euroscettici e conservatori?

L’Austria vede la vittoria, al primo turno delle presidenziali, dell’estrema destra; in Francia la presenza della destra è perlomeno significativa, in Italia la Lega ha una bella consistenza, in Ungheria…

I cosiddetti euroscettici e le destre estreme sembrano se non vincenti comunque in ascesa e in grado di condizionare pesantemente la politica dei vari paesi europei oltre che di far traballare l’idea stessa di Unione Europea.

L’Europa attuale oltre a essere uno zero politico (sono troppo buono, lo so) all’estero sembra incapace di gestire anche la politica interna: Bruxelles non offre alcun senso di appartenenza ad una comunione di intenti, una condivisione di progetti di ampio respiro.

Tutto sembra ridursi a beghe interne tra paesi vittime di euroburocrati arcigni ed ottusi, intenti a litigare su questioni astruse e incapaci di affrontare le difficoltà quotidiane dei propri concittadini.

Di contro emergono forze, nazionaliste (?) che reagiscono all’astrattezza dell’eurogoverno, invocando la separazione dalla UE: sono tutte di destra? sono poi così spaventose come tutti sembrano voler farci credere?

 Non potrebbe darsi il caso che di fronte ad imposizioni ritenute esterne, che mettono in discussione o in difficoltà uno stile di vita finora non malvagio (vedi Austria, ad esempio, ma anche certe zone del nord Italia), le popolazioni non si ribellino, tentando, magari in modo maldestro, di salvaguardare un buon governo sentito come in pericolo?

Anche il malessere greco potrebbe essere di tal fatta (in questo caso non buon governo ma status quo consolidatissimo: pochi servizi, poche tasse pagate, poco lavoro ma tutto con misura e dignità…).

Che un cittadino veneto o di certa Lombardia, non diversamente da un austriaco, desideri salvaguardare uno stile di vita fatto di industriosità può essere etichettato come razzismo o populismo ma questa accusa è ormai divenuta così diffusa e banale da non avere più alcun significato reale.

Le occasioni che ho avuto di visitare, ad esempio città venete mi hanno confermato la stessa impressione: belle città, ben curate, con certo ordine e decoro come se si respirasse un’aria di attenzione al luogo in cui si vive; è tutto paradisiaco? Non mi sogno nemmeno di pensarlo, probabilmente i problem non sono minori né diversi da quelli che affliggono l’intero belpaese e non solo, tuttavia lì ho percepito maggiore solidità.

La stessa che ho avvertito a Vienna, città straordinaria.

Mi preoccupa il rischio di isolamento austriaco perchè il paese che ha dato i natali a Sigmund Freud non può pensare di chiudersi in una visione provinciale di sé ed in secondo luogo perchè spero che si ricostituisca il Sacro Romano Impero a guida asburgica, con l’imperatore a Vienna ed un viceré (sempre austriaco) a Milano.

L’Italia deve diventare un paese eterodiretto se vuole sperare in una rinascita ed i tedeschi sono il meglio su piazza, al momento: Angela for president.

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