In memoria del collega e amico Attilio

La giornata di oggi era iniziata bene, con gli auguri di buon onomastico a mia nipote, poi tutto nella norma fino a che, verso fine mattinata, alle 13.00 in punto, mi è arrivato un messaggio di quelli che non si vorrebbero mai leggere.

Mi informava che il collega Attilio Sebastiani, ne scrivo il nome perché la notizia è stata resa pubblica, si era suicidato, con un colpo di pistola; ho saputo poi che era indagato per una questione di assenteismo.

Ho pianto.

Conoscevo Attilio da quando ho iniziato questo lavoro: l’ho avuto collega a Livigno, con lui ho condiviso l’appartamento sopra la scuola di Trepalle, con camera con vista sul cimitero.

Diversissimi di carattere: tanto esuberante, espansivo lui, tanto timido ed impacciato io.

Se dovessi descrivere l’archetipo del romagnolo doc lo farei incarnare in lui; ci andavo d’accordo perchè era impossibile non farlo, per come sapeva sdrammatizzare e smontare i piccoli conflitti tra coinquilini (che non vedevano me coinvolto) che erano peggio delle liti di cortile.

Dopo Livigno ci siamo ritrovati in occasione del suo concorso per diventare ispettore: lo aveva affrontato con la solita spavalderia guascona, ben consapevole dei suoi limiti e delle possibilità.

Gli ho fornito un po’ di assistenza, come spesso mi è capitato di fare; gli andò bene, come ci si aspettava da lui.

Ne abbiamo scherzato assieme perché si divertiva a sottolineare come fosse strano il mondo: mi prendeva in giro perché, diceva, lui così ignorante era diventato ispettore mentre io, che lui considerava (quanto ingiustamente lo sappiamo bene) un pozzo di scienza, ero ancora al palo.

Avuta la nomina ricordo che mi portò in regalo una grossa, ma proprio grossa, bottiglia di champagne, cosa che provocò i miei inascoltati rimbrotti: voleva ringraziarmi per averlo aiutato e lo faceva da par suo, da signore, con liberalità sesquipedale, da romagnolo generoso e “sborone”.

L’ho rivisto a Riccione che non è molto, al convegno annuale; prima persona che ho incontrato all’arrivo, sulle scale del palazzo sede dell’evento.

Incontro piacevole, come sempre, perché c’è sempre stata grande cordialità reciproca.

Oggi ho scoperto che era indagato per questioni di assenteismo: di questo non parlo, semplicemente perché non ne so nulla.

Non ho da aggiungere altro se non che quel luogo che lo attende e che auspico sia quel che i cattolici chiamano purgatorio, sia un momento di giudizio, di correzione della scelta, sbagliata che ha compiuto oggi.

Sì, oggi Attilio ha portato a termine un percorso meditato di cui un certo Signore gli chiederà conto e gli darà il tempo per riconsiderare quanto ha fatto, quanto ha sprecato, quanto ha sottratto a chi aveva attorno.

Questo chiedo per lui, nella speranza di poterlo riabbracciare in futuro e sentirgli dire: “che stupido che sono stato”.

Buon lavoro Attilio.

Parma, 19 ottobre 2017 memoria di santa Laura di Cordova martire

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