Il terzo incubo del nostro amato Capataz e dintorni

Pensavo fosse finita e invece l’estro poetico che ha pervaso la mia anima preme perchè produca ancora, ambisce il Pulitzer dei fantasisti e spinge sui polpastrelli  perchè battano sui tasti del computer.

Veniamo allora alla terza e spero ultima (a costo di noleggiare un esorcista) storia: correva l’anno, beh l’anno non è così importante, diciamo che è una fantasia recente.

Nulla di quello qui narrato corrisponde a persone o episodi realmente accaduti; tutto ricade nella categoria dell’accadibile: non è mai successo ma potrebbe succedere un qualunque insignificante primo del mese di setttembre o giù di lì.

Un vigilozzo, impegnato sindacalardo, grandi chiacchiere e poca pochissima resa, scopre che è disponibile un posto, da ricoprire in mobilità vicino a casa propria (l’attuale dista una sessantina di km).

Ingolosito chiede informazioni  e trova la clausola malefica: serve il nulla osta preventivo; si incammina sul duro calle che lo porta al suo responsabile al quale domanda l’agognato permesso.

NO!!! è la risposta salvo trovare qualcuno disposto ad immolarsi e prendere il suo attuale posto, ma nessuno si profila all’orizzonte.

Allora arriva l’ideona, la quadratura del quadrato; il giovanotto medita la soluzione di ogni problema: c’è in un paesello limitrofo, uno di quelli di quell’unione che l’insipienza dei sindaci aveva fatto saltare, che ha un ispettore che non si trova proprio a suo agio a lavorare in un posto dove i vigili sono sotto tutela del WWF, essendo razza in via di estinzione.

Orbene perchè non contattare quell’ispettore e chiedergli di prendere il suo posto? Scatta una chiamata colma di fiducia subito disillusa dallo spietato ispettore che risponde picche.

La vicenda sembra finita lì se non che il suo sindaco, un sindaco dal volto umano, una brava persona che ha la stessa idea, magari meglio confezionata, ci riprova.

La prima volta all’inizio di agosto prova a fissare un appuntamento con l’arcigno ispettore, senza riuscirci; la cosa viene rinviata di una settimana, ma intanto gli impegni, le grane, le decisioni incombono e non se ne fa nulla fino a oggi.

Oggi, il primo giorno di settembre, con un caldo torrido, avviene finalmente l’incontro, sollecitato sempre dal politico.

Colloquio franco e cordiale, com’è sempre stato, iniziato da: “ho una proposta a cui non puoi dire di no”.

Stavolta, per l’ennesima volta, riemergeva la proposta di trasferirsi di comune per fare il capataz comandantissimo in un’associazione di due comuni; il trasferimento avrebbe permesso anche al primo operatore di andarsene in altra sede, con soddisfazione di tutti.

Un solo piccolo neo guastava la visione di gloria: il corpulento ispettore, dopo avere avvisato, per mesi e mesi, che era in procinto di convolare altrove, s’è trovato un’altra sistemazione.

Il tutto avrebbe dovuto iniziare il primo di un certo mese ma l’imponente mole di ore straordinarie che l’uomo ha accumulato e che mai il suo comune avrebbe potuto liquidargli, ha imposto una dilazione concordata tra i due comandanti, ovvero tra il capataz comandantissimo che ormai tutti conosciamo e quello nuovo che dovrebbe prendersi il non smilzo ispettore.

I due concordano che il trasferimento avverrà il 16 del mese e fino al 15 l’ispettore sovrappeso (che è poi il vice della precedente puntata) se ne starà a casa a recuperare.

Si sa però che “the devil is in the detail”: ci scappa di mezzo una manifestazione non considerata fino ad allora e le difficoltà con la politica del capataz; il fiducioso ispettore, nel frattempo, s’è pure prenotato un viaggio all’estero: tutto scivola velocemente verso l’entropia.

Ma c’è un altro antefatto: l’unico agente al lavoro nel comando autoestinguentesi aveva chiesto le ferie per quasi l’intero mese di agosto; all’improvviso a fine luglio gli viene imposto di rinunciare agli ultimi 4 giorni di ferie perchè, venendo a mancare il corpulento ispettore, il personale sarebbe rimasto in numero troppo esiguo.

Tutti gli elementi dello psicodramma ci sono; come nei migliori gialli di Ellery Queen, tutti i protagonisti si trovano in una stanza (virtuale): l’agente scopre, al ritorno dalle vacanze, che l’anticipazione del rientro è stata del tutto inutile perchè l’ispettore è ancora lì, col suo adipe strabordante a mettere a dura prova la sedia; questo scopre che gli salterà la vacanza all’estero perchè il capataz mai e poi mai gli farà recuperare le ore in quel certo week end (tra i vari, acuti consigli, sempre del capataz comandantissimo che così avrebbe salvato la faccia di fronte all’assenza, c’è stato anche quello di prendere i 3 giorni previsti dalla L. 104, tanto “chi mai andrà a controllare?”); il sindaco di quel paese scopre che non ci sono margini di mediazione e che l’ispettore intende proprio andarsene mentre su tutto incombe la manifestazione e poi l’inizio delle scuole con una nuova viabilità e la possibile unione con un altro comune in cui il WWF non è riuscito a compiere il miracolo e gli operatori della polizia municipale ammontano a zero.

Come uscirne? scrivendo che la richiesta di trasferimento, in barba agli accordi presi, dovrebbe slittare a fine anno.

In questo contesto si inserisce la proposta dell’altro sindaco, competitor di questo.

Insomma oggi, primo di settembre si è compiuta parte dello psicodramma.

L’offerta di diventare comandantissimo avrebbe davvero risolto un sacco di problemi, esclusi quelli del comune ove lavora attualmente, ma l’ispettore oversize, senza manco indugiare, declina l’offerta e per un banalissimo motivo: avendo speso la propria parola con una persona seria non intende rimangiarsela così su due piedi, dopo che sono trascorsi 5 mesi di inerzia da parte di tutti gli interessati.

Quindi, citando un famosissimo fumetto: “qui finisce l’avventura del signor Banoventura”.

Morale: Timeo Danaos et dona ferentes, soprattutto se sono sindaci fotocopia del castorino nazionale, ma gli altri non sono diversi.

Sant’Angela Merkel assistici tu

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