Barcellona e il radicalismo

Tante vittime a Barcellona, e mentre scrivevo queste righe, alte si sono aggiunte a Turku, in Finlandia.

Barcellona, città da me molto amata, visitata più volte, dal fascino incantevole: da qui è nato il mio amore per la Spagna.

Non mi interessa la nazionalità delle vittime, non è un problema di nazionalità.

Di fronte a simili eventi mi torna alla mente un brano di “Assassinio nella Cattedrale” di T.S. Eliot, è il mio modo per esternare l’orrore:

I° DONNA                    – Torpida la mano, asciutto il ciglio,

                                        ancora orrore, più orrore di quando

                                        si strappa un figlio dal ventre.

II° DONNA                   – Ancora orrore, ma più orrore di quando

                                        si torcono con rabbia le dita,       

                                        di quando il cranio viene spaccato.

III° DONNA                  – Più orrore: che i rumori dei passi nell’andito,

                                        più dell’ombra che, sulla soglia si profila improvvisa,

                                        più che furia che dentro il salone impazza.

CORO DONNE             – Scompaiono gli agenti infernali,

                                        gli umani si ritraggono e dissolvono in polvere:

                                        immemorabili: dimenticati nel vento.

I° DONNA                    – Solo è qui, della morte, la piatta pallida faccia;

                                        della morte che è la silente serva di Dio.

II° DONNA                   – E, dietro la faccia della morte, il Giudizio.

III° DONNA                  – E dietro il Giudizio, il Vuoto,

                                        più orrido delle attive forze infernali.

CORO DONNE             – Vuotezza, assenza, separazione da Dio.

I° DONNA                    – Orrore del viaggio senza sforzo alcuno,

                                        verso la landa vuota che non è più una landa.

II° DONNA                   – Solo sempre vuotezza, assenza;

                                        dove quelli che furono uomini,

                                        non possono più volgere indietro la mente;

                                        a distrazioni, a delusioni.

III° DONNA                  – A pretese, a fughe nel sangue.

I° DONNA                    – Dove l’anima non è più ingannata.

II° DONNA                   – Perché non vi sono più oggetti,

                                        né toni, forme, colori.

III° DONNA                  – Per distrarre

                                        per deviare l’anima dalla sua visione

                                        sudiciamente unita per sempre, nulla nel nulla.

CORO DONNE             – Non ciò che chiamiamo la morte, temiamo,

                                        ma ciò che, oltre la morte,

                                        non è più morte, dobbiamo temere.

Non sono preparato, di fronte a questi fatti, sono maledettamente impreparato.

Il mio pensiero vacilla, mi trovo confuso, avvilito, incredulo ma è già successo tante volte, in forme diverse ma tante altre volte l’uomo ha alzato la mano contro un suo simile.

Ho trovato in rete una riflessione di tal Olivier Roy, un orientalista francese che propone di ribaltare quello che sembra essere divenuto un assioma dell’occidente.

Secondo Roy non è l’islam ad essersi radicalizzato ma è il radicalismo ad essersi islamizzato: «Per le seconde generazioni scegliere l’Islam radicale vuol dire presentarsi come più musulmani dei genitori, in una dimensione quasi edipica che rifiuta i padri come maestri. Anche per i convertiti, che spesso vengono dalla campagna francese, la chiave interpretativa è generazionale: lo sfregio peggiore che una figlia può fare a dei genitori cattolici è convertirsi all’Islam e velarsi; se una ragazza aderisce al satanismo o al metal rock, i genitori lo interpretano come un peccato di gioventù, ma se opta per l’Islam è completamente persa. Inoltre, per apporre la firma sanguinaria alla loro rivolta, i giovani scelgono la causa jihadista perché oggi, sul mercato, è l’unica al tempo stesso globale e radicale. L’ecologia non è più una causa radicale, l’estrema sinistra non è più globale: i No Tav, per esempio, sono radicali ma locali. Con un linguaggio moderno, Daesh è riuscito a costruire una grande narrazione basata su un’estetica della violenza che affascina molti giovani; infatti nel terrorismo degli ultimi anni il suicidio è sempre più centrale».

Sostiene sempre l’autore: «La maggior parte dei terroristi non arriva da un percorso religioso, ma ha alle spalle la vita ordinaria dei giovani: bevevano alcol, frequentavano locali notturni, fumavano hashish ed erano nel 50 per cento dei casi piccoli delinquenti. Ci si accorge che questi giovani vivono una rottura con tutta la società, sia quella dei genitori, sia quella occidentale contemporanea. Emerge il ruolo del Web: è lo spazio dei giovani, senza autorità, senza trasmissione generazionale, luogo dell’individualismo, dove si ricostruisce una comunità di simili»

Non sono esperto al punto da poter confermare o contestare un tesi di questo genere, resto al fatto che, ad un certo momento, queste persone, cambiano rotta rispetto al passato. Nelle parole citate sopra sembra emergere una questione generazionale, cioè di eredità: non c’è nulla da ereditare dai padri, nulla di pacifico già ricevuto in offerta da acquisire  e fare proprio, ricordo la citazione di Goethe che fa Freud “ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo se lo vuoi possedere“, nulla per cui valga la pena mantenere ed implementare il legame sociale ricevuto. Sempre che vi sia stata una qualche forma di eredità, del che non c’è certezza.

Cito Giacomo Contri che mi è di enorme aiuto in un post del 2012:

«Torniamo a Caino il cattivo che fa a pezzi il fratellino, però che non ha affatto il genotipo mentale dell’omicida potenziale (quella brava “aggressività” degli psicologi):
semplicemente, non ha alcun legame sociale con Abele (come minimo, non scambia il suo grano con le pecore di quest’ultimo), in altri termini Abele non ha alcuna esistenza nel pensiero di Caino e viceversa (nessuno dei due ha più il “pensiero di natura” che è pensiero originario del legame sociale):
Abele è solo una sagoma ingombrante e fastidiosa, non un partner, la morte di Abele è pre-liminare, e che Caino si prenda la briga di fracassargli il cranio piuttosto che risparmiarlo è solo un incomodo contingente che potrebbe anche non prendersi.

Conclusione:
non è vero che siamo potenzialmente omicidi e disponibili al passaggio all’atto:
per diventare omicidi bisogna essere passati sì, ma a questo Ordine di idee, cioè avere fatto ben altro passaggio:
bisogna essere passati all’interruzione del legame sociale anzitutto nel pensiero, all’abdicazione al pensiero di natura:
il delitto inizia dal pensiero

Attaccare l’occidente può anche darsi che sia un atto antiimperialistico, che sia anche che l’imperialismo ha colonizzato di sé l’islam ma resta che non mi risulta che l’islam abbia sottoposto a critica i suoi costumi, la teologia, la politica…

Resta che ci sono paesi in cui l’esibizione di un crocefisso espone a pericolose sanzioni, resta che la conversione al cristianesimo di un musulmano non è un evento facilmente tollerato, resta che criticare Maometto costituisce reato… resta che le donne non hanno proprio gli stessi diritti degli uomini … resta che …

Può ben darsi che sia il radicalismo ad avere fagocitato l’islam, ma il bacino di coltura non sembra avere opposto particolare resistenza.

Decenni fa (?) in Italia non era diverso, con le Brigate Rosse: i compagni che sbagliano, è colpa dell’imperialismo americano o russo, sono eterodiretti, non hanno nulla da spartire con la tradizione comunista, il movimento operaio nelle fabbriche non li protegge (sic!), sono giovani dalla testa calda ecc.

Le BR avevano enormi coperture di omertà o solidarietà almeno ideologica come oggi costoro tra i musulmani.

Le vittime di Barcellona e quelle di Turku riposino in pace, non riesco ad aggiungere altro che non abbia lo stantio sapore della ripetuta banalità: mi perdonino coloro che stanno soffrendo.

Parma, 19/08/2017 memoria di San Giovanni Eudes

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