Sogno amoroso e danese

Questo conturbante sogno risale al 18 aprile

C’è una sala in cui ci sono forse delle iscrizioni e forse una conferenza; nella sala c’è Andrea Piselli ed attorno a lui si trovano 4 coppie gay che stanno facendo sesso.

La scena cambia: siamo seduti da qualche parte, io Andrea Piselli ed Attilio Sebastiani, e forse parliamo di gradi ed io chiedo ad Attilio qualcosa del tipo “ma tu non sei ispettore capo?”, alla sua risposta negativa domando  qualcosa del genere “e con la pensione (integrativa?) come la mettiamo? prendi troppo poco di stipendio?

Cambia la scena ed io Andrea e un’altra persona (sempre un uomo) ci baciamo quindi saliamo in auto, è una vettura sportiva, elegantissima, bianca, forse una mercedes, bassissima, ma entrando, in realtà è spaziosissima; Andrea è alla guida e scambia qualche parola o fa qualcosa con questo ragazzo che però io non conosco; forse recrimino, con Andrea, il fatto che mi aveva promesso un bacio ma ancora non me l’aveva dato ma lui risponde che me l’avrebbe dato, cioè che avrebbe mantenuto la promessa; quindi mette in moto per condurmi non ricordo dove.

Questo sogno, invece, è del 22 aprile.

Mi trovo in treno e forse vedo all’esterno un grandissimo temporale e poi il bel tempo; arriva il controllore che chiede i biglietti, che ovviamente gli mostro, quindi sveglia mia madre che si trova a letto; gli domando se fosse proprio necessario vegliarla quando ormai siamo quasi arrivati ma lui non vuole sentire ragioni e la sveglia per chiederle il biglietto.

Ora siamo in Danimarca, io Marta e sua madre Anna; abbiamo una grande valigia e Marta mi dice: “apriamo la valigia che faccio uscire mio padre” che era chiuso nella valigia forse per risparmiare i soldi del biglietto.

Apriamo dunque la valigia e ne esce il padre di Marta che parla del biglietto, del mostrare il biglietto o del suo controllo, non so esattamente.

Siamo dunque in Danimarca, di fronte ad un enorme palazzo che forse è il municipio (Radhuset), almeno in parte, mentre davanti c’è una sorta di serpentone come se fosse un toboga, una costruzione con gli scivoli dei parchi acquatici, ma munito anche di numerosissime scale.

Ora siamo proprio lì che ci guardiamo, ci muoviamo in questo posto; io mi lamento perchè non c’è nulla da fotografare; forse siamo da due giorni sul posto e non ho trovato nulla da fotografare.

Cambia la scena e siamo a casa di una tipica famiglia danese (forse); c’è qualcosa che ha a che fare con l’andare in bagno; ci sono parecchi bagni ma è come se mancasse la privacy, almeno per me. Ad un certo punto esce dal bagno una ragazza molto carina e Marta mi dice una battuta che non ricordo così come la mia risposta; c’è un uomo che va a fare la doccia ed io aspetto il mio turno.

Io nuoto a rana e sono non so, forse in una risaia o in alcuni canali che girano attorno alla città; c’è comunque molta erba verde nell’acqua, come se ci fosse poca acqua e tuttavia io nuoto bene; mentre nuoto parlo al telefono con mio padre che mi parla di fare del moto. Rispondo che sto facendo moto, nuoto appunto, poi parla anche di ipertensione e colesterolo ma io rispondo che nuotando faccio moto e non ho di questi problemi.

Da questa costruzione si vede il porto e qualcos’altro che non ricordo, comunque viene fuori che c’è una sorta di cappella di santa Lucia; all’interno sembra che ci sia un muro subito dopo, a distanza di un metro, tanto che Marta mi dice che forse è chiusa; su questo muro un dipinto fatto di mattonelle (come quelli che ho visto spesso in Spagna), di colore azzurro che rappresenta santa Lucia e datato 1878 ( 1876?).

Esco e sono ai piedi di un’altra cappella o monumento  che sembra su una collina.

Cambia scena: sono all’incoronazione reale e mi trovo in cima ad una scala che sto imboccando per scendere ma devo anzi voglio cedere il passo  ad una signora, poi ad un’altra quindi sto per scendere io ma arriva un altro e cedo il passo anche a questo, insomma cedo il passo a un sacco di gente.

Mi dicono che c’è stata l’incoronazione reale e che ci sono dei cortei, delle chiatte con sopra delle carrozze, forse c’è anche una sorta di trenino su cui io non riesco a salire.

Il sovrano, che è discendente della famiglia Bernadotte è il nostro padrone di casa, per cui io considero che noi abitiamo in casa del re e lo conosciamo; non so se me lo fanno notare o me ne accorgo io, ma il clima è molto understatement, molto informale, sotto tono, il re non se la tira, non è uno isolato dal popolo, ma è molto alla mano, uno che non si fa notare slavo questa incoronazione dove c’è questa pompa ed i costumi così vistosi.

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