Amicizia e nazionalismo

Amicizia e nazionalismo è il titolo del terzo capitolo dell’ottimo Sessualità e Nazionalismo di George L.Mosse; procedo lentamente a causa dei vari impegni, ma non demordo perché, credo, che queste opere siano davvero importanti da conoscere e studiare.

Eccone dunque una sintesi.

I rapporti interpersonali non servirono solo per definire la sessualità ma furono soggetti alle pressioni di nazionalismo e rispettabilità mentre, durante l’illuminismo, l’attenzione era stata puntata soprattutto sull’individualismo e sull’autonomia delle relazioni interpersonali.

Nazionalismo e rispettabilità restrinsero l’autonomia dell’individuo poiché non doveva essere permesso di scegliere liberamente le proprie amicizie così come non era permesso seguire i propri istinti sessuali: dovevano essere creati dei modelli cui fosse necessario conformarsi perché in gioco c’era la stabilità della struttura sociale stessa.

La nazione, quando cominciò a coinvolgere sia la politica che la cultura, divenne l’unica detentrice dei diritti umani e, di conseguenza, l’individuo con i suoi diritti cominciò a declinare; fu la rivoluzione francese a vedere la trasformazione della nazione da conglomerato di fedeltà, spesso separate, a principio onnicomprensivo; le guerre che scatenò  estesero poi questo processo dell’Europa centrale e occidentale; in queste guerre il nazionalismo si alleò con l’ansia di rinnovamento sociale e così poté allargare la sua base e la sua presa.

Si tratterà ora dell’amicizia maschile: una realtà molto importante nell’élite culturale del XVIII secolo che divenne una forza sociale e politica durante i due secoli successivi.

Il nazionalismo ebbe particolare affinità con la società maschile e, grazie alla sua alleanza con la rispettabilità, legittimò il dominio degli uomini sulle donne.

L’amicizia maschile fronteggiò l’omoerotismo che fu sempre in agguato in seno al nazionalismo: l’omoerotismo doveva incoraggiare l’amore platonico, al contrario, l’omosessualità veniva considerata la esemplificazione degli istinti più bassi dell’uomo; poiché stabilire una netta demarcazione tra omoerotismo e l’omosessualità era impossibile, l’omoerotismo venne considerato sempre un pericolo ed una sfida alle norme consolidate.

Gli ideali di amicizia personale raggiunsero la maggiore articolazione in Germania forse perché questo tipo di rapporto fra tedeschi poteva parzialmente supplire alla perduta unità nazionale e insieme contribuire a recuperarla.

Il culto dell’amicizia si intrecciò con un vivace patriottismo: l’amicizia virile tedesca era già stata celebrata durante la rivoluzione francese ed il XVIII secolo vide un vero e proprio culto di questo rapporto, fondato sul “genere più elevato di uguaglianza” ovvero la reciproca autonomia di desiderio; questo ideale accentuò sia l’indipendenza personale del singolo, sia la compenetrazione delle differenti personalità degli amici così che l’amicizia divenne l’esempio ideale di quell’uguaglianza così importante per l’illuminismo.

Il culto settecentesco dell’amicizia in Germania ebbe poco in comune con l’esperienza di quei gruppi di scrittori e poeti che erano sempre esistiti fin dal Rinascimento, questi ultimi, infatti, non possedevano l’intimità e il sentimento che nel Settecento trasformò l’amicizia in slanci d’affetto che ci paiono esagerati.

L’attività poetica, prima limitata alle grandi occasioni, divenne continua e reciproca, una poesia d’amore sconfinante nel ridicolo; a differenza, tuttavia, del modo di percepire l’amicizia del XX secolo, non ci furono sospetti di omoerotismo nel secolo precedente: l’intensità dei sentimenti era debitrice dell’atmosfera emotiva del pietismo ma anche del desiderio di compagnia che fu una sorta di religione sostitutiva del deismo illuminista e delle cosiddette superstizioni della cristianità.

Il XVIII secolo vide la distinzione dell’amore come aspetto dell’amicizia tra uomini da quello tra uomini e donne: l’amicizia virile fu considerata superiore perché basata sulla ragione piuttosto che sui sensi; quella tra donne non venne presa sul serio quindi fu esclusa dal culto dell’amicizia; la nuova e popolare disciplina scientifica della frenologia cercò di dimostrare, studiando il cervello, che le donne facevano amicizia con uomini e mai con altre donne.

Il culto dell’amicizia fu percepito come un modo per controllare le passioni, cosa che fu trasferita anche all’amicizia tra uomo e donna nel XVIII secolo: la Nouvelle Heloise di Rousseau, la Lucinde di Schegel, i romanzi di Samuel Richard contribuirono tutti a sostenere l’idea che l’amicizia tra uomini e donne fosse più importante dell’amore.

La donna fu spogliata della sessualità e integrata nel mondo degli uomini così che, almeno nel XVIII secolo, ci fu una relativa uguaglianza tra uomini e donne e, comunque, non la quasi totale subordinazione del secolo successivo quando le donne che imitavano il comportamento maschile, accettate nel XVIII secolo nell’élite intellettuale, furono poi considerate con sospetto.

Nel XVIII secolo l’ideale dell’amicizia cercò di spogliarsi della propria carica sessuale e di tenere sotto controllo le passioni; in Germania il culto dell’amicizia si manifestò nei gruppi piuttosto che in maniera individuale, i cosiddetti Freundschaftsbunde, cioè comunità di affini i cui membri erano legati reciprocamente da amicizia in modo non molto diverso dagli appartenenti al movimento giovanile tedesco già visto in precedenza; c’era però una differenza significativa: i membri dei Freundschaftsbunde erano in buona parte sposati e le loro poesie cantavano sia l’amore per le donne che quello per i propri amici.

Il Bund delle amicizie maschili sembrava dominare la vita dei suoi membri; i Bunde, con il loro misto di romanticismo e razionalità furono comunità di affini, esterni alle strutture sociali della famiglia e dei ceti, ma determinanti nel contribuire a definire l’autocoscienza e la rispettabilità borghesi; il culto dell’amicizia settecentesco presuppose il controllo delle passioni sessuali e un richiamo al patriottismo tedesco ma, in questo caso, il patriottismo non sovrastava il sentimento dell’individuo.

L’unità nazionale fino a quel momento, non aveva richiesto alcuna fedeltà esclusiva che prendesse il posto delle altre associazioni tra uomini: lo Stato era considerato meno importante della libertà individuale, ma l’illuminismo indebolì gli ideali di amicizia e di individualità grazie alle sue discussioni sulla fedeltà e l’appartenenza a gruppi ristretti o più ampi; questo preparò la strada all’affermazione del nazionalismo a scapito delle relazioni interpersonali indipendenti e grazie al controllo e all’orientamento delle passioni umane, prima fra tutte la sessualità maschile.

Christian Garve
Christian Garve

Il filosofo e divulgatore settecentesco Christian Garve sostenne che l’amore per la patria doveva basarsi su sentimenti simili a quelli che determinano l’amore per la famiglia e gli amici; egli invitava a sacrificare i vantaggi di un’agevole società borghese per la causa di una nazione in cui ogni uomo potesse essere uguale all’altro.

Egli pensava, secondo gli ideali illuministi di ragione e perfezione umana, che un’unità nazionale più ampia fosse da preferire a fedeltà più ristrette in vista di una perfezione universale: questa teoria non poté sostenere il nazionalismo del XIX secolo perché l’idea che la nazione non fosse il fine ultimo ma solo una tappa verso un genere umano senza barriere, verso una cittadinanza del mondo, fu ben presto abbandonata.

Il pietismo, le guerre di liberazione nazionale, le esigenze di una politica di massa, agli albori dell’industrializzazione ebbero un ruolo cruciale in questo processo di sopraffazione della nazione sul cittadino e sulla sua facoltà di scegliersi il paese e gli amici.

Le guerre di liberazione tedesca fornirono a molti cittadini, divisi in molteplici Stati, un’esperienza comunitaria e incoraggiarono impegno ed entusiasmo che diedero uno scopo a una vita che, per molti, sembrava non averlo; l’entusiasmo delle guerre di liberazione, i loro miti e simboli, avrebbero infiammato le generazioni future soprattutto quando queste guerre furono perdute.

La supremazia della patria sugli individui subordinò le aspirazioni personali alla coscienza collettiva cioè al Volk, al popolo piuttosto che allo stato simboleggiato dalla dinastia.

Lo Stato moderno assegnò ai propri sudditi dei traguardi morali in cambio richiesero quella dedizione che i monaci dovevano alla chiesa; non a caso si pensava che l’analogia tra il culto nazionale e quello religioso, tra la morte in battaglia e il sacrificio di Cristo, esortasse gli individui a lasciarsi indirizzare passioni e desideri dalla nazione, a praticare abnegazione e autocontrollo anche sulla sessualità, che era una di quelle passioni che bisognava lasciare alla nazione di controllare.

Theodor Körner
Theodor Körner

Il rigore morale divenne un aspetto della ricerca dell’identità nazionale, il concetto di patria venne interiorizzato e assunse il controllo delle passioni; citando il poeta Theodor Körner: “La patria è il vascello di Dio, l’intermediario tra l’uomo e l’universo cristiano”; questa interiorizzazione fu incoraggiata dal pietismo e dal rilievo dato allo spirito religioso interiore che vedeva la sua espressione esteriore nella patria.

La verità religiosa e la patria ispirarono i circoli pietistici (un universo di fratelli e sorelle) e determinarono l’ambito in cui si sarebbe dovuta compiere la scelta delle proprie compagnie: il circolo di amici si deve subordinare a un sistema di fedi e circoscrivere la sua libertà di azione; il pietismo riuscì a riunire religione e patriottismo che consacrò le relazioni personali, privandole dell’autonomia di intenti, restringendone così gli orizzonti; molti autori che all’inizio del XIX secolo diedero vita all’idealismo tedesco erano cresciuti in un ambiente luterano dov’era sottolineata l’importanza dello spirito interiore e dove la necessità di una disciplina votata a una causa comune era considerata propria di ogni tempo e luogo: l’autorità non doveva essere messa in dubbio.

Il pietismo e le guerre di liberazione rafforzarono una tradizione rivoluzionaria profondamente presente in Germania fin dal medioevo: la visione apocalittica della storia offriva la speranza di una nuova alba imminente, con la conseguente cessazione dello scorrere del tempo; Paracelso e Jakob Böhme furono i principali profeti di questa rivoluzione sotterranea; questa tradizione apocalittica ispirò anche Wilhelm Weitling e la sua lega comunista, nella metà del XIX secolo, così come Ernst Bloch che cercò di indirizzare a sinistra questa rivoluzione sotterranea, con la sua opera intitolata Thomas Müntzer del 1921.

Questa tensione rivoluzionaria, però, non rafforzò la sinistra quanto, invece, la destra nella misura in cui questa sosteneva l’unità nazionale: l’unità divina di Dio e della natura, centrale in questa visione apocalittica, si esemplificava nell’ideale del Volk, come utopia sempre attuale: si sosteneva che esistesse una continuità germanica che alla fine avrebbe vinto fermando il tempo e abolendo la morte.

Questa rivoluzione germanica restava in attesa e su questa influì il romanticismo che aiutò la coscienza nazionale tedesca; il legame tra patriottismo e autonomia delle relazioni personali stava per rompersi e ciò avvenne dopo la prima mondiale quando alla nazione non bastò più procedere fianco a fianco con i circoli amicali.

 Heinrich von Kleist
Heinrich von Kleist

L’attacco all’autonomia delle relazioni interpersonali non venne solo dalla nazione; in contemporanea anche la rispettabilità cominciò ad attaccare e a marcare la distinzione tra amicizia e sensualità come ben che testimonia l’opera del drammaturgo Heinrich von Kleist che arrivò suicidarsi a poco più di trent’anni.

Oltre a trascendere la sessualità fu forte il desiderio di sacrificio per una nobile causa, come fu ben presente nelle guerre di liberazione; la sofferenza di Kleist testimonia l’esigenza di separare l’amicizia dalla sessualità cioè dall’individualità che fu fatta propria da nazionalismo e rispettabilità: i segni che fino ad allora erano stati considerati tipici dell’amicizia furono guardati con sospetto e non è un caso che dopo i primi vent’anni del XIX secolo i quadri che raffiguravano degli amici assunsero toni vaghi e superficiali; gli uomini non erano più raffigurati in gruppo o col gesto di darsi la mano o scambiare un segno di amicizia, ma erano rappresentati soltanto come un insieme di individui.

Il sentimentalismo dell’amicizia settecentesca stava tramontando per lasciare posto ad un’amicizia intesa come un atto di castità e di dedizione quasi religiosa: tutto il XIX secolo cercò di esorcizzare le componenti erotiche dell’richiamandosi agli ideali di virilità, contro la supposta effeminatezza dell’omoerotismo.

Il tentativo di liberare l’amicizia d’ogni sensualità, utilizzando l’idea della virilità farà sì che anche gli amici più stretti dovessero mantenere una certa distanza perché essere virili significava essere capaci di controllare le passioni.

La sensualità latente dello stereotipo nazionale maschile tedesco si ritenne potesse essere controllata dalla sua virilità e dalla sua funzione simbolica: il tedesco ideale era spesso rappresentato nudo come un guerriero, come un dio greco o come un giovane Sigfrido; questo stereotipo nazionale rispecchiava la crescente importanza dell’aspetto esteriore, della bellezza maschile, proprio quando gli atti di intimità tra uomini cominciarono a essere censurati.

Nel culto settecentesco dell’amicizia aspetto, atteggiamento del corpo e del volto di un amico non avevano particolare importanza, la assunsero tuttavia progressivamente poiché si stava entrando in un’epoca sempre più orientata verso l’espressione visiva di cui sono testimoni non solo i simboli del nazionalismo ma anche le nuove scienze del XVIII secolo quali la fisiognomica e l’antropologia con il loro sistema di classificazione degli uomini secondo gli ideali della bellezza classica.

Il simbolismo politico assunse grande importanza quando le masse cercarono di partecipare al processo politico; la rinascita tedesca del XVIII secolo aveva contribuito a determinare i modelli di bellezza e bruttezza: la bellezza cioè la figura classica, soppiantò il cuore ardente e la lucida ragione che non avevano bisogno di manifestazioni esterne; la bellezza maschile con la sua armonia e le sue proporzioni classiche comunicava quella tranquillità necessaria a placare gli ardori e insieme esprimeva un senso di virilità; la lega per la protezione dei figli tedeschi, proclamava a inizio del XX secolo: “un fisico splendido raramente si accompagna a caratteristiche depravate”.

L’identità personale ora non era più definita solo dall’appartenenza alla nazione ma l’ideale nazionale di bellezza si rispecchiava nell’aspetto dell’individuo: le relazioni personali venivano controllate sia nel corpo che nella mente.

Il vecchio circolo di amici aveva lasciato il posto al più militante Bund così come le relazioni personali venivano considerate nell’ambito di interessi più ampi e più attivi; l’individualità si proiettò oltre l’uomo, sulla nazione: il mondo era composto di nazioni, ciascuna con una propria individualità da rispettare, con il proprio posto al sole ed il dominio di una nazione sulle altre veniva rifiutato: questa fu la teoria principale del nazionalismo tedesco nella prima metà del XIX secolo, che sopravvisse anche in seguito, nonostante il crescente peso che assunsero i concetti di dominio e di aggressione.

Si riteneva che all’interno della nazione dovesse regnare l’uguaglianza poiché la nazione era considerata una unione naturale tra uomini ed anzi il suo scopo era quello di comporre le differenze individuali: l’esercizio del libero arbitrio si trasferì dall’individuo alla nazione; la parola Bund fu usata allora soprattutto non per riferirsi ad un gruppo di amici ma per individuare chi si batteva unito per il rinnovamento nazionale. Il termine Bund indicava in origine un pezzo di terreno recintato, ma questo terreno diventava sempre più affollato, recintato da filo spinato con accesso garantito solo a chi condivideva miti, simboli ed espressioni della nazione.

A cavallo tra XVIII e XIX secolo le piccole unità si sciolsero in associazioni più grandi grazie anche al fatto che l’occupazione francese della Prussia e le guerre di liberazione avevano portato ad una maggiore aggressività del Bund e una diversa concezione del nazionalismo, inteso come una nuova religione che doveva orientare ogni atteggiamento. Il culto della mascolinità, con il corpo robusto e agile, pronto alla battaglia cercò di sostituirsi al vecchio culto dell’amicizia: lo stereotipo nazionale e il suo ideale di bellezza maschile imprigionavano le passioni ma divennero simboli della mascolinità aggressiva cioè rappresentavano l’evoluzione del Bund dall’amicizia al nazionalismo.

La virilità collegata alla bellezza della forma era stata anticipata dagli antropologi del XVIII secolo, quali, ad esempio, Christian Meiners, che cercò di dimostrare la superiorità dei caucasici sui negri, esaltando bellezza dell’aspetto, senso dell’ordine e della moderazione contro egoismo, mancanza di pudore e sensualità ritenute caratteristiche dei negri.

La virilità apparteneva alla bellezza dell’aspetto che si rifaceva all’ideale greco di bellezza virile, ordine e moderazione e che era anche un simbolo di coraggio e di amore per la libertà come sostenevano anche i frenologi e i fisiognomici che proclamavano un ideale di virilità basato su bellezza greca e virtù di ordine, moderazione e coraggio di fronte alle avversità.

Friedrich Gottlieb Klopstock
Friedrich Gottlieb Klopstock

Friedrich Gottlieb Klopstock, uno dei principali propagandisti del nazionalismo tedesco è una figura che si può utilizzare per riassumere il passaggio dal culto settecentesco dell’amicizia agli ideali di nazionalismo e virilità.

All’inizio Klopstock cerca di superare la solitudine con culto dell’amicizia ma poco per volta allarga questa cerchia di amici fino a trasformarli in una sacra élite di “bardi germanici”: l’amicizia diventa un legame che va costantemente trascesa fino ad arrivare ad essere al servizio della nazione; successivamente sostituisce al circolo degli amici il mito dell’eroe, l’antica usanza degli amici di combattere e morire fianco a fianco in battaglia viene condannata, tutto deve essere sottomesso alla patria che diventa l’orizzonte unico di ogni pensiero; virilità diviene sinonimo di conoscere in quale modo di morire per la patria.

Gli ideali dell’illuminismo erano stati, in questo modo, fagocitati dal nazionalismo di Klopstock: la lotta per l’unità tedesca era una battaglia per i diritti naturali, questi conservavano ancora il loro contenuto settecentesco, cioè si fondavano sulle esigenze della ragione e sull’amore per l’umanità, ma erano sovrastati dall’esclusività del Volk.

Johann Gottlieb Fichte
Johann Gottlieb Fichte

Chi espresse con maggiore chiarezza questo passaggio fu il filosofo patriota J. G. Fichte nell’opera Discorsi alla nazione tedesca del 1808: l’uomo non può amare se stesso o qualsiasi altra cosa senza che questo amore non rientri in un sistema fideistico; il vero amore risiede solo e sempre in ciò che è immutabile ed eterno; da questo deriva che le relazioni tra individui sono dissolte nella nazione, immagine riflessa del cosmo stesso: la virilità trascende l’individuo per confluire nel servizio della nazione e l’amicizia finisce subordinata al nazionalismo.

Com’è ovvio ci fu anche chi rifiutava quel tipo di nazionalismo e non era interessato alla vittoria del nazionalismo sul patriottismo, come fu il caso per molti liberali e socialisti, tuttavia il nazionalismo, assorbendo l’ideale dell’amicizia, riuscì a rafforzare se stesso e a collaborare con maggiore efficacia con la società borghese nel sostegno della rispettabilità in modo da controllare l’inquietudine dell’epoca e temperarne gli ardori sessuali: la nazione doveva trascendere la sessualità e l’amicizia spogliarsi dell’erotismo; l’amore tra amici doveva proiettarsi sulla nazione in modo da superare le tentazioni omoerotiche.

La storia dell’amicizia in Inghilterra, in confronto alla Germania, mette in rilievo ancora più chiaramente il rapporto tra nazionalismo e rispettabilità da una parte, e l’autonomia delle relazioni interpersonali che era simboleggiata dall’amicizia, dall’altra: la rispettabilità aveva trovato terreno fecondo in entrambi i paesi, mentre il nazionalismo fu per molti aspetti diverso; l’Inghilterra era unita da molto tempo e non aveva bisogno di concentrarsi in una lotta per l’unità nazionale, questo fece sì che l’omoerotismo insito nella amicizia fosse molto meno controllato che in Germania.

Le classi dirigenti inglesi vivevano i loro anni formativi in una società separata ed esclusivamente maschile, un sistema che non esisteva in Germania dove la scuola e l’università non separavano gli studenti dal mondo esterno; l’educazione tedesca mirava a modellare e disciplinare l’uomo attraverso l’istruzione, fatta rispettare anche in maniera brutale; quella inglese invece si proponeva di fornire un microcosmo dello stato e della società e di foggiare la personalità dei futuri dirigenti.

In Inghilterra l’educazione della gioventù fu il fattore che contribuì a dare forma ai concetti di amicizia e società maschile, che nasceva dai piccoli gruppi di amici che si ritrovavano negli edifici delle scuole, come ad Oxford o a Cambridge: gli eventuali casi di omosessualità definitiva restavano pochi; per gli altri costituivano solo un ricordo in una vita eterosessuale.

Questa esperienza unica nel suo genere di vita comunitaria maschile nacque dalla riforma della scuola pubblica nella prima metà del XIX secolo, basata sull’evangelismo inglese, su quel risveglio religioso che influenzò tanto gli usi e costumi dell’epoca; la tradizione evangelica fu ripresa, in Inghilterra, per riformare la scuola pubblica: essa predicava un’attiva pratica cristiana, i gentiluomini cristiani dovevano costituire un esempio attivo.

Al contrario in Germania, il pietismo luterano, con la sua interiorità, incoraggiava un atteggiamento passivo verso l’autorità: la famiglia luterana si teneva lontano dalle relazioni pubbliche, ritirata dal mondo, esattamente il contrario di ciò che veniva predicato in Inghilterra.

Thomas Arnold
Thomas Arnold

I principi di riforma delle scuole pubbliche inglesi furono: “devozione e buona cultura”, come proponeva Thomas Arnold, nella prima metà dell’Ottocento; da vivai del vizio dovevano ora formare i gentiluomini cristiani attraverso l’esortazione alle funzioni religiose, la disciplina rigorosa e il controllo dei modi e della morale; queste scuole furono definite “campi di concentramento sessuale”, in effetti i maestri conducevano una lotta spietata alla masturbazione poiché il timore dell’omosessualità era onnipresente. Questo che segue è un brano della prefazione dell’autore di una delle maggiori opere per ragazzi dell’epoca: “Eric or little by little“, opera di Reginald Farrar: “The story of ‘Eric’ was written with but one single object—the vivid inculcation of inward purity and moral purpose, by the history of a boy who, in spite of the inherent nobility of his disposition, falls into all folly and wickedness, until he has learnt to seek help from above. I am deeply thankful to know—from testimony public and private, anonymous and acknowledged—that this object has, by God’s blessing, been fulfilled.”

Eric little by little
Eric little by little

Farrar considerava la morte il giusto esito per le tentazioni del vizio; egli comunque alludeva solo indirettamente alla masturbazione e omosessualità poiché questi temi era meglio che restassero confinati nei libri; uno storico delle scuole pubbliche inglesi ha così sintetizzata l’educazione impartita: essere virili significava annientare il peccato, il sesso è il peggiore dei peccati, quindi essere virili significava reprimere ogni genere di sessualità.

Il motto che Farrar propone per i ragazzi inglesi è sintetizzabile così: “conserva l’innocenza e fa quel che è giusto, perché questo alla fine porterà pace all’uomo”.

L’autocontrollo era considerato la qualità essenziale nella formazione della classe dirigente inglese, che doveva riparare a ordinare e obbedire, era necessario vincere brame e fantasie in nome del dovere: disciplina e autocontrollo avrebbero creato lo studente ideale descritto da Reginald Farrar.

Frederic William Farrar
Frederic William Farrar

Questi valori venivano rafforzati stimolando la fedeltà del gruppo, a partire dalla scuola dove gli studenti vivevano e dalle squadre che giocavano contro altri istituti, per continuare poi nei college di Cambridge e Oxford per finire al governo della nazione; si credeva che questa fedeltà di gruppo potesse formare una nuova classe dirigente, una nuova élite non solo politica ma anche culturale.

Questo ideale di amicizia si integrò col concetto di sostegno reciproco insegnato a scuola in modo che venisse praticato nella vita di ciascuno: il protagonista dei Tom Brown’s Schooldays, Arthur, afferma che il vero ragazzo britannico partecipa solo a quelle competizioni che la sua squadra, e non lui singolarmente, può vincere.

Gli uomini formati dalle scuole inglesi avevano poi la responsabilità dell’amministrazione dell’impero che era utile sia per la pratica dell’autocontrollo, della disciplina e della fedeltà di gruppo, ma anche per lo sfogo delle frustrazioni sessuali: molti governatori famosi, Charles Gordon, Cecil Rhodes e H.H. Kitchener continuarono a vivere ovunque in società maschili, come ai tempi della scuola, e si sforzavano di essere esempio del gentiluomo cristiano con tutte le virtù annesse.

L’amicizia maschile ebbe, dunque, un ruolo importante nel governo dell’impero poiché l’omoerotismo fu indirizzato verso l’ammirazione e la fedeltà di gruppo, sublimate nei concetti di dovere e virtù.

In nessun posto come in Germania, invece, l’amicizia venne assorbita in un ideale superiore e questo fu il motivo per cui l’omoerotismo fu difficile da controllare: vizio e virtù si intrecciavano continuamente.

L’anima nera, incapace di autocontrollo, era rappresentata dai popoli del sud: italiani e portoghesi si comportavano in maniera poco maschile appunto perché, incapaci di autocontrollo, fondamento di ogni altra virtù.

Le virtù maschili erano fondamentali nell’educazione della classe più elevata: essere maschili significava far parte della squadra, essere fedeli al gruppo e al paese; le donne erano emarginate e anche quando furono ammesse, nel 1919, a Oxford e Cambridge, restarono in collegi separati.

Questo ideale di mascolinità, sebbene non dominante, caratterizzava anche l’educazione francese, così come un po’ tutti i paesi europei, che temevano che la confusione dei ruoli sessuali, o comunque un suo indebolimento, potesse distruggere un’ordinata società delle classi medie: tanto era il timore che nel 1877 Krafft-Ebing privò di bisessualità l’androgino, sostenendo che fossero sempre e comunque con caratteristiche femminili: l’ideale di virilità non doveva essere messo in discussione dalla confusione dei sessi.

La società maschile in cui tanti membri dell’élite inglese si trovavano a proprio agio determinò lo sviluppo dell’amicizia Inghilterra; in alcuni casi l’omosessualità fu considerata il culmine logico dell’amicizia, come nel caso di Oscar Wilde.

In Germania quest’idea dell’omosessualità come il cemento di una società migliore, si ritrovò all’inizio del secolo all’interno del movimento giovanile tedesco; il pensiero di Hans Blüher vedeva l’omosessuale come individuo socialmente più creativo poiché, non avendo da indirizzare le energie sessuali verso la propria famiglia, poteva utilizzarle per cementare i legami della comunità.

Hans Blüher
Hans Blüher

Il legame tra nazionalismo e omosessualità fu assai importante in Germania: il nazionalismo tentò di trascendere la sessualità assorbendola nella propria orbita, ma nello stesso tempo questo tentativo incoraggiò gli atteggiamenti omoerotici nel Bund maschile; chi vedeva nel Bund l’origine di ogni autentico Stato invocò spesso il potere dell’eros a sua giustificazione, l’amore consacrato tra uomini ma, sempre, erano disposti a separare questo amore dell’omosessualità.

È da dire che in Germania non attecchì mai la identificazione di omosessualità ed eccentricità che doveva essere accettata tra gli amici, che fu caratteristica degli scrittori e dei poeti del gruppo di Bloomsbury in Inghilterra.

In Inghilterra come in Germania le leggi contro l’omosessualità vennero inasprite verso la fine del XIX secolo: la Germania conobbe gli scandali Krupp (1902) e Harden – Moltke – Eulenburg (1906)

scandalo Harden Eulenburg
scandalo Harden Eulenburg

in cui aristocratici e cortigiani dell’imperatore vennero accusati di omosessualità, l’Inghilterra, invece, conobbe lo scandalo di Cleveland Street (1889-1890), che coinvolse importanti aristocratici, un bordello omosessuale, e forse, il figlio del principe di Galles e i processi contro Oscar Wilde.

Dopo il processo a Oscar Wilde omosessualità e degenerazione nazionale vennero messe in stretto rapporto; l’individualismo che in Inghilterra aveva conservato all’amicizia molta della sua autonomia di propositi fu messo in pericolo dalla rispettabilità, ma non fu assente quel nazionalismo integrale che era invece così vivace in Germania.

Nonostante le differenze la rispettabilità in Inghilterra in Germania ebbe grande successo, così come lo ebbero gli ideali di virilità e lo stereotipo nazionale; l’associazione tra sodomia e catastrofe nazionale rimase viva e così anche il timore per la degenerazione e il declino delle nascite; in entrambi i paesi in senso di superiorità si indirizzò a chi si pensava non riuscisse a controllare le proprie passioni: spagnoli, portoghesi, italiani, ebrei di modo che il nazionalismo si alleò con la virtù e con l’integrità e si contrappose ai popoli ritenuti inferiori il cui aspetto era un ulteriore elemento di contrasto con il vigoroso ma calmo, sensuale ma puro, stereotipo nazionale.

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