immigrazione e razzismo

Riprendo dai post dell’amico Francesco Gallina, su busillis (da leggere, sempre) per dire due parole sul razzismo; ma prima cito due articoli dal Corriere della Sera di oggi 31 agosto: il primo parla di un giovane ivoriano, Mamadou, ospite del cara di Mineo, presunto omicida (sottolineo presunto) di una coppia di anziani, a scopo di rapina (sgozzato lui, gentilmente defenestrata lei), il secondo di Anatoly, ucraino padre di tre figli che ha tentato (scioccamente, secondo me) di sventare una rapina vicino a Napoli, rimanendo freddato dai due rapinatori.

Dico scioccamente non perché, come pare qualcuno abbia detto, se l’è andata a cercare, ma perché bisogna considerare che i beni materiali non sono paragonabili, mai, al bene della vita; in casi come questi non bisogna, secondo me, reagire (salvo essere armati ed allenati all’utilizzo delle armi e sapendo bene come ci si comporta in simili evenienze), ma, per quanto possibile raccogliere elementi utili alle indagini da riferire agli inquirenti.

Premesso questo, la mia stima a questo povero muratore ucraino che ha comunque compiuto un gesto di grande civiltà.

Anatoly era un immigrato così come lo è Mamadou; uno si è rimboccato le maniche, si è dato da fare, sgobbando, per dare un futuro alla propria famiglia, l’altro vedremo casa stabiliranno i giudici.

Entrambi clandestini, quindi i clandestini sono buoni o cattivi?

Altra notizia, che stavolta riprendo da Il Nuovo Giornale di Modena: arrestato Senad Seferovic, un bosniaco, già condannato per furto di rame, pizzicato dalla polizia a rubare (presuntamente, fino a sentenza definitiva, sia chiaro) gasolio e protagonista, tempo fa, di una battaglia contro la sua espulsione (e di quella del fratello), sostenuta dall’allora responsabile immigrazione del PD Cecilie Kyenge (ne ho visto la foto dei due affiancati, con la futura ministro e deputato europeo con la V di vittoria, che pena).

Anche in questo caso: immigrati buoni o cattivi?

Di immigrati o richiedenti asilo ce ne sono di tutte le categorie, buoni, cattivi, onesti, delinquenti, esattamente come ogni altra categoria umana.

Quindi che fare?

Francesco ha le idee chiare e le condivido praticamente in tutto: chi viene in Italia a chiede aiuto, se ne ha bisogno deve riceverlo e deve essere trattato degnamente, senza se e senza ma.

Chi viene in Italia fugge da una situazione drammatica e cerca una diversa opportunità di vita, ma questa opportunità non la può ricevere sic et simpliciter perché è un poverino; suo compito, da subito, è mostrare gratitudine verso chi gli ha salvato la vita andando a recuperarlo in mare, per chi lo ospita e lo mantiene.

Gratitudine non significa sottomissione nè mancanza di diritti, molto più banalmente vuol dire cercare di rispettare usi e costumi di chi ha aperto le porte di casa. I rifugiati sono ospiti, sarebbe cortese che lo ricordassero.

Ho avuto più e più volte a che fare con giovani (anche minori) arroganti, sfacciati, che pretendevano di andare in autobus senza pagarlo, che minacciavano i controllori perché facevano banalmente il loro lavoro (controllare che la gente paghi e sanzionare chi non lo fa), arrivare anche a picchiarli; rifiutare di esibire un documento (magari tenuto in tasca) solo per arrogante strafottenza. E accusare di razzismo chi provava a sanzionarli, graziosamente dimenticando che il rispetto delle regole che vigono in casa di chi ti ospita è principio di buona educazione prima che norma giuridica.

Potrei continuare ore e giorni su questo tono e non solo parlando di stranieri, di colore o non di colore.

Vogliamo parlare di noi? ricordo, giusto per il clamore dell’evento, il funerale a Roma, recentemente celebrato, i ladrocini di politici di ogni ordine, colore e grado, le miserie e i compromessi squallidi che ogni giorno masse di italiani si concedono.

Caporalato, inquinamento, truffe, raggiri, “lei non sa chi sono io” di turno, mafia, camorra, ndrangheta, piccoli soprusi o tentativi di sfruttare posizioni di privilegio o presunto tale.

La morale dunque?

Non ho morale, non ho soluzioni da proporre perché non ho speranze per un paese che è sull’orlo del suicidio intellettuale, che non sa tutelare il proprio patrimonio culturale (gente che sale sui monumenti, ne stacca dei pezzi, gira nuda a Venezia, piscia in giro a Roma (e a Rimini, Modena, Parma no???), non sa tutelare le norme della civile convivenza e si perde a discutere di cosa sia razzismo e xenofobia quando razzismo e xenofobia nascono proprio dove viene meno la capacità di pensarsi societas, membri di un corpo sociale che vive nella misura in cui vivono i suoi componenti.

Se pretendo la casa popolare e magari anche il lavoro, se pretendo di fare quel che voglio, se pretendo il cellulare di ultima generazione, se pretendo di … divento un razzista perché accampo un diritto astratto, contro gli altri, separando l’idea di lavorare da quella di conseguire quel che desidero.

Il vero razzismo è la pretesa basata su una caratteristica ritenuta immutabile (sono profugo, sono povero, sono sfortunato, sono emarginato, sono abbandonato da tutti …), che preclude ed esclude l’idea di lavoro con altri in vista di un possibile guadagno per entrambi; la pretesa di assistenzialismo è razzista e ne stiamo diventando maestri.

La questione dei rifugiati, infine, ha bisogno di urgenti, urgentissime risposte politiche e non solo italiane: la mia tanto amata Europa sarebbe bene che desse prova dell’esistenza di sé con una politica seria sull’immigrazione e il diritto di asilo; è ormai stucchevole sentire il papa che ogni giorno si lamenta: non serve misericordia, serve politica.

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