Giorno della memoria

Giorno della memoria: mi chiedo perchè tanto accanimento contro gli ebrei, anche oggi, ancora oggi come i morti di Parigi ci hanno ricordato poche settimane fa.

Non ci sono interessi economici in ballo perchè un compromesso sarebbe stato trovato; c’è qualcosa che non riesco a capire che è in gioco.

Penso alla Bibbia, al rapporto privilegiato che il popolo di Israele ha con questo Libro; nessun popolo ha avuto un tale privilegio.

La Bibbia è una lunga storia d’amore tra il Signore e il suo popolo: il Signore li chiama (si potrebbe dire li eccita) a divenire popolo libero, a vivere a Sua immagine.

Rapporto di predilezione anche aspro quando il popolo preferisce accontentarsi dei pensieri di moda (la religiosità del vitello d’oro) o delle scorciatoie già sperimentate (le cipolle d’Egitto).

Che sia questo che li rende tanto temibili? che sono sempre stati un popolo anche senza terra, che hanno saputo far germogliare il deserto, hanno fatto affari con chiunque senza pregiudizi…

Non so, mille motivi immagino hanno portato all’immane tragedia dell’Olocausto.

Ricordo ancora il sentimento di orrore freddo che ho provato nel campo di Auschwitz dove tutto sembrava così efficiente ed organizzato, quasi asettico. Efficienza ed organizzazione per sterminare tutti coloro che erano ritenuti pericolosi per l’ordine nuovo che si voleva costituire. Purezza, perfezione, ideale, spassionatezza parole di moda ancora oggi.

L’ebreo si potrebbe definire come il figlio del rapporto, la testimonianza ambulante di un rapporto privilegiato; l’uomo nuovo che doveva nascere non poteva tollerare questo privilegio, questo rapporto.

Con l’avversario si può trovare un compromesso, col diverso si può commerciare e lavorare ma con chi contamina la purezza, chi deturpa l’ideale non viene più considerato umano e quindi, conclusione logica, viene trasformato in forza lavoro poi in numero ed infine in polvere.

Ripenso ad una canzone, per me famosa quando ero più giovane, ma rimastami sempre in memoria:

LA NUOVA AUSCHWITZ di Claudio Chieffo

Io suonavo il violino ad Auschwitz
mentre morivano gli altri ebrei;

io suonavo il violino ad Auschwitz
mentre uccidevano i fratelli miei.

Ci dicevano di suonare,
suonare forte e non fermarci mai,
per coprire l’urlo della morte,
suonare forte e non fermarci mai.

Non è possibile essere come loro.

Nel mondo nuovo che
ora abbiamo creato
c’è la miseria,
c’è l’odio ed il peccato.

Ora siamo tornati ad Auschwitz
dove ci è stato fatto tanto male,
ma non è morto il male del mondo
e noi tutti lo possiamo fare.

Non è difficile essere come loro.

Ora suono il violino al mondo
mentre muoiono i nuovi ebrei;
ora suono il violino al mondo
mentre uccidono i fratelli miei.

I nazisti hanno pensato ad una civiltà, i comunisti non sono stati da meno, altri hanno ipotizzato altre soluzioni non meno omicide; ogni uomo, ogni giorno può (il famoso potere) porre le basi per una civiltà in cui l’altro possa divenire partner nella pace.

Che sia un’infinitesimale minoranza non ne svilisce il valore (piccolo gregge).

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