900 alla Magnani Rocca e olimpiadi

Pomeriggio del 25 giugno dedicato alla Fondazione Magnani Rocca dov’è in corso una simpatica mostra dedicata al 900 della G.A.M., della Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Niente di straordinario ma sempre piacevole vedere esposte opere che a Roma passerebbero in buona parte ignorate; quella che è fantastica, invece, è la collezione permanente, volta da Luigi Magnani in memoria dei genitori.

Credo, comunque, che queste occasioni non siano da lasciar cadere ed anzi sia encomiabile che fondazioni così “piccole” si diano tanto da fare.

Sentivo, nella mattina del 28 giugno, altri spezzoni di una trasmissione radiofonica, I conti della belva, condotta dall’ottimo Oscar Giannino (col quale ho un conto aperto personalmente per via di quella delusione elettorale cocente che vide sprecato il mio sostegno alla sua iniziativa miseramente affondata per una sciocchezza).

Bene Giannino, con una lucidità che gli fa onore e che me lo rende sempre molto simpatico, analizzava i motivi economici per cui è da valutare l’idea di proporre la candidatura di Roma alle prossime olimpiadi.

Economicamente le ultime olimpiadi, Pechino, Atene, Londra, hanno avuto costi ingentissimi, molto più alti di quelli previsti e con ricadute economiche non sempre positive; ora Roma può permettersi il lusso di spendere centinaia di milioni di euro per un evento sportivo?

Ne aveva già parlato Pierluigi Battista sul Corriere tempo fa e non posso non ribadire quanto già dissi allora: se proprio vogliamo far le olimpiadi facciamole del restauro e della promozione del paese Italia.

Sfidiamo ogni municipio italiano a spendere meno e meglio i soldi che ha, a valorizzare la propria immagine turistica, le scuole, le strade, i servizi; si potrebbe, poi, dare un premio a chi ha avuto le idee migliori.

V’immaginate un’olimpiade del turismo che valorizzi i tanti luoghi sconosciuti che abbiamo in giro? e con essi la tradizione culinaria che stiamo perdendo in favore di robaccia precotta? e pensate alla meraviglia di chi esce di casa e non trova più magicamente quella buca che sono anni che aspetta di essere sistemata (ne ho una proprio davanti casa che poco a poco si avvicina al centro della terra); mi immagino di arrivare a Roma e di trovarla pulita, con bus efficienti, non invasa da venditori di cianfrusaglie, mendicanti, prostitute …

Spero che qualcuno abbia la testa di impedire questo spreco di denaro e se devo essere accusato di gufaggine, ebbene lo confesso non solo sono un gufo ma un gufissimo, un avvoltoio, uno struzzo gufesco (cioè un gufo di dimensioni struzziche).

Torno alla fondazione Magnani Rocca.

Mi è apparso subito evidente il contrasto con il labirinto di Ricci, anche se entrambi hanno pensato ad un museo come lascito per i posteri.

Se Ricci ha privilegiato la scultura, Magnani ha prediletto la pittura ed ha raccolto opere di straordinaria bellezza.

La visita è avvenuta in solitaria, salvo una coppia di fidanzati che hanno diviso con me un paio di stanze e questo è un autentico peccato perché una simile villa meriterebbe la coda per entrare.

Le opere raccolte da Luigi Magnani sono bellissime; ce ne sono alcune che ogni volta mi conquistano; il dipinto, enorme di  Anton van Dyck, che ritrae Giovanni Paolo Balbi a cavallo, poi c’è  Francisco Goya, con la famosissima e inquietante Famiglia dell’infante don Luis,  Albrecht Dürer con  Melencolia I, e le Stimmate di san Francesco di Gentile da Fabriano, la Madonna col Bambino di Filippo Lippi e il Cristo morto sorretto da due angeli di Vittore Carpaccio,  San Pietro martire di Domenico Ghirlandaio e buon’ultima una Tersicore di Antonio Canova che “nobilita” anche la parte scultorea.

Ognuna di queste opere meriterebbe un volume perché ciascuna è davvero un capolavoro.

Leggendo la biografia di Luigi Magnani si nota l’assenza di eventi straordinari, come se tutto fosse stato tranquillo e senza scosse; l’opaca vita di un professore universitario dagli  interessi poliedrici, proprio come piace a me.

Non ho fatto, nè lo potrei il professore universitario ma aspiro ad un posto di simile tranquillità, come i sogni di queste notti insistentemente mi propongono.

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