non solum in memoriam sed in intentionem

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Gianfranco “Freddy” Ricci: come già l’anno scorso non potrò essere a Rimini per portargli un saluto al cimitero. Ne sono dispiaciuto.

Ripenso a quei pochi momenti che abbiamo vissuto in palestra assieme, a quale e quanta distanza ci separava: studi, interessi, sport, musica… eppure è stata una meteora che ha lasciato un segno di mitezza, simpatia, cordialità, disponibilità che spero di non dimenticare mai.

Ci siamo conosciuti tardi ed è stata una frequentazione breve e tuttavia la forza d’animo, la dignità, l’intelligenza che ha messo in campo nel vivere la sua tremenda situazione sono un patrimonio che intendo custodire per la vita.

Lo ricordo in palestra, nello spogliatoio, in condizioni di forte disagio ed imbarazzo potenziali, vissute invece con una naturalezza ch non ho mai più ritrovato: per Gianfranco nemmeno la malattia terribile che lo ha vinto, troppo precocemente, è stata una obiezione all’incontro con l’altro.

Nutro la ragionevole convinzione che sia annoverato nelle schiere dei santi, magari con quel po’ di giusto purgatorio previo che ognuno di noi si merita.

Non me lo vedo, però, come componente di un coro angelico, ma come un uomo che traffica, incontra, conosce altri, un socio come chiunque  san(t)o vorrebbe avere.

Dunque Gianfranco Ricci – Freddy come lo chiamavo io – prega per noi peccatori, cioè lavora per noi, intercedi, spingi, sponsorizza, raccomanda noi – senza conoscerli credo siamo tanti – che ti portiamo nel cuore e nella memoria, ma non come ricordo, come ninnolo da mettere su uno scaffale tra tanti ricordi, più o meno vividi.

La memoria è vivace tesoro dal quale attingere a piene mani, esempio da sfruttare, occasione per rielaborare soluzioni.

Amico e socio.

Ricordo e ripenso, proprio grazie a Gianfranco, anche ai ragazzi e ragazze che ho conosciuto in quella simpatica palestra di Viserba che ho frequentato per anni, la palestra Energia dove la Tina, il Giampaolo, il Marco a tacere di tanti altri hanno allietato le mie mattinate, e che mangiate di torte che ogni tanto producevo per rinsaldare il fisico dopo gli sforzi.

Nella triste solitudine modenese comincio a sentire un po’ di nostalgia.

Non cederò allo spirito triste

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