Giornata mondiale del risparmio

Il 27 ottobre 2016 è stata la giornata del risparmio, l’ho saputo dalla radio; ne parlavo pochi giorni fa, sbagliando sulla data, che collocavo nei primi giorni del mese, riandando con la memoria alle scuole elementari quando era uso regalare agli studenti dei quaderni, uno credo, che riportava in copertina un disegno legato alla ricorrenza.

Uno di quei quaderni è sopravvissuto, divenuto quaderno delle ricette di mia madre, un cimelio storico che risale a quasi 50 anni fa

Cosa rappresentava la giornata del risparmio? non saprei dire, non ricordo nulla se non la figura del salvadanaio ovvero un qualcosa destinato a raccogliere monete e banconote da risparmiare, cioè da tenere e depositare in banca, secondo gli insegnamenti materni.

Il porcellino in terracotta da rompere non ce l’avevo, sostituito da un’arcigna cassettina metallica, con tanto di manico per il trasporto.

Questa piccola cassaforte era congegnata in modo tale che dei semidischetti ne uscivano a chiudere la fessura ove si introduceva il denaro, per impedirne la fuoriuscita o l’asportazione, un sistema per impedire ai bambini di avere tentazioni.

Io ero riuscito, tuttavia, a forzare l’inapribile cassaforte, sfruttando un uncinetto; le monete non era possibile estrarle ma le appetitose prede cartacee, banconote da 500 e 1000 lire, con applicazione e pazienza potevano finire nelle mie mani.

Il furto veniva però immancabilmente scoperto da mia madre che mi rimproverava asperrimamente e senza pietà perchè per lei risparmiare era un dovere morale ancor prima che una necessità; non è mai stata tirchia ma riteneva che fosse indispensabile “avere le spalle coperte” in previsione di possibili rovesci e sventure.

Allora non apprezzavo e, pensandoci, nemmeno adesso, sebbene per ragioni diverse; vi era un inganno alla base dei rimbrotti ed era questo: i soldi che venivano donati a noi bambini dovevano finire nel salvadanaio, cioè erano sottratti alla nostra libera disponibilità e senza il nostro consenso.

Un regalo fittizio, insomma, che copriva la verità: di quei soldi noi non eravamo i proprietari ma gli eventuali beneficiari futuri, senza che potessimo obiettare alcunché. L’impossessamento mediante mezzi “illeciti” era di conseguenza un crimine e non una legittima disposizione di beni propri, l’io ne era ferito, né era la prima, né sarebbe stata l’ultima volta.

Nella terza di copertina dei quaderni, offerti direi dalla casa di risparmio locale c’era pure un sonetto intitolato “A metà col futuro”, che cito di seguito astenendomi da ogni commento:

“Che ne sa lo scoiattolo

del gelo che verrà?

Non sa nemmeno d’essere

lo scoiattolo … ma

se due noci gli toccano

ne mangia una e ripone

l’altra in dispensa, provvido,

per la brutta stagione.

Scritto nel cuore ha un ordine

grave, che non s’infrange

– Di due noci, una serbala,

o tu ne dovrai piangere …

E l’ignaro scoiattolo

a quell’ordine oscuro

d’ogni suo bene, docile,

fa a metà col futuro.”

 

 Questo il ricordo della giornata mondiale del risparmio.terza di copertina

Ma è accaduto un altro evento da risveglio di memoria; quel sant’uomo di mio cugino mi ha portato un po’ di funghi, le cosiddette mazze di tamburo, il cui nome latino è macrolepiota procera e le cui dimensioni sono sempre fonte di grande soddisfazione per chi le raccoglie.

Quegli stessi funghi li raccogliemmo, sono trascorsi decenni, io in compagnia di due amici dell’epoca, Claudia M. e Guiduberto G.; eravamo andati in collina, non saprei dire dove, per un’escursione ed alla vista di tali protuberanze non resistemmo: la raccolta fu abbondante ma non era finita lì, scoprimmo anche tanti rovi, carichi di more così utilizzammo la bottiglie dell’acqua come contenitori per trasportare le gustose e preziose drupe.

Durante il ritorno si decise una sosta presso la centrale del latte dove comprammo della panna da montare la cui fine era il matrimonio con le more.

Giunti a casa ci fu un evento più unico che raro, mia madre si offrì a cucinare le mazze di tamburo, impanate e fritte è la morte loro, poi montammo la panna e via di cucchiaini.

macrolepiota procera
macrolepiota procera

Fu una bella giornata ed un’ottima serata; da allora la macrolepiota procera mi è rimasta tra i cibi prediletti sebbene siano dovuti trascorrere svariati decenni prima che mi ricapitasse l’occasione.

Nel mentre in alcuni dei vasi che ho in cortile sono spuntati dei simpatici funghetti.

                                                       Parma, 27 ottobre 2016, memoria di san Gaudioso

 

 

 

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