A Roma per Penelope e in memoriam

Ho dato la mia adesione alla collaborazione con una associazione che si occupa di ricerche di persone scomparse, l’associazione Penelope: a Roma oggi incontro di formazione.

Partenza di buon mattino con la solita ansia (trovare posto per la macchina, ritardo del treno…) ma il viaggio è andato bene.

Arrivato nella Città Eterna ho avuto qualche inconveniente con l’albergo, che mi ha fatto aspettare mezz’ora per farmi la camera, ma anche questo si è risolto.

L’effetto Roma c’è stato anche stavolta: una fortissima commozione che mi spinge quasi alle lacrime e, nel contempo, mi mette di buonumore.

Stavolta, però, c’è un pessimo però: mi porto nel cuore la morte prematura dell’amico Attilio.

Nelle due ultime occasioni di svago, qui a Roma ed a Santiago di Compostela, sono stato sempre accompagnato da notizie luttuose o comunque tristissime, spero che questa funesta consuetudine si interrompa quanto prima perchè è davvero odioso camminare tra tanta bellezza con la tristezza nel cuore.

Essendo a Roma ed avendo la sfrenata passione per le chiese è naturale che ne abbia subito approfittato, così quasi senza accorgermene, mi sono trovato nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.

Per una visita, certo, ma anche per una preghiera: ci sono svariate situazioni che affido quotidianamente a chi di dovere, persone che ricordo augurandomi che si realizzino i desideri dei loro cuori.

Pregare a Roma mi sembra come aggiungere la classica proverbiale ciliegina sulla torta.

Oggi avevo anche Attilio da ricordare ed affidare e così d’ora in avanti ogni giorno.

Come tanti altri amici prematuramente scomparsi egli entra nella cerchia dei miei defunti.

A costo di ripetermi, chiedo per ciascuno di loro che non riposino affatto in pace.

Mi auguro che stiano lavorando, in pace certamente, per indossare l’abito della festa di cui ho parlato l’altro giorno, che stiano facendosi attraenti, interessanti per il giorno che ci rivedremo.

La Chiesa Cattolica sostiene la comunione dei santi, un rapporto di convenienza reciproca tra vivi e morti: Attilio adesso ha bisogno del nostro aiuto per rimettere a posto quel che ha concluso male ma, nel contempo, tocca anche a lui darsi da fare perché ha un bel po’ di persone di cui prendersi cura, a cominciare dalla moglie e dalle figlie.

Attilio ha commesso un atto grave, di cui gli sarà chiesto conto secondo i criteri di lucro cessante, danno emergente, lucro non emergente (cito il dottor Giacomo Contri); sottraendosi all’umano consorzio ha impoverito l’intero universo, ma da te (e de me) fabula narratur, come se si fosse strappato l’abito nuziale, ed ora deve rimettersi all’opera per un abito nuovo, perchè alla festa di nozze del figlio del re lui non può né deve mancare.

Ripensando ai tempi di Livigno, e non solo, ricordo come fosse stridente e tutto a suo favore (e non scrivo per compiacenza, secondo il famoso adagio per cui De mortuis nihil nisi bonum) l’abito (sempre di abito si tratta) mentale di Attilio, rivolto a trovare rapporti e situazioni favorevoli: il mio freddo senso del dovere e l’algida supponenza che tanto spesso mi fanno isolare dal mondo erano messi a dura prova dall’esuberanza di lui.

Per questo dovrei chiedergli perdono, per non averne approfittato quanto avrei potuto.

Avevo in progetto di tornare a visitare la basilica di san Sebastiano fuori le mura, protettore della polizia municipale, cosa che farò domani, sabato; quale migliore occasione per affidargli, tra tutti gli altri, anche Attilio che già dal cognome dichiara di essere sotto la sua protezione.

San Sebastiano, purtroppo, ha un eccesso di lavoro, in questo periodo: oltre al caro Attilio ha accanto a sè anche il comandante di Medesano, Mauro Dodi che ci ha lasciati prematuramente ed anche lui mi auguro sia con Sebastiano indaffarato a lavorare per i colleghi, gli amici ed i famigliari.

Non ho parlato, finora del comandante Dodi, che non ho avuto il piacere di conoscere personalmente ma vorrei dedicargli alcune parole perchè so che era una brava persona ed un bravo professionista.

Giusto un paio di giorni prima del tragico evento avevo ospite a casa mia uno dei due colleghi che lavorarono con lui quella notte; conosco anche l’altro, entrambi sono stati miei “alunni” ad uno dei corsi di formazione della scuola interregionale di polizia locale.

Bene quel collega mi anticipava che avrebbe fatto quel servizio e che era ben contento di farlo e di lavorare con comandante perchè, mi diceva, con lui si lavorava bene e si stava altrettanto.

Questa testimonianza, proprio come si rende testimonianza in tribunale, credibile perchè fatta da persona che conosco ormai bene, mi certifica che Mauro Dodi è stato un’ottima persona, come tanti gli hanno pubblicamente testimoniato.

Ma torniamo a Roma.

Dopo le preghiere e la visita a questa basilica, dov’è sepolto il maresciallo d’Italia, Armando Diaz, c’è ancora tempo per fare un salto a San Carlo alle quattro fontane.

Opera molto bella del competitor, come si direbbe oggi, del mio amatissimo Bernini, tal Francesco Borromini, anch’egli morto suicida e sepolto nella chiesa di san Giovanni dei Fiorentini (che visiterò, non sapendolo, domenica).

Di queste chiese, se riuscirò, riparleró.

Vado a prendere la metro e qui un significativo quanto banale episodio: la biglietteria automatica mi mangia un euro, cioè mi dà un resto inferiore al dovuto; mi avvicino all’operatore che controlla gli accessi, molto cortese, che sta verificando il biglietto di una signora, non mi è chiaro se sia una zingara o una cittadina dell’est messa male.

Questo cortese controllore nota che il biglietto è già stato utilizzato ma, sorridendo, la fa entrare comunque (con mio silenzioso sconcerto).

Ora tocca a me: gli spiego il problema e lui, quasi senza farmi terminare, mi procura un biglietto extra, cortese ed efficiente, anche se a me il biglietto in più non serviva.

Arrivo quindi al capolinea del bus e qui c’è un’autista, donna, che sembra vivere su un altro pianeta: non sa dire quando partirà il bus che lei stessa conduce … e qui mi fermo.

Arrivo in tempo, inizia l’incontro e tutto va bene; nella pausa mi concedo un delizioso gelato, che posso permettermi avendo saltato il pranzo.

Mi concedo anche un caffè con l’amico Claudio Balboni, che mi fornisce una importante informazione, mettendomi in contatto con un’altra collega.

Questa è la vera ricchezza della mia professione, l’avere colleghi splendidi che condividono il loro sapere (condivisione che ci fu anche con Attilio e con il comando di Bellaria, ai tempi del compianto comandante Roverati e che ancora continua, quando serve, con altri colleghi).

Alla fine ritorno in centro in compagnia di un altro cortese e simpatico collega, Stefano Boschi, ultimo collega che saluto prima di immergermi nella visita della mostra dedicata a Monet, con successiva vasca in centro, due tranci di pizza per cena e a letto.

Resterò a Roma per il week end, occasione per rifiatare e dimenticare il paesello, fortunatamente non natio.

Roma, 20 ottobre 2017 memoria di Sant’Irene del Portogallo Martire

 

 

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