Galli della Loggia e la conservazione

Un interessante articolo pubblicato dal Corriere della Sera: Ernesto Galli della Loggia, da me stimato come ormai è cosa nota, discetta delle possibili elaborazioni di una sinistra che voglia non solo sopravvivere ma rilanciarsi.

Innanzitutto il professore inizia chiarendo che due sono le alternative a disposizione delle opposizioni: il fare, come detto, opposizione cioè contrastare chi si trova al governo, oppure rappresentare un sistema di valori, alternativo e minoritario a quello in voga nel paese.

Queste facce della medaglia spesso coincidono, ma non è detto che sempre accada o che la coincidenza sia totale, a seconda delle capacità politiche dei vari dirigenti di partito questo ha prodotto esiti positivi o meno.

Il discorso fa riferimento alla sinistra, in gran parte sinistra di stampo socialista.

Pensando all’Italia del tanto peggio tanto meglio della sinistra, quella che ha generato l’ingrato figlio, che da buon figlio ha commesso il consueto parricidio, ovvero il Movimento 5 stelle, direi che nel Belpaese da decenni la logica oppositiva (ben diversa dall’opposizione) ha prevalso quasi incontrastata.

Galli della Loggia ricorda che fare politica potendo contare solo sull’aspetto oppositivo, visto che l’ideale socialista è di fatto scomparso, e senza voler sfruttare i temi comuni ai movimenti populisti, anzi contrastandoli, è affare assai complicato.

Con l’ulteriore camicia di forza delle pretese di finanza ed economia globalizzate e della tecnologia, che costringono entrambi gli schieramenti (anche chi governa non se ne può sottrarre, come si vede ogni giorno) a spazi di manovra molto più ristretti di un tempo.

Secondo Galli della Loggia qui sta il problema di fondo dell’attuale sinistra antipopulista: porzione del mondo politico in cerca di una nuova identità, un sistema di valori e prospettive che sia alternativo ai valori dominanti.

Una sinistra in cerca di una nuova Weltanschauung: qui si innesta la proposta di Galli della Loggia.

La sua idea è di conservare; egli nota che l’attuale mondo si trova sotto il “peso minaccioso del cambiamento continuo, del mutamento incessante dei modi di produrre, di agire, di pensare”; questi cambiamenti producono effetti sociali dirompenti.

Il tessuto sociale consolidato si sta sgretolando “con la conseguente rottura di modelli talora consolidatissimi di relazioni interpersonali, di legami con cose, abitudini, ambienti umani che si dissolvono, di brutale necessità di riadattamento e di apprendimento di «ciò che è nuovo». Con la conseguente, sopravveniente inutilità di ciò che si sapeva fare e si è fatto per una vita. Con la scomparsa o la trasformazione radicale di luoghi antichi che racchiudevano biografie di persone e di comunità.”

La maggiore durata della vita unita a queste variazioni espone all’inutilità, alla solitudine, un’importante fetta della popolazione.

Propone, come rimedio, Galli della Loggia di contrastare, senza demonizzare, questi modelli di sviluppo definiamoli “troppo veloci” per rivalorizzare quelle modalità di rapporto e sviluppo che hanno costituito l’Occidente e l’Italia fino a non molto tempo fa.

Si tratta di recuperare “un rapporto positivo e attivo con il passato, con la tradizione”, con una cultura storica che non sia limitata soltanto a quella utile all’autocelebrazione politica.

Galli della Loggia fa riferimento alla Resistenza: mi permetto di osservare che questo periodo è proposto come un mito di fondazione, un’arma contundente contro avversari politici che si sono voluti mantenere nel ruolo di nemici, il bene assoluto contro il male assoluto (il settarismo non è amico del pensiero).

Si è persa l’occasione di valorizzare, invece, la Costituzione, come momento fondativo di un nuovo inizio e frutto di un lavoro di sintesi tra istanze alternative e non mortalmente nemiche; anche la Costituzione è stata assorbita nel vortice della latente guerra civile, legittimata dal mito della Resistenza.

Osserva ancora il professore che questo ha permesso ai movimenti populisti di recuperare quelle tradizioni emotivamente positive, cita il Presepe, che sono utili a sostenere un’identità contro qualcun altro.

La cosiddetta antipolitica sarebbe da combattere, dice Galli della Loggia, rafforzando la soggettività e la consapevolezza storica degli attori sociali tuttavia, si chiede ancora, se questo sia un possibile campo di lavoro della sinistra: “ma conservare, cercare di arginare certi processi della modernità, rifarsi alla storia e alla tradizione, può far parte di un’identità di sinistra?”

Ovviamente secondo il professor Galli della Loggia questo è possibile e il non farlo, sembra suggerire, condannerebbe questa stessa a restare fuori dal mondo.

DI fronte ad un intellettuale di questo livello mi sento imbarazzato, essendo certo di dire solo banalità: me ne scuso anticipatamente.

Quello che mi viene non tanto da obiettare ma da precisare sono alcuni dettagli senza pretesa: a me pare che quel che Galli della Loggia propone sia proprio ciò che i movimenti sovranisti stanno cercando di fare, probabilmente non cogliendo appieno il senso delle loro azioni.

La difesa di una certa cultura, Salvini col crocifisso (di cui peraltro agli italiani importa quasi nulla) ne è un esempio, non è il modo tipico di difendere un certo stile di vita, una cultura del lavoro, delle relazioni sociali e imprenditoriali tipiche di alcune zone d’Italia?

Il successo di movimenti di estrema destra non nasce forse da una politica sociale di vicinanza alla gente, sull’onda di quel che insegnava (con altro spessore politico) Giorgio Almirante?

Mi raccontava un amico che decenni fa, ad un convegno della Democrazia Cristiana, c’era stata la possibilità di incontrare, tra i partecipanti, i leader nazionali e del territorio, c’erano molte possibilità di incontrare quei politici che avevano l’obbligo morale di incontrare la gente, il cosiddetto proprio popolo, ben consapevoli di avere un compito da svolgere che non era quello di sbraitare nelle piazze.

Non sto elogiando la vecchia DC, quei discorsi sono diventati quasi subito vuote formule ripetute ad uso e consumo del mantenimento del potere, ma cercando di spiegare che vi era comunque una diversa modalità di rapporti, fondata sull’incontro, la mediazione e gli accordi (per arrivare a degenerare negli accordi sottobanco, le spartizioni, le clientele); non diversamente avveniva, credo, per il Partito Comunista.

Oggi prosperano i molto più comodi (per evitare contraddittori e dissensi oltre che per veicolare ossessivamente contenuti semplicistici) social media.

La Lega di Matteo Salvini, nel suo piccolo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Casa Pound, Forza Nuova prosperano grazie a questa idea di “rifarsi alla storia e alla tradizione”.

Non discuto se e quanto ciò sia utile al nostro paese, personalmente credo che lo sarà poco, tuttavia temo che lo spazio per questa operazione sia, al momento, patrimonio d’altri che non la sinistra.

Questa, secondo la profezia di Augusto del Noce, si è trasformata in un partito radicale che nulla ha a che vedere con quanto prospettato da Ernesto Gali della Loggia.

Cito un brano dal bel ritratto di Del Noce scritto da Marcello Veneziani: “Il comunismo si risolverà in spirito radical, prevedeva allora Del Noce, un intreccio di consumismo e di liberazione sessuale, che è poi il marchio di quella che egli definiva l’irreligione occidentale. Mai profezia si rivelò più esatta sia nella sorte del comunismo italiano che di quello internazionale. Secondo Del Noce il comunismo si sarebbe suicidato nelle braccia del capitalismo, i comunisti sarebbero diventati agenti della nuova borghesia cinica e permissiva, braccio secolare della nuova rivoluzione contro la tradizione, la chiesa e la civiltà cristiana.

Nel suo ultimo scritto, che mi consegnò a casa sua una settimana prima di morire – la prefazione ad un mio saggio – Del Noce sostenne che della sinistra era rimasto irrealizzato e tradito tutto ciò che aveva di grande il socialismo, a cominciare dalla denuncia dell’alienazione; e si era invece realizzato il suo ruolo di traghettatrice dalla società cristiano-borghese alla società neo-borghese di massa, dominata dall’ateismo pratico e gaudente.

Del Noce traduceva questa mutazione politica con la previsione di un passaggio storico, dal partito comunista al partito radicale di massa.

Continua Veneziani: “Il pericolo totalitario che si apre nella nostra epoca per Del Noce non riguarda più la fase sacrale della secolarizzazione coi suoi regimi dispotici e le sanguinose utopie che hanno funestato il Novecento, perché sorge un totalitarismo di tipo nuovo, incruento ma pervasivo, che dispone dell’umanità senza tirannia o violenza e cresce all’ombra dello scientismo, dell’erotismo e dell’omologazione di massa.

Ma è un totalitarismo nel vero senso della parola perché esclude di fatto ulteriori orizzonti e dissolve ogni legame, valore e pensiero che vi si oppone o che semplicemente non rientra nel suo alveo e non conduce ad altre scelte di vita. Il nuovo totalitarismo non usa la forza ma la seduzione, non i divieti ma i desideri. In questo contesto anche la pornografia, come già aveva intuito Proudhon, assume per Del Noce un ruolo sociale sedativo e diversivo: diventa il nuovo oppio dei popoli, la nuova alienazione di massa che riduce la persona a strumento del piacere. Al posto del sacro, la liberazione sessuale promette nuovi paradisi in terra ad personam .

La nuova «cultura di massa» sostituisce il sentire religioso e l’amor patrio con la visione scientista e libertina della vita. Il materialismo dialettico della tradizione marxista e comunista cede il passo a un materialismo che Del Noce definisce «puro» perché assolutizza il materialismo e lo risolve nei profitti e nei consumi. Il materialismo egoista del presente vince su quello collettivo che si proiettava nel futuro, il diritto al piacere predomina sul riscatto sociale.

Il nuovo materialismo, per Del Noce, si configura come «totale individualismo» …”

In queste considerazioni di Augusto del Noce c’è molta sinistra di oggi come molto Movimento 5 stelle.

Per questo, temo che le riflessioni, da non lasciar cadere, del professor Galli della Loggia, non possano trovare casa nella sinistra di oggi.

Chi possa coltivarle, senza cascami populisti e demagogici, non saprei dire, il che non è rassicurante.

Parma, 30 luglio 2018 memoria dei Santi Abdon e Sennen Martiri e di Santa Giulitta di Cesarea Martire

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.