amici riminesi e Sant’Agata Feltria

tavola imbanditaAlcuni impegni mi chiamano a Rimini; tra questi un invito, graditissimo, della mia carissima Roberta.

Sistemo nella mattina di sabato i vari impegni così che a pranzo posso dedicarmi ai rapporti umani che meritano: ho trascorso un paio d’ore davanti ad un’ottima paella in compagnia dell’amico Andrea, un collega che ho “scoperto” alcuni anni fa, conosciuto durante l’attesa di intervento per lo sgombero di una scuola occupata (non tutte le disgrazie son poi così nocive).

Una delle migliori scoperte che ho fatto a Rimini per la serietà umana (e professionale, manco a dirlo), correttezza, lealtà, disponibilità, intraprendenza; abbiamo parlato della vita quotidiana, dei figli (suoi), di lavoro, della Spagna, di corrida, d’arte, di Bobbio e Siena.

Pranzo davvero piacevolissimo, di quelli che vorrei ripetere quotidianamente e che si conclude con crema catalana ed un sentito arrivederci a presto.

Corro poi da Roberta, che mi attende per il trasferimento a casa dei suoi genitori a Sant’Agata Feltria; partiamo in auto io, lei e sua figlia, la mitica Lisa.

Il viaggio è gradevole, come sempre quando sono in sua compagnia, anche se non accompagnato dal favore del tempo atmosferico che, bello nebbioso, mi oscura alla vista i paesaggi che Roberta mi decanta.

Accomodatici a Sant’Agata, Roberta e Lisa mi accompagnano in giro per il paese, con prima tappa la fontana della lumaca, il cui mosaico mi rimanda alla salamandra del parco Guell; bella fontana, ottimo approccio ad un paese che non avevo mai visitato in vita mia.

Andiamo poi a visitare il teatro Mariani, piccolo gioiellino, con decorazioni in acquerello, e 99 posti, con tre ordini di palchi che testimonia quel che vado ripetendo da tempo: il territorio di quella penisola che ormai mi vergogno a chiamare Italia è come un prezioso broccato, punteggiato di piccoli gioielli, spesso simili, comunque mai uguali, inaspettati e splendidi.

Piccolo capolavoro, aperto al pubblico, gratuitamente (offerta libera) ad opera di volontari, che ringrazio.

Ci spostiamo, quindi, vero la Rocca (in restauro) e la chiesa di san Francesco della rosa, dove facciamo un curioso incontro: una gentile signora ci apre la chiesa, permettendoci la visita di una bella chiesa barocca.

In aggiunta racconta (alla comitiva che è giunta nel frattempo) una storia di angeli… a noi riserverà poi tutta una serie di racconti di dialoghi con gli angeli, con le suore sepolte sotto la chiesa, insomma, beh non c’è molto da aggiungere.

Ci informa anche che sta arrivando un sacerdote americano che celebrerà la messa in latino: dovendo andare a messa, ne approfitto: Roberta, con me sempre troppo gentile, decide di restare alla celebrazione, Lisa invece si volatilizza, ma come biasimarla: a 12 anni una Messa in latino potrebbe lasciare segni indelebili.

Dopo un po’ di attesa arriva un giovanottone con tanto di talare, seguito da altro più giovane e minuto che trasporta con una certa fatica una bella scatola con il necessario per la celebrazione.

Hanno entrambi un bel viso simpatico e salutano velocemente ma cordialmente; sono seguiti da un paio di adulti ed una decina abbondante di pargoli, tutti italiani.

La Messa viene celebrata secondo il rito preconciliare, così involontariamente, per la seconda volta in vita mia ho occasione di poter godere di questo rito.

I ragazzini, compunti, servono Messa e partecipano al rito, composti e silenziosi, ma sapendo ben rispondere al sacerdote; tutti poi fanno la Comunione in ginocchio sulla balaustra.

Per essere un piccolo paese, disperso sulle colline, direi che di esperienze me ne sono capitate.

Torniamo a casa fermandoci a visitare anche la collegiata.

La cena, in casa, con frittata al tartufo, cassoni fritti, piada, prosciutto, formaggio alle pere, tutto innaffiato da un ottimo rosso di Montepulciano.

Andiamo a letto alle 01.30.

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