Galleria Nazionale a Parma

Approfittando della bella giornata e considerato che  il primo febbraio è la prima del mese, con ingresso gratis nei musei, ho deciso di dedicarmi alla Galleria Nazionale, nel Palazzo della Pilotta, nella mia città, Parma.

Ne ho tratto un piccolo video: http://youtu.be/pToCCob9IVY

C’ero stato recentemente, in occasione della bella mostra dedicata a Giovanni Battista Cima da Conegliano ma avevo fretta e mi ero ripromesso di tornare.

Già all’ingresso ho trovato gente, una consolazione vedere tante persone, come non credo accada frequentemente e non solo anziani; c’erano alcune signore dell’est Europa e qualche straniero.

Una visita molto gradevole, iniziata nel famosissimo teatro Farnese, momento spettacolare che all’ingresso, lascia presagire i tesori che si incontreranno per proseguire sotto l’egida di Benedetto Antelami che fa bella mostra di sè con alcuni pregevoli capitelli. L’angelo armato di spada letteralmente spinge fuori i progenitori caduti nel peccato, Adamo ed Eva al lavoro, Caino ed Abele offrono sacrifici a Dio ed infine Caino uccide Abele: tutto raccontato in un capitello con immagini di grande realismo e drammaticità.

In un secondo capitello c’è la creazione, Eva tentata dal serpente, la scoperta di essere nudi, nell’ultimo c’è il giudizio di Salomone, David riceve la notizia della morte di Assalonne, Assalonne e la regina di Saba e Salomone con la regina di Saba. Tre capitelli strepitosi.

Proseguo con una tavola splendida di Agnolo Gaddi, Madonna col Bambino in trono tra angeli e i santi Domenico, Giovanni Battista, Pietro martire, Paolo, Lorenzo, Tommaso d’Aquino e monaca orante del 1375.

C’è una straordinaria Madonna col Bambino di Beato Angelico, una non meno emozionante Assunzione opera dell’ambito di Botticelli.

Oltre alle opere che avevo già visto di Cima da Conegliano, ritrovo il volto disegnato da Leonardo, che è di una bellezza mozzafiato e che ricordavo da una visita risalente credo a 30 o 40 anni fa.

C’è poi un gustosissimo “la Deesis e i santi Paolo e Caterina” di Giulio Romano in cui Gesù risorto è un giovanotto muscoloso, che sembra più un culturista che il Salvatore, ed un paio di opere splendide di Anton Van Dyck e bottega a tacer d’altri.

Due busti fantastici attirano la mia attenzione e come sarebbe potuto non accadere? sono opere della bottega del mio adorato Gian Lorenzo Bernini e ne riflettono tutto il maestoso splendore; uno è, forse,  Francesco Farnese, l’altro Ranuccio I Farnese cinquantenne: due bruttoni che non si guarderebbero se non fossero resi immortali dalle mani sante e benedette di cotanto maestro.

Sono tante le opere che meriterebbero, mi limito a ricordare un busto di san Benedetto di Antonio Begarelli, proprio lui, da Modena ed una statua che fa il paio coi busti di Bernini: parlo della duchessa Maria Luigia d’Asburgo in veste di Concordia (che ho scoperto essere stata custodita per anni presso la reggia di Colorno) del mitico Antonio Canova.

Mi soffermo a guardare anche un paio di nature morte che avrei normalmente quasi ignorato se non fosse che rappresentano, tra vari fiori, anche dei garofani, assurti agli onori dall’interessante libro loro dedicato e che ho letto non molto tempo fa.

Come non ricordare gli enormi Bacco con fauno ed Ercole farnese provenienti dagli orti farnesiani di Roma?

Dioniso è talmente ambiguo da parere una donna

La Schiava Turca di Parmigianino fa maliziosa mostra di sè incantando il visitatore come il Compianto su Cristo morto di Correggio commuove.

Tra le varie opere di Correggio mi è piaciuta particolarmente l’Incoronazione della Vergine in cui Gesù è rappresentato come un bel giovanotto, quasi come quello di Giulio Romano (ma non palestrato stavolta: se non si conoscesse la storia sacra si potrebbe pensare a due innamorati.

Chiudo con un dipinto di Renato Guttuso, la spiaggia che ci rimanda direttamente a ben altre storie sacre di questi anni: il rito e il mito dell’abbronzatura in spiaggia, le vacanze estive nei carnai balneari.

Esco soddisfatto e rilassato da una visita così piacevole: Parma meriterebbe decisamente molti più turisti di quanti non vengano: città che sembra chiusa in se stessa, nella memoria di un passato nobile che accentua ancor più la frequente volgarità da contadinotti arricchiti che sembra connotarla a quanto mi dicono alcuni visitatori.

Nonostante questo è una città che, nel suo piccolo, sa offrire una serie di opere di grandissima bellezza.

Dopo la visita mi sono spostato, mentre ormai il tramonto si stava impossessando del centro cittadino ed il buio sembrava voler riempire ogni spazio, ogni angolo con la voracità di una malvagia creatura, presso la chiesa dell’Annunziata.

Questa chiesa, molto famosa a Parma, era per me un luogo insieme consueto, tante e volte che ci sono passato di fronte ed insieme ignoto, che io ricordi non ci avevo mai messo piede.

Non mi è dispiaciuta anche se non è stato l’entusiasmo quello che ho provato visitandola.

Tornato sui miei passi, mi sono diretto verso casa.

Un pomeriggio davvero piacevole: la bellezza di tanti prodotti dell’ingegno umano ha un effetto tonificante: notavo che, come rappresentato da uno dei capitelli di Antelami, il peccato ha introdotto il lavoro, secondo il racconto della Genesi, capitolo III:

[17] All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.

[18] Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba campestre.

[19] Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finchè tornerai alla terra,
perchè da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!”.

Lavoro con sudore e fatica,  con dolore e tristezza perchè il suolo, cioè la terra è maledetta a causa del peccato dell’uomo: l’uomo non è più padrone in casa propria, beffato dal serpente e divorziato dalla donna.

Nella produzione artistica, anche quella che manifesta un disagio terribile (penso alle opere di Munch o di Bacon) ci trovo, invece, una sorta di pacificazione.

L’arte rappresenta, almeno per me, la possibilità di ritorno in Eden, un lavoro che non prevede il sudore della fronte; sono ben cosciente che è una visione parziale e perciò inesatta, ma il piacere che sa offrirmi, i pensieri che mi propone e mi provoca sono un’esperienza importante per la mia vita.

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