Capataz Comandantissimo, incubo due la vendetta

Non credevo che tanti colleghi leggessero il mio incubo estivo ma, come dice il saggio, bisogna approfittare della fama prima che ritorni l’oblio, che tradotto significa: ecco un sequel.

Anche questa storia non è mai successa, è frutto solo della fervida mente dell’autore che essendo ultimamente demotivato, per tirarsi su si ingurgita qualche chilo di buonissimi fichi, evidentemente con effetto allucinogeno.

Stavolta non parliamo di disservizi alla popolazione, ma di bagatelle interne, come dicono i dotti, di interna corporis.

Correva dunque l’anno 2016, 4 sindaci 4 di belle speranze, tutti dello stesso partito, tutti o quasi abbastanza stampati sul modello del Nostro Salvatore della Patria, Castorino.

Un’unione di comuni si rompe, son cose che accadono, son comuni di mondo ed indissolubile non è manco più il matrimonio, ma la volontà è di ripartire più uniti e forti di prima.

Tra la morte e la resurrezione ci sono febbrili trattative, con due obiettivi sopra tutti: la sede del comando con annessa centrale operativa e la figura del Capataz Comandantissimo.

Entrambe sono questioni dirimenti, irrinunciabili perchè servono per mostrare pubblicamente che è variato l’assetto di potere tra i comuni partecipanti; che la cosa sia fattibile, quanto costi e quali benefici comporti è del tutto irrilevante di fronte al prestigio di questo o quel sindaco.

A dirimere la prima questione ci pensa la realtà stessa delle cose: l’esiguo numero di personale ha fatto sì che sin dagli inizi, da quando è iniziata la prima centrale operativa, non sia mai decollata; il programma per la sua gestione giace inutilizzato, le radio vengono utilizzate forse una volta all’anno, il mega schermo, che dovrebbe mostrare le pattuglie geolocalizzate o le telecamere della videosorveglianza, se ne sta appeso al muro inerte testimonianza di arte contemporanea, ispirata alla pipa di René Magritte; ben a proposito, citando il pittore del famoso  «Ceci n’est pas une pipe» si potrebbe dire  « Ceci n’est pas une monitor» perchè per essere tale dovrebbe svolgerne la funzione, cosa che non è mai accaduta.

Quindi la prima lotta è per il nulla.

Il secondo motivo del contendere, invece, è per la figura del  Capataz Comandantissimo e qui sono dolori.

Il Capataz Comandantissimo attualmente dominante è inviso ad un sindaco emergente, indifferente al suo compagno di cordata, indifferente ad un terzo e assolutamente gradito al quarto; due dei quattro pensano di sostituirlo col suo vice, che tituba per questioni di rispetto e di correttezza, ma che alla fine, confrontandosi con qualche collega, decide di offrire la disponibilità in vista di una riorganizzazione e rilancio del corpo.

Questo vice è un fenomeno? assolutamente no, ha dalla sua una miglior capacità di rapporti col proprio personale e con quello degli altri uffici, cose particolarmente invise al suo superiore, insomma sa colloquiare un po’ meglio, nulla più.

Il  Capataz Comandantissimo dai propri collaboratori non è inviso, è letteralmente odiato e, per quanto possibile, ostacolato; anche gli ufficiali che cercano di collaborare ne sopportano a fatica gli aspetti autocratici ma la struttura deve andare avanti e tutti, chi più chi meno, tirano la carretta (gli ufficiali intendo).

Come vorrebbe la logica in questi casi? che i sindaci convochino il Capataz Comandantissimo, gli addebitino le inefficienze, la mala gestione e/o quanto ritengono che non funzioni e prendano i provvedimenti di conseguenza.

Ovviamente manco a parlarne; avviene che, di nascosto, la domenica mattina, ad uffici ovviamente chiusi, un paio di questi sindaci convochino il vice, gli propongano di fare il comandante e comincino a delineare il trasferimento dei locali nella nuova sede; tutto di nascosto, come i carbonari.

Succede che si facciano giunte su giunte, che si litighi, che qualche sindaco si rimangi la proposta perchè un collega sarebbe irremovibile nella difesa dello status quo, che poi le cose si modifichino ancora, tutto nelle sale del potere (potere è un termine quanto mai inappropriato ma perdonatemi la licenza), facendo sapere ai coinvolti solo obliquamente, tramite voci o impiegati vari.

Ma alla fine il progetto deve realizzarsi per cui si invita il vice a prepararsi perchè presto dovrà prendere il posto del suo superiore tanto che questo inizia a comprare qualche volume, spendendo soldi suoi, per meglio prepararsi al nuovo incarico.

Succede che un mattino il responsabile del personale chiami il vice e gli confermi la futura nomina, preannunciando la chiamata da parte del sindaco capofila per l’annuncio ufficiale; nel colloquio si parla di indennità, di riorganizzazione, di collaboratori, insomma si inizia a delineare qualche dettaglio.

Il nominato, preso dall’ansia unita ad un minimo di soddisfazione e tanta preoccupazione, inizia a riflettere sul prossimo colloquio col sindaco annunciatore ma a metà mattinata, saran trascorse un paio d’ore, arriva una seconda chiamata, del medesimo funzionario che, scusandosi con imbarazzo, si rimangia quanto detto poco prima.

Il conclave sindachesco non è riuscito a partorire il papa, tutto deve restare immutato, nessuno deve toccare il  Capataz Comandantissimo né d’altra parte la proposta di un’alternativa nasce da considerazioni sul funzionamento, potenziamento e miglioramento di gestione del corpo; tutto è ridotto ad uno scontro di potere tra i 4 sindaci dell’apocalisse che litigano per avere la figurina mancante sull’album.

Insomma una prova di forza che i leghisti chiamerebbero performance di celodurismo.

I coinvolti non politici si sono sentiti, chi più chi meno, utilizzati come i carri armati del risiko, o come pedine, con totale indifferenza rispetto alle storie umane e professionali e chi ha potuto ha cercato di abbandonare una barchetta tarlata ormai affondata.

Tutto questo, che ho cercato di sintetizzare per non cedere troppo alla mia tentazione di essere torrentizio, come già detto non è mai accaduto né potrebbe nell’Emilia Felix che frequento negli ultimi anni; gli spunti mi vengono da ben altri paesi e galassie e nessuno deve sentirsi chiamato in causa.

Le lotte tra sindaci non esistono o se esistono accadono solo e sempre altrove; io non ne ho mai vista una.

Quale morale ne traggo?

Da un’intervista di Giacomo Contri, traggo la risposta ad una domanda sui potenti: “Tremano 24 ore su 24, la loro condizione non è desiderabile.”

I sindaci, ancor più nei comuni piccoli, scimmiottano spesso questo tipo di potenti, abbarbicati su uno sperone di pseudo potere che li manifesta impotenti soprattutto nella capacità di pensare che vi siano altri modi per definire il potere.

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