Roma, amata Roma

Dopo alcuni anni di assenza, ho deciso di concedermi una breve vacanza romana; certo non sono Gregory Peck, nè avevo come compagna Audrey Hepburn, la gita era in solitaria anche se ha visto il conforto e felice apporto di una persona speciale.

Partenza da Parma con Freccia Rossa, avrei preso volentieri Italo ma i prezzi non sono concorrenziali, gli orari improponibili e la stazione scomodissima; l’arrivo a Termini è un po’ destabilizzante perchè l’aria che si respira da subito, come sempre, è quella del disordine.

Arrivo velocemente nella struttura che deve ospitarmi; si chiama “Eterna Roma”, in piazza Manfredo Fanti, a due passi dalla stazione; qui sono ricevuto da una cordiale signora che mi consegna le chiavi e mi spiega come accedere.

Devo dire che mi sono trovato bene; l’unico dubbio che ho è riguardo al pagamento della tassa di soggiorno che non risultava inclusa nel prezzo indicato dal sito “venere” che utilizzo spesso, mentre a me sembrava di sì, ma ormai è andata e pace.

Essendomi trovato senza un centesimo, e non in senso metaforico, mi sono messo alla ricerca di un bancomat; poiché questo si trovava in via Merulana ne ho approfittato per visitare la basilica di santa Prassede, sempre bellissima coi mosaici, e commovente coi resti della colonna della flagellazione di Cristo.

La chiesa divenne titolo cardinalizio a partire dal 112 e fu rifatta da papa Pasquale I che la abbellì coi fantastici mosaici dell’arco trionfale dell’abside e la Cappella di San Zenone, che il papa aveva pensato per la sepoltura della propria madre; il riferimento diretto è ai mosaici ravennati che sono altrettanti capolavori.

Purtroppo era in corso l’ennesimo matrimonio, non faccio altro che incontrare matrimoni ultimamente, per cui non ho potuto godermi tutto quel che abbellisce la chiesa; ho visitato però la tomba del cardinale Pantaleone Anchier che reca un’iscrizione a ricordo del suo assassinio avvenuto il 01/11/1286; di questo prelato non sono riuscito a trovare altre significative informazioni purtroppo.

Altro cardinale qui sepolto, con relativo monumento funebre è il cardinale Alain de Coëtivy, un prelato del Quattrocento di cui non si ricordano gesta particolari ma la cui tomba è attribuita ad Andrea Bregno, certo non l’ultimo arrivato tra gli scultori (e sepolto in Santa Maria sopra Minerva).

Belle alcune tombe della famiglia Olgiati, banchieri comaschi che hanno lavorato a Roma; mi è sfuggita, imperdonabile per me, l’opera giovanile del mio adorato Gian Lorenzo Bernini, il monumento funebre a Giovanni Battista Santoni, ma probabilmente era in area off limits causa matrimonio.

Una visita sempre interessantissima, che difficilmente tralascio quando sono in zona.

Ho rinunciato a santa Maria Maggiore per via della fila per accedere, visti i controlli delle forze dell’ordine.

Camminando per la zona ho notato da vicino l’innumerevole fila di negozi cinesi, tutti cinesi, esclusivamente cinesi, vuoti: solo il o i gestori all’interno ma nessun cliente, quasi che fossero aperti per pura esposizione di prodotti e non per realizzare un profitto.

Sconfortante.

Mentre passeggio, incappo in un acino d’uva che calpesto senza accorgermene; lo scivolone è stato da paura e non sono caduto soltanto ad un inconsapevole istintivo moto di reazione che mi ha permesso di conservare l’equilibrio mentre mi sentivo già a terra.

Le chiese di Roma sono innumerevoli, ogni volta ne scopro qualcuna nuova…

Stavolta ho visitato la chiesa di sant’Eusebio, quasi nascosta dalle costruzioni di epoca successiva; la chiesa risalirebbe all’abitazione del presbitero romano Eusebio che, essendo fiero oppositore dell’arianesimo, venne condannato a morire di fame in una stanza della casa dall’imperatore Costanzo II.

La cosa più curiosa è l’affresco della volta che rappresenta la gloria di sant’Eusebio, opera neoclassica, di  Anton Raphael Mengs, che vi ha inserito un angelo donna, al momento l’unico caso che io conosca, che potrebbe essere la rappresentazione della sua innamorata del momento.

Mi sono poi diretto alla mia prima meta: il cimitero monumentale del Verano e la vicina basilica di san Lorenzo fuori le mura; del cimitero parlerò a parte.

Nella piazza c’è una bella statua di Pio XII che, durante i bombardamenti di Roma si era recato in zona, dove vi erano state numerose vittime e ingenti danni; la statua è circondata da un po’ di monnezza, l’incuria è evidente nonostante si sia a due passi da una importante basilica e dall’ingresso del cimitero monumentale: non sarà l’unica traccia di inciviltà che incontrerò e che documentato con un piccolo video.

La basilica viene utilizzata per un funerale quindi limito la mia presenza a pochi istanti per non turbare il sacro rito ed il raccoglimento doloroso di amici e parenti e mi dirigo subito all’interno del cimitero.

Ne uscirò un tot di ore più tardi, dopo avere atteso che la furia della natura, sotto forma di temporale, abbia trovato il suo sfogo; una tale intensità di lampi e tuoni, di assordante fragore, non ricordavo di averne visti e sentiti in tempi recenti.

Torno alla basilica che stavolta è utilizzata per l’ennesimo matrimonio, ma stavolta non rinuncio alla visita.

Già dal portico si intuisce l’importanza della chiesa visto il ciclo di affreschi di mastro Paolo e Filippo, dell’ultimo quarto del XIII secolo, che narra le “Storie di S.Lorenzo, di S.Stefano e dell’imperatore Enrico II”; nello stesso luogo c’è la tomba, assolutamente inattesa, di Alcide de Gasperi, opera di Giacomo Manzù.

Ho molto apprezzato i bellissimi mosaici, altri mosaici ma non mi stanco mai, che rappresentano Cristo in trono affiancato, sulla sinistra, dai santi Paolo, Stefano e Ippolito, e, a destra, Pietro e Lorenzo, insieme a Papa Pelagio II, in atto di offrire il modello della chiesa.

Bellissimo il sarcofago del cardinale Fieschi, morto nel 1256, che ha riciclato un grande sarcofago romano del II secolo d.C. con scene nuziali inserito in un baldacchino cosmatesco.

Un salto alla restaurata fontana di Trevi, letteralmente soffocata dai turisti, molto bella dopo le ripuliture e con una curiosa storia alle spalle che ignoravo totalmente: il progetto fu molto travagliato, quello berniniano, finanziato con una tassa sul vino, interrotto a causa della guerra del Pontefice col Ducato di Parma e Piacenza, fu poi tralasciato per la caduta in disgrazia del sommo scultore dopo la morte del suo protettore, il pontefice della famiglia Barberini, Urbano VIII.

Ripresa successivamente la sua costruzione, la fontana di Trevi venne inaugurata per ben tre volte prima del compimento finale dell’opera, da Clemente XII nel 1735 (i lavori erano iniziati tre anni prima), da Benedetto XIV nel 1744 e infine da Clemente XIII nel 1762, dopo un cantiere durato una trentina d’anni: una vicenda di sconcertante modernità si potrebbe dire, se pensiamo a quante inaugurazioni farlocche in periodo elettorale hanno visto protagonisti i nostri ministri per tacere dei cantieri di infinita durata che costellano il belpaese.

Precetto festivo assolto nella chiesa di san Marcello, in via del Corso dove ho avuto un lieve malore e che sono poi tornato a visitare con calma, visita di un’altra chiesa patrimonio nazionale, San Silvestro al Quirinale, peccato fosse poco illuminata. Il soffitto a cassettoni è comunque bellissimo e tutta la chiesa merita.

Ho fatto una curiosa scoperta, in questa chiesa: vi è sepolto tal Prospero Farinacci, un “curioso” personaggio vissuto tra la metà del Cinquecento ed i primi decenni del Seicento: fu un famoso avvocato e giureconsulto penalista, torbido e corrotto, che ebbe grandi successi e numerosi procedimenti, riuscendo a restare più o meno a galla per molto tempo.

Fu il difensore di Beatrice Cenci nel famosissimo processo ma subì vari processi per corruzione, per atti di sodomia, per abusi vari ed anche un’aggressione che gli costò un occhio e non in senso metaforico.

Ritorno in albergo, doccia e uscita per la cena.

Primo giorno, sabato 10 settembre 2016, in Roma, nella memoria di san Nicola da Tolentino

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