Roma, Galleria Borghese – Bernini

La Galleria Borghese ospita, per celebrare il ventennale della sua riapertura, una mostra dedicata al mio scultore preferito, l’inarrivabile, ineguagliabile, inestimabile Gian Lorenzo Bernini, un uomo che assieme ad uno dei suoi protettori, il cardinale Scipione Borghese, andrebbe santificato honoris causa per avere coltivato un’arte, la scultura, che ha reso decisamente più abitabile e godibile il mondo. 

Un appuntamento imperdibile per me, che mi rispecchio nelle opere di questo artista, trovandomi consonante nell’eccesso, nella spettacolarizzazione e nella teatralità; non potevo mancarlo ma ho pensato di estendere la proposta alla mia super nipote Laura e a mia mamma.

Quest’ultima ha accettato, o meglio ha accettato il fatto compiuto perché messa di fronte al consenso della nipote: a me avrebbe risposto nell’unico modo che conosce:no!

L’evento ha quasi del miracoloso perchè non era mai successo nella storia recente che mia madre accettasse di allontanarsi da casa, anche solo per una notte, per andarsene a spasso col suo figlio adorato, che sarei, ottativamente, io.

Fortunatamente, una delle poche cose positive che mi sono successe da quando sto a Parma, il mensile di gennaio non mi prevede e quindi i festivi me li passo tutti a casa, anche il week end di sant’Ilario, patrono della città ducale (decisamente lavativo, secondo i miei canoni di impegno); stessa cosa per mia nipote e quindi week end a Roma sia.

Partenza di prima mattina, viaggio con freccia rossa da Bologna, arrivo in orario e subito i bagagli presso l’hotel Donna Laura Palace dove siamo stati benissimo.

Abbiamo subito tentato una visita in Vaticano ma la fila sterminata per entrare in San Pietro ci scoraggia per cui decidiamo di andare verso il centro, un po’ a zonzo: Pantheon, chiesa di san Luigi dei Francesi, piazza Navona con la fantastica Fontana dei Fiumi e la chiesa di Sant’Agnese in Agone.

Non prima di essere passati presso il punto vendita dell’Hard Rock Cafe, giusto per un regalino per i nipoti, come da consuetudine.

Un bel pranzetto viene reclamato a gran voce da mia nipote, ovviamente sostenuta dall’augusta e tirannica genitrice il che mi costringe a contravvenire alla consuetudine di saltare il pranzo; spaghetti con vongole veraci per Laura, gnocchi al gorgonzola per mia mamma e tonnarelli cacio e pepe per la mia trasgressione.

Si avvicina l’ora di entrata alla mostra del mio amatissimo per cui inizia il percorso di avvicinamento al museo di Villa Borghese: purtroppo a causa della mia notoria incapacità di orientamento e di indicazioni imprecise sia del navigatore sia di un tizio che guidava un pullman parcheggiato dentro il parco arriviamo con mezzora di ritardo e con molta ansia.

La mostra è fantastica, incantevole, bellissima; purtroppo alle 19.00 chiude e contestualmente anche il bookshop, impedendomi di acquistare catalogo e magneti vari, con enorme disappunto.

Ne parlerò a parte.

Serata in un altro locale niente male dove degusto un prosecco in versione doppia (mia mamma è rigorosissimamente astemia per cui mi tocca anche il suo) per passare ai paccheri con pomodorini secchi e polpo, ottimi, ed un gustoso carciofo alla giudia, con assaggio anche dei rigatoni con la pajata di mia mamma (mentre Laura si paccherizza pure lei).

Stanche le mie donne, le conduco all’albergo dove un’accogliente camera ci attende per il meritato riposo: così è trascorso il giorno della solennità, a Parma, di sant’Ilario.

Il giorno successivo la sveglia non è come da mia consuetudine ma le esigenze di sonno della nipote prevalgono su tutto; ottima colazione in albergo, prendiamo la valigia e via, verso San Pietro.

Inaspettatamente il Santo Padre felicemente regnante celebra Messa, con l’ovvia (per me) conseguenza che non si può accedere alla visita della Basilica, mentre mia mamma resta perplessa: “ma per andare a Messa serve il biglietto?” si chiede decisamente stupita; quando realizza che non è così semplice andare a Messa dal Papa si rassegna ma non ha alcuna intenzione di restare a seguire la cerimonia dai maxi schermi della piazza.

Riprendiamo allora il nostro girovagare.

Zona dei Fori poi trasferimento verso la Fontana di Trevi, tappa irrinunciabile per la nipote, che accontento ben volentieri; pranzo nei pressi, stavolta in un locale meno caratteristico del solito ma non meno soddisfacente soprattutto per il gelato che entusiasma Laura e che piace tanto anche a mia mamma (due magnum “farciti” su richiesta per 9 euro sigh sigh).

Il pomeriggio vede l’ultimo tentativo presso San Pietro, che stavolta va a buon fine: visita della basilica e delle grotte, velocemente perchè il ritorno incombe, con sosta presso la tomba di san Giovanni XXIII di cui mia mamma è molto devota, di quelle devozioni contadine di una volta.

Passiamo anche nei pressi della tomba di un altro santo di grande importanza: san Giovanni Paolo II di venerata memoria.

Il treno ci attende per cui ci avviamo velocemente, compatibilmente con le possibilità di mia mamma ormai esausta, verso la stazione dove ci attende il Freccia Rossa 8450 delle 16.50: viaggio ottimo da ogni punto di vista.

Abbiamo avuto solo un problema, a bordo treno, ma il personale è stato di una cortesia e disponibilità esemplari, che mi hanno riconciliato con Trenitalia.

Ritorno in orario, stanchi ma soddisfatti, ancor più perchè la serata si conclude a cena a casa di mio fratello, come non avviene molto frequentemente.

Dunque tutto è andato bene: prima volta a Roma per mamma e nipote, prima gita assieme, prima volta sul freccia rossa; in questa occasione ho anche utilizzato per la prima volta il nuovo trolley rosso Bikkemberg e lo zaino fotografico Manfrotto che ho ricevuto come regalo natalizio dall’amico Federico.

Da sempre mi piace sottolineare le prime volte, perchè sono un modo per fissare una data, renderla significativa; in questo caso ricordo che riuscii a portare mia madre in gita, di un giorno, a Firenze, quando avevo 14 anni; da allora solo un salto a Milano, sempre grazie a mia nipote.

La quantità di foto ne ha risentito, inferiore al consueto, ma non mi lamento di certo.

Parma, 17 gennaio 2018, memoria di sant’Antonio abate

 

 

 

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