sogno con ascensore

Dopo alcune notti di digiuno, finalmente, un sogno è venuto ad allietarmi.

Devo far arrivare dei pali o dei palchi(?) per la festa (?) di Colorno (?), me lo dice al cellulare Umberto; mi trovo al V piano e devo scendere con l’ascensore che forse è occupato.

Forse parlo con qualcuno che è in uno degli uffici su cui si affaccia il corridoio, forse la Wonderdanielina.

Vedo dall’alto un cortile, un chiostro quasi, dove si trovano delle giostre, poi sono in quel cortile e qualcuno, forse un operaio di Sorbolo o Guastalla(?) mi dice, arrabbiato, che i pali arriveranno tra mesi, che lui ha un numero elevato di ferie, riposi, recuperi (?) e quindi sarà assente per molto tempo.

Forse ottengo che il lavoro venga fatto comunque. poi parlo con qualcuno, forse varie persone tra le quali una donna, alla quale spiego che scriverò alla corte dei conti, loro ascoltano interessati,  perchè spiego che l’ho già fatto e sono stato ascoltato.

Sono all’interno di un locale dove sono esposti, su un lungo tavolo, numerosi prodotti, forse brioche, penso di prenderne uno ma in quel mentre compare una signora, arrabbiatissima, che mi dice che per prenderle è necessario pagare; le rispondo che così era mia intenzione di fare visto che sono un pubblico ufficiale ma, nel mio intimo, penso che la mia intenzione era ben altra.

Ora mi avvicino all’ascensore dove sono in attesa altre persone che invito a salire prima di me visto che l’ascensore è piccolo.

Salgo poi io, l’ascensore è davvero angusto e chiedo (o mi chiedo) “ma è stato ristretto?” Mi sento veramente strettissimo e forse penso che abbia a che fare con l’intestino (o questo pensiero mi è venuto appena sveglio?).

Questo il sogno.

Mi è rimasto in mente questo pensiero dell’intestino che mi fa pensare al parto anale e al labirinto di cui parla Freud ne “Teorie sessuali dei bambini” e non solo: “Così, ad esempio, nella leggenda del Labirinto può essere ravvisata la rappresentazione di una nascita anale: i corridoi aggrovigliati sono l’intestino, il filo di Arianna il cordone ombelicale” [Lezione 29 Revisione della teoria del sogno].

Del labirinto, in particolare, mi torna in mente il Labirinto della Masone, vicino a Fontanellato, che ho visitato tempo fa, ma anche a quello di Cnosso, progettato da Dedalo e dov’era stato rinchiuso il Minotauro; non a caso si usa dire “dedalo di viuzze”.

Fatto notorio che nei dedali di viuzze io mi perda con estrema facilità così come l’assenza di senso dell’orientamento, tanto che riesco a perdermi anche quando ho l’ausilio del navigatore.

Potrebbe essere un sintomo nevrotico, non il primo né l’ultimo.

Dal parto anale mi viene in mente il rapporto sessuale “more ferarum” che mi suggerisce un’idea di dominio che vede soccombente, ovviamente, la parte femminile, dal che ne deriverebbe che il rapporto sessuale è una forma di sadomasochismo.

Ne ha parlato Freud, non mi ci soffermo ulteriormente.

Le pareti del labirinto mi ricordano un rimbalzare contro un muro di gomma, quindi un procedere incerto, confuso, senza meta e faticoso, angosciante.

Dell’ufficio e della collega con cui parlo non ho nessi particolari se non che a Rimini il corridoio opposto a quello dove avevo l’ufficio io, conduceva all’ufficio del comandante ed era connotato da una deprimente seriosità che io spezzavo ogni volta che mi capitava di transitarci poiché avevo sempre una battuta o un episodio buffo da raccontare.

Il corridoio, grande, mi dà l’idea del procedere spedito.

L’ascensore mi rimanda ad un ascensore, sempre nel riminese direi, esterno, in vetro, che conduceva forse al IV o V piano e che, la prima volta, aveva suscitato qualche perplessità in me visto il timore per le altezze; lo presi comunque e non ebbi problemi.

Sognare è un’attività altamente gratificante, sopratutto perchè mi spiazza, perché è una possibilità di cambiare discorso, infatti è un pensiero che deroga dal consueto discorso, che è sempre imprigionato nei consueti rigidissimi schemi della nevrosi ed è, quindi, sempre “di menzogna”.

Parma, 25 giugno 2018 memoria di san Prospero

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