π day e auguri a Cristian

Oggi giornata di riposo dal lavoro, dedicata ai lavori domestici:

travaso piantine acquistate ieri, quindi interramento di tre peonie in giardino, rifacimento letti e lavatrice, concimazione piantine (viole, camelia, giacinti, narcisi), stenditura panni, pulizia pavimenti, preparazione pranzo.

Dopo pranzo comincio a preparare cena quindi vangatura di parte dell’orto, eliminazione erbacce, raccolta panni.

Sono leggermente a pezzi, mi sento un casalingo sfruttato.

Nelle pause, però, ho modo di scoprire alcune particolarità di questa giornata: il santo del giorno è santa Matilde di Germania (fatti gli auguri a chi di dovere), donna colta e volitiva, che si è occupata di affari di stato da protagonista.

Ricorre anche il compleanno di Albert Einstein, uno che ha scoperto qualcosa di significativo per l’umanità; aggiungiamoci anche che oggi è il π day ovvero la giornata che permette di mettere in fila, unica volta in questo secolo, ben dieci cifre del famosissimo numero irrazionale da tutti studiato a scuola.

Gli americani gli hanno dedicato una giornata il che mi fa pensare che sono un po’ a corto di storia per trovare interessante una simile banalità, ma registro questa particolarità come curiosità cui andrebbe dedicato il tempo di un gioco di quelli numerici da rivista di enigmistica.

Infine, buon ultimo (ma non rientra nel famoso in causa venenum) ricorre il compleanno del mio prediletto Cristian Cosimo.

Festeggio a distanza l’evento, immaginandolo, a pranzo coi colleghi a far baldoria.

Non ricordo il momento in cui ci siamo conosciuti (i primi giorni a Modena ero confuso da tante facce nuove e dalla necessità di trovar casa) ma da quando compare nella mia memoria i ricordi sono sempre positivi.

Perchè dedicargli un post? per un motivo molto semplice: assieme ad Andrea Piselli è stato il mio prediletto; cito soltanto un episodio: grazie al suo spirito di iniziativa sono riuscito ad andare a visitare Auschwitz come desideravo da tempo.

Ormai è quasi un anno che sono lontano da Modena ma, saltuariamente, ancora ci sentiamo e sempre con grande freschezza e cordialità.

Non voglio tesserne le lodi ma ricordare a me per primo che incontrare persone di tal fatta è una fortuna (e a Modena, come a Rimini, a Cesena, a Livigno, a Bologna ai tempi dell’università) ma non solo.

Nel caso di Cristian, come in altri, ho accettato di essere imputabile e di poter essere destinatario di un buon trattamento; in questo ho saputo essere, come direbbe Freud “passivo”.

Ho accettato di ricevere, cosa che, fino a non tanto tempo fa mi era difficoltosa; come dice Giacomo Contri (un altro da cui ho imparato a ricevere): “il “bene”, non si tratta di farlo, ma di agire in modo che si produca per mezzo di altri”.

Cristian è uno di questi casi

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