere alla Messa, ascoltavo la radio; mi sono sintonizzato, ad un certo punto, su Radio Maria ed ho sentito una voce…

L’ho riconosciuta subito, era la voce di don Enzo Dei Cas, direttore dell’oratorio di san Benedetto ai tempi che furono, quando, durante le celebrazioni liturgiche, mi dilettavo di torturare i sacerdoti salesiani, dell’epoca, don Enzo ed il parroco, (san) don Lino Bin.

Ci voleva tutta la loro pazienza per sopportare un tirannico cerimoniere, che infliggeva loro ogni sorta di precisazione dal modo di indossare i paramenti a quello di tenere le mani.

Quella del cerimoniere è sempre stata una passione che, sfortunatamente, non ha mai trovato un esito definitivo e che ho ormai abbandonato da tempo.

Ho risentito con piacere la voce di don Enzo, che ha evocato piacevoli ricordi; spero che si trovi bene in quel di Chiari e che abbia le soddisfazioni che merita.

Il 4 novembre è giornata di celebrazioni, giusto per restare in tema di cerimonie: questo è quello del centenario; sono trascorsi 100 anni dalla fine della Grande Guerra.

Guardando il sito dell’esercito italiano mi pare di avere rilevato una piccola imprecisione: “La data, che celebra la fine vittoriosa della guerra, commemora la firma dell’armistizio siglato a Villa Giusti​ (Padova) con l’Impero austro-ungarico ed è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate”, questa la frase incriminata; l’errore, se non ricordo male io, il che è possibilissimo, riguarda l’armistizio di Villa Giusti, che venne firmato il 3 novembre e non il 4.

Il 4 novembre, alle ore 15.00 l’accordo del giorno precedente, quello di Villa Giusti, venne applicato e terminò l’immane massacro che aveva devastato l’Europa.

Delle conseguenze della pace imposta ai tedeschi si è molto discusso e non sono certo io in grado di analizzare a fondo un periodo così complesso; parlando con amici ho scoperto alcuni risvolti di quello che fu uno scontro di civiltà prima ancora che una guerra: uno scontro tra due sistemi filosofici, economici e sociali, ma ne riparlerò, se mi sarà possibile.

Ci sarebbe da riflettere su cosa comporti la vendetta

Il periodo che va dalle guerre risorgimentali alla Grande Guerra è stato molto trascurato, nella mia vita scolastica; oggi ne sono assai dispiaciuto, mentre allora non avevo la capacità di capire quanto fosse interessante la storia e questo periodo in particolare.

Ai tempi dell’università mi dedicai, con grande entusiasmo, alla storia medioevale (ho dimenticato tutto, con mio grande dolore), alla storia della chiesa, dei movimenti ereticali, mentre non misi mai piede nel mondo moderno.

Debbo alle amicizie che ho coltivato, la voglia di riscoprire la storia: quella del barocco e quella della nascita del nazionalismo innanzitutto.

Nella mattinata mi sono dedicato alla celebrazione che si è tenuta nella mia città: evento assolutamente sottotono, con scarsa partecipazione di pubblico, come peraltro mi aspettavo.

Il mio incarico è stato operativo per cui non ho potuto sfoggiare la mia tanto amata sciarpa azzurra (tra un po’ mostrerà i segni della muffa), cosa che mi avrebbe fatto molto piacere considerando l’importanza dell’evento, ma pazienza. Pur lavorando nel miglior comando che esista in regione (ero tentato di dire dell’Unione europea ma non esageriamo), non tutte le ciambelle vengono col buco.

Tutto è comunque andato nel migliore dei modi, o almeno lo spero.

La serata, dopo una gustosa cena preparata dalla sempre ottima padrona di casa, Silvia, si è conclusa con l’ascolto di un’opera di Giuseppe Verdi che non avevo mai ascoltato (come la maggioranza della produzione verdiana), il Macbeth dell’ultimo festival verdiano di Parma: una bella scoperta, opera interessante.

Un 4 novembre da archiviare tra le belle giornate, tutto sommato.

Parma, 4 novembre 2018 memoria di san Carlo Borromeo e dei Santi Vitale e Agricola Protomartiri bolognesi

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