ancora la religione

Dunque abbiamo visto come nacque la religione; in “L’avvenire di un’illusione” Freud ci dice anche che la religione è la nevrosi ossessiva universale: il pio credente è protetto in misura notevole contro il pericolo rappresentato da talune malattie nevrotiche; l’accettazione della nevrosi universale lo sottrae al compito di costruirsi una nevrosi individuale.

Quando i problemi sono quelli della religione, gli uomini si rendono colpevoli di tutte le possibili insincerità e scorrettezze intellettuali. I filosofi estendono il significato delle parole fin dove queste non serbano più quasi nulla del loro senso originario; chiamano “Dio” un’astrazione vaghissima che si sono foggiata, per cui possono presentarsi dinanzi al mondo come deisti e credenti, vantandosi perfino di aver foggiato un concetto di Dio più alto e più puro; in verità, al contrario, il loro Dio è un’umbratile parvenza, non certo la possente personalità della dottrina religiosa.

Queste le parole di Freud.

Par di capire che la religione è il riempimento di una mancanza; essa nasce dal rimorso per avere ucciso il padre e dalla necessità di ritrovare una figura paterna protettiva.

Il padre dell’orda è visto come il padrone che impedisce la soddisfazione pulsionale, cioè è un ostacolo insormontabile da cui ci si può liberare, apparentemente, solo con la morte: guerra civile in famiglia.

Guerra civile perchè la legge che presiede al pensiero paterno è quella di un dittatore, di uno che ha da temere il pensiero degli altri, potenzialmente nemici perchè concorrenti nella lotta per i beni (le donne); gli altri, cioè i figli, a loro volta, pensano il padre come nemico poiché si vuole tenere tutto per sé l’ambito oggetto del desiderio.

Dunque l’uno o l’altro, in competizione: il danno è già fatto ed infatti ne segue la morte, prima quella del padre poi presumibilmente quella di molti fratelli che, in competizione tra loro, cercano di occuparne il posto riproducendone le medesime modalità di rapporto.

Si pensa di risolvere un difetto di legge con l’eliminazione del padre salvo poi scoprire che quella figura era anche un partner che qualcosa di buono portava.

In questo corto circuito germoglia la religione perché l’omicidio è come la rimozione, pone le basi per il suo ritorno e non a costo zero come va di moda dire oggi.

Lo iato tra la legge paterna, inconcludente perchè illegittima, in quanto basata sulla forza e quella dei figli non meno difettosa perchè speculare alla prima, è la ferita che può suppurare.

I figli, per giustificare la loro pretesa, devono fare appello ad un’istanza superiore che permetta loro di convivere e li protegga, come da bambini, dalla natura e dalla cattiva sorte.

L’elaborazione religiosa prende il posto di quella laica facendo appello ad un’autorità superiore che, nel corso dei secoli, assumerà via via forme diverse ma di identica sostanza.

Non casualmente la convivenza civile, la società, nasce contemporaneamente alla religione e con le stesse fondamenta “religiose” cioè con l’idea di rinuncia.

La convivenza civile, la civiltà, in realtà, secondo Freud, idea condivisibilissima, è un guadagno per l’umanità, ma occorre ripensare alla sua fondazione che se è religiosa comporta una censura, più o meno grande ed i danni conseguenti.

Non è un caso che il candidato repubblicano Donald Trump abbia rivendicato, almeno a dire dai tg di cui peraltro mi fido poco, un maggior ruolo della religione nella legislazione americana.

Di sé ha detto: “I’m a Protestant, I’m a Presbyterian. And you know I’ve had a good relationship with the church over the years. I think religion is a wonderful thing. I think my religion is a wonderful religion.”

Il candidato vice presidente che correrà con la Clinton è uomo molto religioso, cristiano, a sua volta.

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