D’Annunzio Petrarca e la bellezza

Mi è tornata in mente una considerazione del dottor Giacomo Contri dedicata all’amore dell’amo, ovvero l’innamoramento che fa fare la fine del pesce preso all’amo.

Il mio allora venerato professore di italiano ci fece studiare a memoria varie cose tra le quali una mi sembra una perfetta descrizione dell’amore sopradetto; è un sonetto di Petrarca che cito di seguito:

“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi

che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;

e ‘l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi, e se non fosse or tale,
piaga per allentar d’arco non sana.”

La studiai e ne ricordavo solo alcuni frammenti iniziali, sbagliando proprio l’incipit visto che la memoria a me suggeriva un “avea i capei…”; è riemersa dalle tenebre grazie alla mediazione dell’esca amorosa.

In verità il poeta parla di esca nel senso di materiale infiammabile utilizzato per accendere il fuoco ma esca è anche “cibo o altro che serve ad attirare pesci e altri animali selvatici per catturarli; fig. ciò che alletta e inganna”, come dice il vocabolario Sabatini Coletti, preso dal sito del Corriere.

Ritornando al sonetto vi trovo una serie di nefandezze sull’amore da far rabbrividire; in particolare la sopravvalutazione dell’amata che diventa un idolo, poi malinconicamente decaduto.

Laura diventa un ideale astratto di bellezza con il quale è impossibile altro rapporto che non sia di adorazione, un oggetto religioso come Dio.

Il poeta ne resta stupefatto.

L’innamoramento come stupefacente [del] il pensiero.

Ripensando a D’Annunzio scopro che considerava l’avventura di Fiume “la più bella impresa dopo la dipartita dei Mille…”.

La bellezza dell’atto eroico che suscita e sprigiona le migliori energie, come la bellezza della guerra, estetica e morale rinascita della nazione.

La bellezza delle schiere angeliche o di santi che tanti pittori hanno rappresentato (ne ho visto un bellissimo esempio nel battistero di Padova, ad opera di Giusto de’ Menabuoi).

Nella bellezza, come nella mistica, nell’innamoramento, nella guerra e nella tirannide (i nazisti docent) viene soppresso il diritto e dunque la possibiltà di rapporto con un altro che sia fruttuoso e pacifico.

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