Plus Ultra e le colonne d’Ercole

Plus Ultra era il motto personale di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero ed ho scoperto che è anche il motto nazionale della mia amata Spagna.

Che ha a che fare un motto così impegnativo col sottoscritto?

Correva l’anno 1492, il 3 agosto, dopo lunghe insistenze con vari sovrani, insistenze insistite per un bel numero di anni (dal 1483), Cristoforo Colombo partì per il suo viaggio verso le Indie che sarebbero poi diventate l’America.

Avrebbe potuto vivere benissimo la sua esistenza da agiato borghese (forse) ma qualcuno lo aveva stimolato a non considerare le colonne d’Ercole come il non plus ultra: aveva un pensiero che ipotizzava un plus ultra.

Analoga situazione ha vissuto Bilbo Baggins: un rispettabile hobbit che viveva in una rispettabile caverna; nessuno della sua famiglia aveva mai vissuto un’avventura, esperienza assolutamente disdicevole per un rispettabile hobbit della Contea.

Poi è arrivato Gandalf che gli ha fatto venire voglia di … e fu l’avventura de Il Signore degli anelli.

Bilbo aveva un non plus ultra che era la Contea; senza Gandalf mai avrebbe varcato i confini culturali di quel limite.

Cristoforo Colombo e Bilbo Baggins si può dire che sono stati eccitati e che a quell’eccitamento hanno risposto positivamente, dopo averlo giudicato conveniente o quanto meno interessante per sè.

Le colonne d’Ercole, non plus ultra, sono un limite non tanto geografico, come tutti sanno, ma intellettuale: ciascuno pone le proprie colonne d’Ercole: la nevrosi personale non è il limite oltre il quale nessun uomo riesce ad andare se non attraverso il sostegno e la chiamata di un altro?

Nel mio caso, al lavoro, mi trovo spesso di fronte a colonne d’Ercole che io stesso pongo come barriere al mio agire e pensare: ne vengono risultati miseri ed insoddisfacenti.

Mi è venuto un ricordo di circa 40 anni fa; allora giovane sorcino, si diceva così ai tempi, cioè seguace dell’ottimo Renato Zero, mi venne l’idea di ricalcare sui jeans la faccia del mio cantante preferito, a penna blu.

Ben fiero di questa creazione me ne andai a fare miscela al motorino, Garelli rosso; non ricordo cosa mi disse il benzinaio ma il suo commento al mio capolavoro fece sì che, tornato a casa, i jeans finirono direttamente in lavatrice.

Questo ricordo riaffiora con una certa frequenza, associato com’è ad un senso di sconfitta, vergogna, come se avessi commesso chissà quale misfatto.

Oggi ho associato quel ricordo ad una considerazione: con quel gesto volevo stupire, uscire dai confini del pollaio, oltrepassare le colonne d’Ercole, tuttavia a causa della mia viltà, non ebbi il coraggio di portare alle estreme conseguenze quel che avevo a lungo meditato.

Non ebbi il coraggio di levare l’ancora ed andarmene per l’universo mondo, vedendo ove poter incontrare chi quel gesto potesse approvare.

O forse, se avessi trovato altri che, al par di me, condividevano uguale passione, mi sarei ritrovato in un altro pollaio, insoddisfatto come all’inizio.

Oggi, dopo 40 anni, la tentazione è rimasta molto simile, se non uguale: l’oscillazione tra l’essere il solito, noioso, funzionario pubblico e l’interpretare in modo estroso quello stesso ruolo.

Questa oscillazione, tuttavia, può essere il segnale di altro ovvero del desiderio di essere sempre diverso rispetto all’ambiente in cui mi trovo, una sorta di volontà di essere sempre “isolato” .

Economicamente sarebbe una posizione infruttuosa: dove l’economia è in perdita riprende forza il non plus ultra.

Questo motto imperiale potrebbe fungere da setaccio, attraverso il quale passare gli eventi quotidiani, pensieri compresi, per verificare cosa sia da conservare e cosa da buttare secondo il motto paolino: omnia probate, quod bonum est tenete.

Ho molto da buttare.

Parma, 28 settembre 2018 memoria di  Beata Amalia Abad Casasempere Madre di famiglia, martire, Beato Francesco Saverio Ponsa Casallarch Religioso e martire, Beato Giuseppe Tarrats Comaposada  Religioso gesuita, martire

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