diritti, colpe ed eccessi

Un paio di episodi oggi mi hanno convinto, se mai ne avessi avuto bisogno, che vivo in un paese incorreggibile, irrecuperabile.

Prima di incolpare i politici di tutte le nefandezze per cui sono tristemente famosi, non sarebbe male se ognuno si facesse un esame di coscienza e guardasse quali travi ne offuscano la vista; quali e quanti favoritismi chiede o pretende per il solo fatto di appartenere ad un’organizzazione, di indossare una divisa o far parte di un qualche consorteria più o meno titolata.

“Sono la moglie di”, “sono il collega di”, “sono il figlio di”, “sono tizio o caio”: frasi consuete, sentite migliaia di volte che ci dicono come abbiamo nel DNA sociale il nostro cercare una scappatoia, un accomodamento o una via di fuga rispetto ai rigori della norma.

L’altissimo numero di avvocati, spesso disoccupati o quasi, incentiva il continuo ricorso alle liti giudiziarie, che vedono sempre e comunque un vincitore: l’avvocato stesso, che a prescindere da vittoria o sconfitta, incassa.

Di fronte ad alcune pretese, affermazioni, comportamenti, un avvocato che svolgesse il lavoro con coscienza, dovrebbe consigliare il cliente di rispettare la legge e non cercare cavilli; ovviamente questo non accade così ci troviamo magistrati subissati di cause assurde, che si trascinano fino alla Cassazione (l’ultimo che ho letto: il genero che ha detto ai carabinieri che la suocera era “una vipera, una vipera, una vipera”, condannato in primo e secondo grado, a seguito di denuncia della … suocera, s’è visto assolto dalla Cassazione).

L’invenzione dei giudici di pace non ha di certo costituito un miglioramento: le numerosissime sentenze, a dir poco originali, che questi giudici onorari producono sono l’ulteriore prova che l’italiano non può vivere senza una causa in tribunale.

Prima che indicatore di una giustizia morta e defunta è il segnale dello sfaldamento di un tessuto sociale sempre più degradato, in cui valgono solo diritti sempre più astratti e, perciò stesso, militati.

Si ha diritto a tutto, sempre e comunque.

Chi si prende un divieto di sosta (magari perchè ha parcheggiato l’auto a 5 centimetri da un’intersezione,e per non farsi mancare nulla pure sulle strisce pedonali) si lamenta dell’accanimento (e magari invita ad andare a prendere i ladri); chi è sorpreso a rubare si lamenta perchè c’è pieno di extracomunitari; gli extracomunitari si lamentano perchè sono discriminati (mi fai la multa perchè sono straniero, sei razzista); tutti, oggi, dicono di guardare ai politici.

Sentivo al TG stasera un signore che, riferendosi ad un rogo a Firenze, in un opificio cinese, lamentava che agli italiani non viene lasciato scampo, appena fanno qualcosa sono puniti mentre a questi…

La colpa è sempre di qualcun altro.

Il secondo episodio, lo devo alla radio; oggi ascoltavo, in differita, i lavori del Senato della Repubblica e precisamente la seduta di stamattina, dedicata alla decisione del presidente Grasso, di costituire il Senato come parte civile in un processo a carico del cavaliere.

Strepiti ed urla come ormai sembra consueto, ci aggiungo la logora richiesta di dimissioni: oggi si potrebbe dire che una richiesta di dimissioni non si nega a nessuno o non si è nessuno se non c’è almeno una richiesta di dimissioni a proprio carico.

Mi veniva da pensare che come pena alternativa al carcere si potrebbe condannare qualcuno ad ascoltare 8 ore al giorno, 6 giorni la settimana, le sedute parlamentari.

Noia, ridicolo, pena, vergogna, con tutte le sfumature del caso…

Sento poi una senatrice, le donne in politica ve le raccomando, che pubblicamente dichiara qualcosa del tipo: “io, quale senatrice non voglio, personalmente, la costituzione di parte civile del Senato”.

Anch’io come italiano, personalmente non mi sento rappresentato da tutta una serie di politici, così come non mi riconosco nel sindaco della mia città, nel parroco della mia parrocchia … e via a seguire.

Vuoto gioco delle parti, chiacchiericcio politico che copre, con grida e risse varie il vuoto: proprio come il barocco tende a riempire tutto, non potendo sopportare l’idea del vuoto e trasforma la realtà in finzione scenografica, maestosa, sovrabbondante e falsa.

L’eccesso di produzione non è un segno di salute, prima che nella testa dei politici, in quella di ciascuno, politici e politicanti compresi, destra e sinistra e centro.

L’eccesso nasconde sempre qualcosa, scoperto il quale diventa forse possibile un altro tipo di lavoro.

Rimango convinto che per l’Italia non vi siano speranze, siamo un popolo che deve scomparire per lasciare spazio ad un nuovo colonizzatore: non ho mai nascosto la mia simpatia per un nuovo Sacro Romano Impero, adeguato ai tempi, con capitale Vienna.

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